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RIONE - TRASTEVERE

Mappa del Rione Trastevere
Mappa del Rione Trastevere

Acquedotto dell'Acqua Lancisiana

Arco dei Tolomei

Bosco Parrasio

via di Porta San Pancrazio 32

Busto di Bartolomeo Pinelli

viale Trastevere

Statua

Busto di Giuditta Tavani Arquati

via della Lungaretta

Statua

Cappella della Madonna del Rosario

Edificio Religioso

Cartiera del Gianicolo

Casa dei Ponziani

Palazzo

Casa di Ettore Fieramosca

Palazzo

Casa di Michelangelo

Palazzo

Casino della Farnesina

Palazzo

Casino Farnese sul Gianicolo

Palazzo

Casino Giraud

Palazzo

Chiesa dei S.S. Dorotea e Silvestro

via dei s.s. dorotea (porta settimiana)

Chiesa

Sette-Ottocento

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Villa Lante

via s. francesco di sales

Chiesa

Chiesa delle S.S. Rufina e Seconda

piazza del castello della porcareccia

Chiesa

Chiesa di San Benedetto in Piscinula

piazza in piscinula, 40

Chiesa

Chiesa di San Callisto

piazza s. callisto

Chiesa

Barocco

Chiesa di San Cosimato

piazza di s. cosimato

Chiesa

Rinascimentale

Chiesa di San Crisogono

piazza sonnino

Chiesa

Medievale

Chiesa di San Francesco a Ripa

piazza s. francesco d'assisi

Chiesa

Barocco

Chiesa di San Gallicano

via di san gallicano

Chiesa

Sette-Ottocento

Chiesa di San Giacomo in Settimiano

via della lungara

Chiesa

Barocco

Chiesa di San Giovanni Battista dei Genovesi

via anicia, 12

Chiesa

Rinascimentale

Chiesa di San Giovanni della Malva

via ponte sisto

Chiesa

Chiesa di San Giuseppe alla Lungara

via della lungara

Chiesa

Sette-Ottocento

Chiesa di San Pasquale Bylon

via s. francesco a ripa

Chiesa

Sette-Ottocento

Chiesa di San Pietro in Montorio

piazza di san pietro in montorio

Chiesa

Rinascimentale

Chiesa di Sant'Agata in Trastevere

largo s. giovanni de matha, 9

Chiesa

Sette-Ottocento

Chiesa di Sant'Andrea dei Vascellari

Edificio Religioso

Chiesa di Sant'Egidio

piazza sant'egidio, 3

Chiesa

Chiesa di Sant'Onofrio

via garibaldi

Chiesa

Rinascimentale

Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere

piazza S. Cecilia, 22

Chiesa

Medievale

Chiesa di Santa Croce alla Lungara

via della lungara, 19

Chiesa

Chiesa di Santa Dorotea

via di S. Dorotea

Chiesa

Chiesa di Santa Margherita in Trastevere

via s. apollonia

Chiesa

Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori

via garibaldi

Chiesa

Barocco

Chiesa di Santa Maria dell'Orto

via anicia

Chiesa

Rinascimentale

Chiesa di Santa Maria della Luce

via di s. maria della Luce (piazza in piscinula)

Chiesa

Sette-Ottocento

Chiesa di Santa Maria della Scala

piazza della scala

Chiesa

Rinascimentale

Chiesa di Santa Maria in Cappella

vicolo Santa Maria in Cappella

Chiesa

Medievale

Chiesa di Santa Maria in Trastevere

piazza di santa maria in trastevere

Chiesa

Medievale

Cimitero di Santo Spirito

Colle del Gianicolo

Piazza Giuseppe Garibaldi

Conservatorio del Padre Bussi

Edificio Religioso

Fontana dell'Acqua Paola

via garibaldi

Fontana

Fontana di Palazzo Corsini

via della Lungara, 11

Fontana

Fontana di Piazza S. Maria in Trastevere

piazza s. maria in trastevere

Fontana

Fontana di Ponte Sisto

piazza trilussa

Fontana

Fontana di S. Callisto

Fontana

Fontana di Villa Peretti

Fontana

Granai e Arsenale dell'Annona

Oratorio del Ss. Sacramento a Trastevere

Edificio Religioso

Ospedale dei Pazzi

Ospedale di San Gallicano

Ospizio di Ripa Grande

Palazzo Cavalieri

piazza S.M. in Trastevere, 23

Palazzo

Palazzo Corsini Riario

via della Lungara, 11

Palazzo

Palazzo di San Michele

via di S. Michele

Palazzo

Palazzo Leoni

Palazzo

Palazzo Mattei a Trastevere

piazza in Piscinula, 9

Palazzo

Palazzo Salviati

via della Lungara, 82

Palazzo

Palazzo San Callisto

Palazzo

Palazzo Velli

piazza di S. Egidio, 7

Palazzo

Piazza di Santa Maria in Trastevere

Ponte Sisto

Porta Portese

Monumento

Porta San Pancrazio

Porta Settimiana

Monumento

Porto di Ripa Grande

Ripa Romea

Statua di Gioacchino Belli

piazza Gioacchino Belli

Statua

Teatro del Gianicolo

Torre degli Anguillara

Via dell'Atleta

Via della Lungara

Via San Francesco a Ripa

Villa Alibert

Villa

Villa Lanti

Villa

Villa Sciarra

Villa

Villa Spada

Villa

1. Confinando col Tevere. Dal Bastione di Porta Portese (1) passa avanti al Porto di Ripa Grande, e prosiegue sino al Ponte rotto (2) incluso in questo Rione. Passa quindi presso al Ponte di S. Bartolomeo (3) spettante al Rione di Ripa; indi presso al Ponte Sisto (4) appartenente al Rione della Regola; e si stende per lungo tratto sino alle Mura del Bastione di Porta S. Spirito esclusivamente.

2. Con le Mura di Borgo, e per le Mura della Città . Includendo gli Edifizj connessi al detto Bastione, volta a sinistra (5), immaginandosi di ascendere, e di passare a fianco di essi Edifizj situati sulla Via della Longara. Traversa questa Via, lasciando a destra la Porta di S. Spirito, l'altro Bastione di essa Porta, e le annesse Mura di Borgo; e giunge alle Mura della Città . Ivi piegando a sinistra (6), prosiegue finché giunge a Porta S. Pancrazio, a Porta Portese, e alla Riva del Fiume, dando fine a tutto il suo giro.

3. Di là dal Tevere sono i Confini di Ripa sino al fine dell'Isola di S. Bartolomeo; quindi i Confini della Regola sino al Vicolo della Scimia; e poi li Confini di Ponte, i quali si stendono anche più oltre.

Stemma del Rione Trastevere
Stemma del Rione Trastevere

Il Rione di Trastevere comprende una terza parte in circa di fabbricato, massimamente in quella punta, che si stende verso Levante: essendo il resto quasi tutto occupato dalle Vigne e dagli Orti, con diverse Ville e Giardini, quali sono principalmente, Villa Corsini alla Longara, e Lanti sul Monte Gianicolo. Il Giardino Farnese detto la Farnesina, e il Giardino Salviati, ambedue alla Longara; e il Giardino Spada a Porta S. Pancrazio. Il Bosco Parrasio alla Salita del Monte Gianicolo; e l'Orto Botanico dietro al Fontanone sullo stesso Monte. Conserva questo Rione l'antichissimo nome, l'ampiezza, e il sito dell'antica Regione Trastiberina. Racchiude il Monte Gianicolo, e l'antico Ponte Senatorio, detto in oggi Ponte rotto, perché dopo l'anno 1598 in cui ne fu diroccata una parte da una straordinaria escrescenza del Fiume, rimane ancora in quello stato.

Parte Meridionale del XIII Rione, dove sono il Porto di ripa Grande, la Chiesa di S. Maria in Trastevere, e quella di S. Cecilia.

Qesta parte del decimoterzo Rione comprende ciò che è al mezzo giorno della Porta Settimiana.

Entrando in questo Rione per il Ponte di S. Bartolommeo, vedesi a destra la Chiesa di S. Eligio de' Sellari, e per la strada, che è a sinistra, si va al Ponte Rotto, a cui vicina è 1' antica Chiesa di S. Salvatore, che prima era riccamente decorata, le di cui belle colonne, che separavano la nave di mezzo dalle laterali, furono da pilastri coperte nel 1471, sotto il Pontificato di Sisto IV.

La strada, che accanto a questa Chiesa comincia, la quale conduce alla Porta Portese, passa fra l'Oratorio di S. Andrea de' Vascellari, e la piccola Chiesa di S. Maria in Cappella, ceduta nel 1540 alla Confraternita de' Bottaj, e situata presso il Giardino Panfili, il di cui casino sulla riva del Tevere è dilettevolissimo.

Si trova dipoi, sulla medesima strada, il bel Monastero delle Benedettine, la di cui Chiesa dedicata a S. CECILIA, fu eretta nel medesimo luogo dov' era la casa di questa Santa Vergine e Martire. Circa 1' anno 230, ella fu da Urbano I consacrata, nel 821 da Pasquale rilabbricata, e quindi all'ordine degli Umiliati ceduta, che l'occuparono fino al 1570 in cui furono soppressi. Nel cortile che è d'avanti questa Chiesa, evvi un bel vaso antico di marmo, per la sua forma e grandezza rimarchevole. Il portico è di belle colonne ornato, come ancora l'interno, che dai Cardinali Sfondrato ed Acquaviva fu abbellito. L'altar maggiore è di marmo Pario, e da quattro preziose colonne di marmo bianco e nero antico decorato. Nella Confessione, che è sotto di esso, riposano i corpi di S. Cecilia, di S. Valeriano suo sposo, e di S. Tiburzio di lei Cognato. Vi si osserva il loro Sepolcro, di alabastro, di diaspro e di agata formato, dei reliquiarj in pietre Orientali, dei quadri del Baglione e del Cavalier Vanni, una piccola Madonna, da Annibale Caracci dipinta; un gran numero di lampade di argento sempre accese; ed una bella statua da Stefano Maderno scolpita, che rappresenta la Santa titolare giacente e vestita, tale quale fu nel di lei Sepolcro trovata. La scultura è magra e di piccola maniera, ma 1' intenzione è buonissima, e vi si vede un gran carattere di verità. Entrando a destra evvi una cappella, ove S. Cecilia aveva il suo bagno, e in cui ella ricevè il colpo mortale. Vi si veggono dei paesi di Paolo Brilli; due quadri eccellenti alla miniera di Guido dipinti, che rappresentano la decollazione della Santa e la di lei coronazione; e degli antichi condotti di piombo e di mattoni per uso del bagno. Nella vicina cappella, dal Vanvitelli decorata, sono dei ricchi reliquiarj di oro, di argento e di cristallo, che differenti preziose reliquie racchiudono. In questa ancora si osserva il mausoleo del Cardinal Sfondrato adorno di belle statue, di Carlo Maderno; il Sepolcro del Cardinale Adamo; e delle buone pitture del Cavalier Conca.

Un poco più basso si trova il gran passeggio sul fiume, deto RIPA GRANDE, il quale a sinistra ha il Porto dell'istesso nome, dove sbarcano le mercanzie, che risalendo il fiume vengono dal mare; a destra la gran fabbrica regolare dell'ospizio di S. Michele; e nel fondo, i magazzini della Dogana ed il portico dove si mettono al coperto le mercanzie, da Innocenzo XII fabbricato, con la direzione del Rossi e di Carlo Fontana.

L'OSPIZIO DI S. MICHELE, è una considerabilissima fabbrica, eretta lungo il passeggio di Ripa Grande, di cui ella ne forma il principale ornamento. Questa fu nel 1686 dal Cardinale Odescalchi fondata per i ragazzi abbandonati, e da Innocenzo XII accresciuta. Clemente XI vi aggiunse un ospizio per le persone avanzate in età dell'uno e dell'altro sesso, con una casa di correzione de' Padri della Scuole Pie, i quali insegnano ancora ai ragazzi leggere e scrivere. Clemente XII vi aggiunse una prigione per le ragazze e per le donne di cattiva vita. Finalmente Pio VI facendovi una notabile aggiunta vi trasportò le zitelle che stavano al gran Palazzo di S. Giovanni in Laterano; che vi si impiegano nel modo medesimo. Nell'antico Ospizio, vi si occupano molti giovani in varj lavori di lana, ed agli altri si danno dei maestri di disegno, di musica, d'intaglio in rame ec.

Sotto la gran facciata di questo ospizio è la piccola Chiesa della Madonna del buon Viaggio, eretta nel luogo di un'altra più antica chiamata S. Maria della Torre, dove i Marinari costumavano raccomandarsi alla Madonna.

La PORTA PORTESE, sotto il Pontificato d'Innocenxo X decorata come presentemente si vede, è situata all'estremità dell'ospizio di S. Michele. Ella era in origine chiamata Navalis, e più prossima al Ponte Sublicio; poi fu trasportata un poco più lontana, e si chiamava Porta Portuensis; perchè eretta da Aureliano sulla via dell'istesso nome, che a Porto ancora conduce; era questa porta di doppio transito, e sopra i due archi aveva l'iscrizione del ristauro fattovi da Arcadio ed Onorio nel 403, quale si legge ancora sulla porta di S. Lorenzo e Maggiore. Sopra della via Portuense furono molti antichi cimiterj, dagli scultori Ecclesiastici nominati, de' quali i principali sono quello di S. Felice, e quelli di Ponziano, di Generosa ad Sextum Philippi, e di S. Giulio Papa.

Vicino a questa Porta si trova a sinistra S. FRANCESCO A RIPA, Chiesa de' Minori Osservanti, che anticamente era un Monastero di Benedettini, sotto il titolo di S. Biagio, che nel 1229 fu a S. Francesco d'Assisi ceduta coll'approvazione di Gregorio IX. Questa Chiesa, dal Cardinale Lazzaro Pallavicini rifabbricata, sul disegno di Mattia de' Rossi, è molto ben decorata, e vi si veggono buone pitture. L'altar maggiore fu architettato da Antonio Rainaldi, ed il S. Francesco in estasi, che è nel coro, è stato dipinto dal Cavalier d'Arpino. Nella cappella della crociata a sinistra, adorna di marmi dal Mola, si osserva sull'altare la Madonna in atto di presentare Gesù Bambino a S. Anna, quadro del Baciccio, in cui il profilo della Madonna è bellissimo, e vi è generalmente dell'espressione e del colorito, ma nel disegno è poco corretto. La statua di marmo della Beata Luisa Albertoni, che vi si vede sotto, è un'opera eccellente del Bernino. Ella è rappresentata moribonda, e di un bel carattere di testa. Osservasi ancora in questa cappella il Mausoleo di Laura Mattei, ornato di un antico bassorilievo stimatissimo; la nascita della Madonna, di Simone Vouet; una Madonna che tiene G. C. morto, che si attribuisce ad Annibale Caracci; e delle pitture di Domenico Muratori, del Cavalier Celio, di Giuseppe Chiari, e di altri Maestri.

Nel chiostro de' Frati vi sono delle storie di diversi Santi dell'ordine, dipinte da Fra Emanuelle Cosimo, e nel convento si trova una graziosa cappella, che ha servito di camera a S. Francesco, e in cui si mostra un ritratto del Santo, che dicesi essere stato fatto quando era vivo, e la pietra che gli serviva di guanciale.

Nei contorni di questo convento erano anticamente i Giardini di Cesare, che aveva egli resi pubblici; le Terme di Severo; la Naumachia di Augusto; più lontano il Tempio della Furtuna, da Servio Tullio fabbricato; e fuori della porta Portese i Navali, o Arsenali, ed i prati di Muzio Scevola, regalatigli dalla Repubblica in premio del di lui coraggio contro il Re Porsena, i quali dagli antiquarj son posti erroneamente nel luogo dov' è oggigiorno la Chiesa di S. Maria dell'Orto.

Questa bella Chiesa, situata al Nord-Est di S. Francesco, ed appartenente alla Università de' Fruttajoli ed altri, è chiamata la Madonna dell'Orto perchè vi si venera una celebre imagine della Madonna, che fu sulla porta di un orto trovata. Alcune devote persone la fecero fabbricare nel 1499, col disegno di Michelangelo; ma la facciata è di Martino Longhi, e la tribuna dell'altar maggiore, di Giacomo della Porta. Ella è di bei marmi e di buone pitture riccamente decorata. Le storie della Madonna, che nella volta si veggono, sono del Cavalier Baglioni; le Sibille del Torelli, ed i Profeti degli Zuccheri, che hanno dipinto ancora la bella Annunziazione esistente nella prima cappella, che a destra entrando si trova; i quadri della seconda; la nascita di N. S. con lo sposalizio, e la Visitazione della Madonna, i quali sono nella tribuna. Vi si osservano ancora altre pitture degne di stima, e delle scolture di buona mano. Lateralmente a questa Chiesa evvi uno Spedale per i malati delle confraternite alle quali ella appartiene.

Andando avanti verso il Nord-Est trovasi la Chiesa di S. Giovanni de' Genovesi, nel 1481 fabbricata con uno spedale per i loro malati; il Conservatorio delle povere fanciulle abbandonate, con una piccola Chiesa dedicata a S. Pasquale; eretta nel 1747; e quindi l'antica Chiesa già Parrocchiale di S. Benedetto in Piscinola, fabbricata all'estremità della casa della famiglia Anicia, dove abitò S. Benedetto essendo ancor giovane, il quale secondo la tradizione, pregò spesse volte avanti l'immagine della Madonna, che sotto il portico ancora si vede.

Di là prendendo la strada della Lungarina, che dal Ponte Rotto conduce a S. Maria in Trastevere, e passa accanto a S. Salvatore della Corte, Chiesa antica, ed ora divenuta una delle 44 Parrocchie, che i Religiosi Minimi, i quali la posseggono, l'hanno tutta rinuovata: questa si crede essere stata eretta da Santa Bonosa. Ella più comunemente si chiama la Madonna della Luce; a cagione di una immagine della Madonna, che era nella Chiesa antica, la quale è stata posta sull'altar maggiore. L'interno è sufficientemente ben decorato. L'Eterno Padre, che vedesi sopra l'altar maggiore, ed il Salvatore sulla porta del Tabernacolo, sono opere del Cavalier Conca, il quale ha ritoccato ancora i quadri di S. Francesco di Paola e di S. Francesco di Sales, dal di lui fratello Francesco dipinti.

Avanzandosi a Settentrione verso Ponente si trova a destra l'antica piccola Chiesa di Santa Bonosa, che fabbricata si crede nel luogo medesimo della casa di questa Santa, ed a sinistra, quella di S. GRISOGONO, di cui se ne ignora la fondazione, e che a tempo di Simmaco Papa era di già un titolo Cardinalizio, ed ora è una delle 44 Parrocchie. Questa bella Chiesa, fin dal 1480 occupata dai Carmelitani della congregazione di Mantova, è adorna di una facciata in colonne, il di cui prim' ordine, che è Dorico, ha un'aria molto maschia. La nave è sostenuta da 22 colonne di granito Egizio di ordine Ionico, prese dalla naumachia di Augusto e dalle Terme di Severo, ed il soffitto, che è ricchissimo, contiene una copia del quadro del Guercino, rappresentante il Santo titolare portato al Cielo, di un colorito vigoroso. Le due colonne di porfido, che sostengono il grand'arco, sono pezzi preziosissimi, come ancora le quattro colonne di alabastro Orientale di cui è il tabernacolo adorno. Fra le pitture, che sugli altari si veggono, ve ne sono di buoni maestri, e che meritano l'attenzione degl'intendenti.

Accanto a questa Chiesa è quella creduta, eretta da Gregorio II nella sua casa materna l'anno 731, e dedicata a S. Agata, che Gregorio XIII cedè ai preti della Dottrina Cristiana. Si trova di poi il grande Spedale di S. GALLICANO, fabbricato nel 1726 sotto il pontificato di Benedetto XIII, con una piccola Chiesa, a questo S. Martire ed alla Madonna dedicata; il Monastero delle Oblate Orsoline, alle quali Clemente VIII, nel 1600, dette la Chiesa delle SS. Ruffina e Seconda; la Chiesa di S. Margherita, eretta nel 1564 da Giulia Colonna per le Monache del Terz' Ordine di S. Francesco, e rifabbricata di poi sul disegno di Carlo Fontana; e finalmente l'altro convento di Monache dell'istess' Ordine, la Chiesa delle quali, dedicata a S. Apollonia, è stata ridotta al presente ad abitazione particolare.

La Basilica di S. MARIA IN TRASTEVERE, all'estremità della Lungarina situata, è una celebre Chiesa Collegiata, la prima in Roma che sia stata alla Madonna consacrata. Ella fu nel 224, sotto Alessandro Severo Imperatore, dal Papa S. Calisto fondata, in una specie di osteria, che prima era stata la Taberna Meritoria, ovvero la casa degl'Invalidi, in cui si nutrivano a spese della Repubblica i soldati, che non erano in grado di servire o per la vecchiezza o per le loro ferite. Il Papa S. Giulio I, nel 340, la fece rifabbricare, e diversi Sommi Pontefici l'hanno susseguentemente ristaurata. Clemente XI, sul principio del secolo scorso, le fece fare il portico che è decorato di colonne di granito e delle statue di S. Calisto, di S. Cornelio, di S. Giulio, Papa, e di S. Calepodio, Prete e Martire. Vi si vede ancora un vaso antico di marmo ornato di bassirilievi, e molte iscrizioni Sacre e profane.

L'interno ha tre navi, sostenute da 22 colonne di granito rosso e di granito nero, che son tutte di differenti diametri altezze e capitelli, con tutto ciò non lasciano di fare buona comparsa. Tutti gli scompartimenti della gran volta sono stati disegnati dal Domenichino, il quale pure vi ha dipinto l'Assunzione della Madonna con gli Angioli che la circondano, quadro che ha un buonissimo sotto in sù, e che merita la stima di tutti i conoscitori. L'altar maggiore è ornato di quattro belle colonne di porfido, e nella tribuna si vede un gran mosaico fatto circa l'anno 1143. Nella confessione sono i corpi di S. Calisto e di quattro altri SS. Papi, e molte altre preziose reliquie. Fra le cappelle ve ne sono alcune molto riguardevoli. Quella del Sacramento è fatta col disegno di Onorio Longhi, ed ornata con le pitture di Pasquale Cati; e quella, che è dirimpetto, è stata decorata col disegno del Domenichino. Il putto che vi ha dipinto in atto di sparger fiori, è un'opera bellissima. Il quadro di S. Gio. Battista, nella cappella a lui dedicata, è di Antonio Caracci, e quello di S. Girolamo, di Antonio Gherardi. Si veggono ancora in questa Chiesa de' mausolei belli ed i sepolcri di Giovanni Lanfranco e di Ciro Ferri, celebri pittori.

Sulla piazza, che è dinanzi a questa Basilica, vi è una bella fontana, fatta nel tempo di Adriano I, e nel 1694 rinuovata col disegno di Carlo Fontana; e la nobile facciata, dell'ospizio de' Benedettini di S. Paolo, con una Chiesa antica, dedicata a S. Calisto Papa, che nel 226 fu gettato nel pozzo, che presentemente in essa ancora si vede.

Delle due strade, che vicino a questa Chiesa cominciano e vanno verso mezzo giorno, quella a sinistra conduce al Convento de' Francescani della riforma di S. Pietro d'Alcantara, la Chiesa de' quali è dedicata a S. Pasquale, ed ai Santi quaranta Martiri, chiamata comunemente li Santi Quaranta; e quella a destra, va a S. Cosimato, Chiesa di Monache di S. Chiara, sotto il nome de' SS. Cosimo e Damiano, da Sisto IV nel 1475 rifabbricata. Sopra l'altar maggiore vi si venera un'antica imagine della Madonna, che dagli Angioli dipinta si crede; e nel cortile vedesi una fontana eretta nel 1731, con una bellissima conca di granito, che all'uso de' bagni altre volte serviva.

Di là si sale sul Gianicolo accanto alla Villa Spada, e si arriva alla PORTA S. PANCRAZIO, che fu chiamata anticamente Porta Janiculensis, e di poi Aurelia, a cagione della strada del medesimo nome, sul principio della quale era situata.

Fuori di questa Porta trovasi a destra la VILLA una volta GIRAUD, ora Cristaldi, il di cui casino è fabbricato con un disegno singolare, che niuno ha finora imitato. Questo ha la forma di un gran vascello da guerra, di cui rappresenta così perfettamente tutte le parti esteriori che altro non gli manca se non gli alberi e le vele. Questa forma nientedimeno non impedisce che la sua distribuzione non sia molto graziosa.

La VILLA CORSINI situata in faccia alla porta della Città, è stata fatta sul disegno di Simone Salvi, e la di lei architetura è buona. Il Salone superiore, la gran galleria scoperta che lo circonda, e la terrazza da cui è terminato, sono di una graziosa costruzione. La volta del Salone, dipinta dal Passeri, rappresenta l'Aurora che precede il carro del Sole. Vi è nell'abitazione un antico Colombario, da cui sono state cavate molte pitture, e serve attualmente di grotta per il vino.

Questa Villa è situata sulla via Aurelia che alla Villa Panfili conduce, presso la quale via si trova l'antica Chiesa di S. PANCRAZIO, dal Papa S. Felice I fabbricata intorno all'anno 272, sopra il Cimiterio di S. Calepodio. Questa fin dal tempo di Procopio e di Belisario aveva dato il nome alla porta della città e si diceva Pancratiana; e nel 555 Narsete avendo distrutto i Goti fece una processione solenne col Papa Pelagio da questa Chiesa a S. Pietro. S. Gregorio la dette ai Benedettini, l'Abate de' quali era uno de 20 che assistevano il Papa. Innocenzo VIII fu l'ultimo che fece ricostruire la facciata, come indicano le sue armi. Questa presentemente appartiene ai Carmelitani scalzi, che vi tendono un Seminario per le loro missioni del Levante, e dal Cardinal Torres era stata molto abbellita nel 1609. Vi si vedevano delle grandi colonne scannellate, una confessione dove principalmente si venera il corpo di S. Pancrazio, che vi fu decapitato; e delle cattedre di porfido, chiamale ambones, che si mettevano altre volte nelle Chiese; ma più queste non vi esistono ed è stata ridotta alla sola nave grande. S.Pancrazio è il luogo appunto dove Pietro II, Re di Aragona, nel 1204 fu da Innocenzo III coronato.

La celebre VILLA PANFILI, o Belrespiro, che dall'altra parte si trova sulla via Aurelia, ed al Principe Doria appartiene, è una delle più magnifiche, e la più vasta di quelle che sono ne' contorni di Roma. Questa ha circa sei miglia di giro, vi si trovano dei passeggi d'ogni sorte, dei boschetti belli, de' prati dilettevoli, delle terrazze con belle vedute, delle fontane abbondanti in nappi, in getti ed in cascate di acqua; dei giardini deliziosi; ed un piccolo palazzo fabbricato dall'Algardi, e di molte e belle antichità arricchito. Questo edifizio è decorato in tutto il suo giro da due ordini Corintj in pilastri, di una buona proporzione, con un attico al di sopra. Le facciate sono adorne di bassirilievi con delle statue nelle nicchie, dei trofei, dei busti, e dei medaglioni antichi, la di cui disposizione si accorda bene con l'architettura.

Nell'interno si osservano belle statue antiche, bassirilievi, busti rari, Sarcofagi grandi, ed alcune eccellenti pitture, delle quali le primarie sono una Venere nuda, con Amore accanto lei addormentato, del Tiziano; due quadri di frutti, ed una Psiche riguardante Amore con la lucerna, di Guido. Fra le statue si distinguono quelle di Marsia, di Euterpe, del Nilo in basalte, di un Ermafrodito, di Clodio in abito di donna per introdursi nei misterj della Bona Dea, che dalle sole donne si celebravano. La testa è di un buon carattere, e la figura ben panneggiata, ma il braccio disteso è stato malamente ristaurato. Il busto moderno del Principe Panfìlo Panfili, fratello del Papa Innocenzo X, e quello della famosa Donna Olimpia, sua moglie, sono eccellenti opere dell'Algardi. I panneggiamenti sono perfettamente accomodati e le teste di una gran verità.

Il teatro di acqua, esistente dietro il palazzo, è benissimo inteso, e di vasi e di statue decorato. Nella parte circolare, ornata di pilastri Toscani, vi sono stati inseriti de' bassirilievi antichi, uno dei quali rappresenta Orfeo con la sua lira, assiso davanti due figliuole di Danao, che sono molto ben panneggiate. Nel fondo di questa stanza evvi una grotta con un organo idraulico molto ben mantenuto le di cui sonate giuste e graziose sono dall'Eco ripetute.

Gli aquedotti, che d'avanti la Villa Panfili si veggono, e sotto de' quali si passsa, sono quelli dell'acqua Paola, che presso la Porta S. Pancrazio nella Città s' introduce.

Rientrando nella Città per questa Porta, si scende alla FONTANA PAOLINA, una delle tre più grandi di Roma, e la più abbondante che si conosca. Ella fu da Paolo V nel 1615 costruita, sotto la direzione di Giovanni Fontana, con i marmi presi dal Foro di Nerva presso le colonnacce, ove era un tempio di Minerva che a tale effetto si distrusse interamente per servirsi de' marmi. L'edifizio è decorato di un grand'ordine Jonico di colonne di granito, sopra le quali evvi un attico con una iscrizione. Fra le colonne sono cinque grandi nicchie sfondate, da tre delle quali escono tre fiumi di acque, che si gettano in una gran vasca, rivestita e pavimentata di marmo. Nelle nicchie laterali sono dei draghi, arme di Borghese, che gettano anch' essi acqua in abbondanza. Quest' acqua è presa vicino a Bracciano, e quà trasportata per un aquedotto, che ha 35 miglia di lunghezza. Escono le acque dalla gran vasca per canali capaci a dar moto a molini, a fabbriche di ferro, a cartiere, ad una gualchiera, e ad altre macchine, sul declivio del Gianicolo cosiruite verso il bosco Parrasio, ed in parte sotto terra nascoste.

Dietro questa fontana è l'orto Bottanico fondato da Alessandro VII, dove in alcuni giorni di estate, un Professore della Sapienza si porta a farvi delle dimostrazioni e darvi delle lezioni di Bottanica.

Di là si scende a S. PIETRO IN MONTORIO, Chiesa de' Francescani riformati, in una dilettevole situazione da Costantino Magno fondata, e verso la fine del XV secolo, da Ferdinando V, Re di Spagna, rifabbricata sul disegno di Baccio Pintelli. Questa era prima una delle venti Abbazie di Roma, chiamata S. Maria in Castro Aureo, ovvero in Monte Aureo, che i Celestini di poi occuparono fino al 1471, in cui Sisto IV la cedè ai Frati di S. Francesco. Sull'altar maggiore fu per più secoli il capo d'' opera della pittura moderna la Trasfigurazione di Raffaele d'Urbino, che ora si ammira nella Pinacoteca Vaticana.

Nella prima cappella da destra vedesi una flagellazione di G. C. alla colonna, e molte altre pitture di Sebastiano del Piombo, a cui Michel'Angelo segretamente dava ajuto, immaginandosi di poterlo fare entrare a parte degli applausi, de' quali Raffaele godeva solo, e di cui Michel'Angiolo era geloso. La quarta è ornata di un bell'aliare di marmo, di una conversione di S. Paolo, del Vasari, quadro il di cui merito consiste tutto nella purità del disegno; delle statue della Religione e della Giustizia poste in belle nicchie; dei Mausolei della Casa Monti; e di una balaustrata sostenuta da bei putti di marmo interamente nudi. Nella prima cappella a sinistra, dal Cavaller Bernino decorata, le stimmate di S. Francesco, che sono state colorite da Giovanni de' Vecchi, sono composizione di Michel'Angiolo. Vi è un bassorilievo in marmo di Francesco Baratta, che ha fatto ancora le statue de' Mausolei che vi si veggono. Nella terza si osservano tre quadri del Fiamingo, ovvero Francesco Stellaert, che vi ha rappresentalo N. S. che è posto nel Sepolcro, G. C. che porta la Croce, e G. C. sollevato in Croce. Il primo è il più stimato; sono sulla maniera del Caravaggio, di un bellissimo colorito e di un bel tocco. L'ultima cappella, dedicata a S. Gio. B.attista, è ornata da buone pitture di Francesco Salviati, e di belle statue di S. Pietro e di S. Paolo, da Daniele da Volterra scolpite.

Nel cortile del primo chiostro de' Francescani trovasi un piccolo tempio rotondo, circondato e sostenuto da 16 colonne Doriche di granito nero di circa 35 palmi, con una cupola, ed alcune statue nell'interno. L'architettura di questo piccolo edifizio, fabbricato sul disegno di Bramante è bellissima. La cupola è di graziosissima proporzione, e le colonne, poste sopra un piantato di tre scalini inalzato, un effetto molto buono producono. Inferiormente vi è una cappella sotterranea in cui vedesi una crocifissione di S. Pietro, di Guido, dove secondo l'antica tradizione questo Apostolo soffrì il Martirio.

Fra S. Pietro in Montorio e la fontana Paolina, sul declivio settentrionale del Gianicolo, è il BOSCO PARRASIO, giardino dove si tengono le grandi Adunanze dell'Accademia degli Arcadi, le di cui decorazioni e le scene sono indicate da spalliere di lauri. I sedili sono di terra coperta di erba, ed il fondo della prospettiva rappresenta in grande le zampogne a sette canne del Dio Pane.

Un poco più basso trovasi un reclusorio di donne, che tessono de' panni; ed un Monastero di fanciulle, che vivono senza clausura sotto la regola di S. Agostino, la di cui piccola Chiesa, che è interiore, e dedicata alla Madonna de' sette Dolori. Vi si osserva un quadro del Cavalier Benefiali, ed un S. Agostino, dipinto da Carlo Maratta. Questo Monastero fu fondato nel 1652 da Camilla Savelli Farnese, Duchessa di Latera.

Alle radici del Gianicolo è il Convento delle Carmelitane, la di cui Chiesa, dedicata anticamente a S. Lorenzo Martire, e presentemente a S. Egidio Abate, è ornata di pitture del P. Luca, Carmelitano Fiamingo, di Andrea Camassei e del Roncalli.

SANTA MARIA DELLA SCALA, situata al settentrione di S.Egidio, è una bella Chiesa de' Carmelitani Scalzi, adorna di una galante facciata, eseguita con l'architettura del Mascherino. Ella fu eretta nel 1592 dal Cardinal Como, sul disegno di Francesco da Volterra, e quindi da Clemente VIII ai Carmelitani ceduta. L'interno è ornato di belle cappelle, di molte pitture del P. Luca, Fiamingo, frate dell'istesso Ordine, e di una gran pittura a fresco del Cavalier di Arpino, esistente nel coro. Il tabernacolo dell'altar maggiore, fatto dal Cavalier Rainaldi, è di pietre rare composto, con sedici piccole colonne di diaspro Orientale. S. Giovanni Battista, nella prima cappella a destra, è di Gherardo Hondthor, detto delle notti, pittore Olandese; e S. Giovanni della Croce, nella seguente, del Padre Luca. Nella cappella di S. Teresa, che è la quarta, vedesi un altare di marmi preziosi e di bronzi dorati; un quadro di Francesco Mancini; un bassorilievo di Filippo Valle, ed un altro di M. Slodt. Nella prima cappella a sinistra evvi un S. Simone Stok, del Roncalli; e nell'ultima, dove si venera l'imagine miracolosa della Madonna, che ha dato il nome alla Chiesa, osservasi un mausoleo della Casa S. Croce, fatto dall'Algardi.

Sulla strada, che da Ponte Sisto va alla Porta Settimiana, si trova l'antica Chiesa di S. DOROTEA, dedicata ancora a S. Silvestro, che è parrocchiale, e nel 1758 fu data ai Minori Conventuali. Da quel tempo in quà è stata rifabbricata col disegno di G. B. Nolli, ed ornata di pitture di differenti maestri. In questa Chiesa appunto ebbero origine l'Ordine de' Teatini, fondato da S. Gaetano, e quello delle Scuole Pie, di cui S. Giuseppe da Calasanzio è stato il fondatore.

Parte Settentrionale del XIII Rione, dove sono il Palazzo Corsini, la Farnesina, ed il Palazzo Salviati.

Questa parte del decimoterzo Rione comprende ciò che è al Settentrione della Porta Settimiana. Ella è stata rinchiusa nella Città dal nuovo recinto, che il Papa Urbano VIII fece sul Gianicolo costruire.

Entrando nella strada dela Lungara per la Porta Settimiana, che si è conservata, vi si trova a sinistra il PALAZZO CORSINI, il di cui aspetto è molto ridente, e quasi non la cede in magnificenza ai palazzi più belli di Roma. Porzione di esso apparteneva altre volte ai Riari, parenti di Sislo IV, e servì di abitazione alla celebre Cristina, Regina di Svezia, che nel 1683 vi morì. Il Cardinal Neri Corsini, avendolo di poi comprato sotto il Pontificato di Clemente XII, suo zio, vi fece de' considerabilissimi accrescimenti, e lo ha ridotto nello stato che al presente si vede, col disegno del Cavatier Fuga. La decorazione esteriore non è delle più stimate, ma la distribuzione della pianta è molto bella. La Scala, che a tutti gli appartamenti conduce, si presenta in faccia di una maniera nobilissima, e gli appartamenti sono molto ben decorati. Vi si osserva una quantità di quadri di gran prezzo, ed alcune buone antichità.

Trovasi ancora in questo Palazzo una considerabile Biblioteca, composta di sette camere contigue, ed arricchita di belle edizioni, di manoscritti rari ed in gran numero, di un vaso antico di argento dov' è rappresentato il giudizio di Oreste nell'Areopago; e di una raccolta di stampe, che è una delle più belle che sia in Italia. Ella è quasi tutti i giorni aperta a pubblico vantaggio.

I giardini, che accompagnano questa fabbrica, si estendono sopra il Gianicolo, e vi si trovano belle fontane, dilettevoli boschetti, viali coperti, selve rustiche e solitarie, quantità di siatue, ed un casino sull'erta, i di cui punti di veduta sono maravigliosi.

LA FARNESINA, situata dalla parte del Tevere, dirimpetto al palazzo Corsini è un casino di piacere del Re di Napoli, con dilettevoli giardini lungo il fiume, e delle pitture de' più gran maestri. Il Palazzo, fabbricato col disegno di Baldassar Peruzzi, da Agostino Chigi, famoso Banchiere del XVI secolo, è composto di tre corpi, due de' quali servono di padiglioni a quel di mezzo, che è il più considerabile, ed è decorato di due ordini, Dorico e Jonico, in pilastri, l'uno e l'altro terminati da un cornicione. L'insieme di questo edifizio è buono, e le masse particolari sono bene in proporzione fra di loro. La loggia del pianterreno ne decide bene l'ingresso e la decorazione è graziosa, ma i pilastri sono un poco troppo magri. Resta situato nel luogo, dove credesi che anticamente fossero i giardini dell'Imperator Geta.

La galleria che serve di vestibolo al resto degli appartamenti, è stata dipinta a fresco dal celebre Raffaele, ajutato da' suoi migliori scolari, cioè Giulio Romano, Gio. Francesco Penni, Giovanni da Udine, e Raffaellino dal Colle. Ella è in 26 quadri divisa, de' quali 14 di forma triangolare, sono nelle lunette degli archi, dieci, che hanno quasi la medesima forma, si trovano sopra i pilastri; e gli altri due, che sono quadrilunghi grandi, uno de' quali rappresenta il consiglio degli Dei e l'altro le nozze di Psiche, occupano il mezzo della volta. I 14 primi rappresentano i Genj di Cupido, trionfatore degli Dei, i quali portano in trionfo i loro attributi, e corteggiati dagli uccelli o altri animali che ne sono i simboli. Vi si vede il Genio dell'Amore, trionfatore di Venere, che prova con l'estremità del dito una delle frecce, che vuol tirar fuori dal suo turcasso, con due piccoli uccelli che volando si beccano; quello di Giove portando il fulmine è dall'aquila seguitato; quello di Nettuno, col suo tridente ed alcuni uccelli aquatici; due altri, uno dei quali porta la forcina di Plutone, l'altro il can Cerbero ritiene; il domatore di Marte con la sua spada e lo scudo, ed alcuni uccelli di rapina; quello di Apollo con l'arco ed il turcasso, nel mezzo ad un grifo e ad una rondine; quello di Mercurio, tenendo il caduceo e da tre gazze seguitato; il Genio di Bacco portando il tirso ornato di pampini; quello dei Dio Pane, con la di lui zampogna ed una civetta; due altri, ciascuno de' quali con uno scudo ed un elmo; quelli di Ercole, portando con fatica la di lui clava; quello di Vulcano, col martello e le tanaglie; ed un altro finalmente trionfante di Anfitrite, guidando un leone ed un cavallo marino attaccati insieme. Questi Genj son graziosamente ideati ed in variatissime attitudini espressi.

Ne' dieci quadri che sono sopra i pilastri si osserva, 1 Venere che mostra Psiche ad Amore affinchè la ferisca con uno de' suoi dardi, che sta in atto di scagliare; 2 l'Amore, che contro il voler di sua Madre, divenuto amante di Psiche, la mostra alle tre Grazie, delle quali i caratteri ed i contorni sono bellissimi ed elegantissimi; 3 Venere, la di cui figura è della maggior bellezza, lamentandosi con Giunone e con Cerere, perchè esse le nascondono Psiche; 4 la medesima Dea, in un carro tirato da quattro colombe ad un semplice filo legate, andando a trovar Giove per chiedergli il gastigo di Psiche; 5 Venere avanti a Giove, a cui domanda che sia la di lei rivale punita; 6 Mercurio, la di cui figura è ben situata in aria ed in un movimento, che parte per eseguire gli ordini di Giove; 7 una figura di Psiche, bella in ogni punto, condotta da due Genj, portando la scatola del farmaco datole da Proserpina; 8 Psiche presentando questa scatola a Venere, che alza le braccia per la sorpresa, vedendola ritornatta; 9 Giove accordando ad Amore di restituire la bellezza a Psiche, quadro di un ammirabile composizione; e 10 finalmente ultimo quadro, Mercurio che conduce Psiche al Cielo.

Il primo de' due gran quadri del mezzo della volta, rappresenta il consiglio degli Dei, avanti i quali Venere ed Amore la causa loro difendono. Mercurio, prevenuto da Giove, presenta a Psiche la tazza dell'ambrosia per procurarle l'immortalità. Ciascun personaggio Divino vi è caratterizzato così bene, tanto per il disegno quanto per gli attributi, che non si può far meglio. Nel secondo è il convito nuziale, dove Cupido e Psiche sono ammessi in compagnia degli Dei, i quali pieni di allegrezza bevono insieme il nettare e l'ambrosia. Questo pezzo non lascia cos' alcuna a desiderarsi per parte della composizione; i gruppi vi sono belli e bene uniti insieme; e la testa di Psiche e di Amore sono maravigliose.

Tulle queste pitture a fresco, dell'immortal Raffaele possono somministrare eccellenti modelli di disegno di figure di carattere bene espresse. Le composizioni sono bellissime e richiamano il buon gusto antico. Avevano esse molto sofferto allorchè la galleria era aperta; Carlo Maratta le ha ristaurate dipoi, e vi ha messo un fondo azzurro troppo cupo, che risalta dalle pitture con molta vivacità, ma ne rende languido il colorito delle figure.

Fra gli ornamenti della seguente galleria e delle altre stanze degli appartamenti, si distingue un gran quadro di Raffaele rappresentante Galatea nel mare, che sta in piedi in una conchiglia tirata dai delfini, preceduta da una Nereide, e seguita da un'altra, che è portata da un Tritone maravigliosamente ben disegnato; una testa colossale di Alessandro Magno, da Michel Angiolo in chiaro scuro dipinta, la qual si dice essere stata cagione che Raffaele adottasse una più grandiosa maniera nelle sue composizioni; molti quadri di Raffaele nel suo primo stile; un Polifemo, di Sebastiano del Piombo; Diana in un carro, di Baldassar Peruzzi, di cui sono ancora le storie di Medusa, e gli stucchi in pittura così bene imitati, che Tiziano ancora li prese a prima vista per veri ornamenti in rilievo; una camera dipinta da Gio. Antonio di Vercelli, chiamato il Sodoma, che vi ha rappresentato Rossane ed Alessandro, con la famiglia di Dario; e negli altri due la Famiglia di Dario ai piedi di Alessandro; ed una figura colossale a cavallo che credesi di Dario.

Andando avanti nella strada della Lungara, si trova un palazzo abbandonato, che si crede fabbricato sul disegno di Raffaello e presentemente quasi intieramente demolito; la Chiesa di S. Croce nel 1615 fabbricata, con un Conservatorio di donne, che vi stanno senza clausura, sotto la regola di S. Teresa; la casa delle Convertite, fondata nel 1626, la di cui Chiesa e dedicata a S. Giacomo, con un quadro del Romanelli rappresentante il Santo Titolare; il Monastero delle Oblate Camaldolesi, che sono passate a S. Antonio sull'Esquilino, e la di lui Chiesa porta il titolo della Concezione della Madonna; e la Chiesa di Regina Coeli, con un Monastero di Religiose di S. Teresa, l'uno e l'altro fabbricati nel 1654 da Anna Colonna, moglie del Principe Taddeo Barberini, la quale vi si ritirò dopo la morte del suo marito. Si vede il di lei Sepolcro in marmo nella Chiesa, dove osservasi ancora un piccolo tabernacolo di pietre dure, una Presentazione ed una S. Teresa del Romanelli; e S. Anna di Fabrizio Chiari.

La strada, che esiste accanto a questo Monastero, conduce a quello di S. Francesco di Sales; fondato sotto il governo di Clemente IX, la Chiesa della quale dedicata alla Visitazione della Madonna, è stata rifabbricata in congiuntura della canonizazione di S. Francesca Fremiot di Chantal, Istitutitrice delle Religiose che l'occupano. Vi si osserva sull'altare a destra, un bel gruppo di marmo, rappresentante S. Francesco di Sales, fatto da Francesco Moratti; e sull'altare a sinistra, un quadro di S. Francesco, del Cavalier Conca.

Al termine della strada, che passa accanto alla Chiesa della Visitazione, si sale alla Villa Lanti, ove è un casino fabbricato sul disegno di Giulio Romano, che è ornato di pitture di questo celebre professore e di varie antichità, fra le quali sopratutto si stimava un vaso con dei bassirilievi di un eccellente lavoro, ora alienato.

Ritornando alla strada della Lungara, si trova dopo il Monastero di Regina Coeli, la casa de Cherici Pii Operaj, con una piccola Chiesa dedicata a S. Giuseppe, l'una e l'altra fabbricata nel 1734; l'antica Chiesa di S. Leonardo, con l'ospizio de' Camaldolesi riformati del Monte Corona; ed il magnifico PALAZZO SALVIATI dal Cardinal Bernardo Salviati rifabbricato col disegno di Nanni di Baccio Bigio. Il cortile è vasto e molto bello, e graziosissimi i giardini; gli appartamenti, dove alloggiò Enrico III, Re di Francia, sono anche essi molto nobili, ben distribuiti, ed ornati di buone pitture e di belle antichità. Le volte delle due gran sale sono state dipinte dal Morandi, che vi ha rappresentato l'istoria di Cefalo e dell'Aurora, e quella di Arianna e di Teseo. La volta della cappella è del Salviati.

Sopra questi giardini, sul Gianicolo, è la Chiesa di S. ONOFRIO, occupata da' Monaci di S. Girolamo, la quale da Eugenio IV fu fabbricata in una dilettevolissima situazione, dove si godono bellissime vedute. Sulla porta esteriore vi è una Madonna con altre figure, che credesi del Domenichino, e sotto il portico si osservano tre storie di S.Girolamo, dipinte a fresco da questo celebre professore; due Sibille del Baglioni, ed una piccola cappella con la Natività, di Francesco Bassano. Nell'interno si vede un quadro di Annibale Caracci, che è nella cappella della Madonna di Loreto, alcune altre pitture stimate, il sepolcro di Alessandro Guidi, Poeta Italiano, quello del Barclay dotto Inglese, e l'altro del Tasso. Il chiostro de' Monaci è decorato di alcune pitture rappresentanti delle storie di S. Onofrio, le prime quattro delle quali nell'ingresso a destra sono state dipinte dal Cavalier di Arpino. Osservasi ancora nel Monastero una Madonna del celebre Leonardo da Vinci, e nella Libreria i busti del Barclay, e del Tasso, con alcuni manoscritti ed il calamajo di quest' ultimo. Sul fìne del giardino evvi una piazza costruita in guisa di teatro, dove si gode l'aspetto di quasi tutta la Città, e dove nell'estate i Preti dell'Oratorio vanno a tenervi le loro pie adunanze ad imitazione di S. Filippo Neri, loro Fondatore.

Scendendo da S. Onofrio verso la Porta di S. Spirito trovasi lateralmente il Conservatorio del P. Bussi, Filippino, fondato per le povere donne, che vogliono abbracciare uno stato di penitenza; il Cimiterio dello Spedale di S. Spirito, dovo vedesi una piccola cappella fabbricata sul disegno del Cavalier Fuga, con cento sepolture, ciascuna delle quali non serve che tre giorni nello spazio di dieci mesi; e sul fine della Lungara lo Spedale de' Pazzi, che dalla piazza Colonna è stato ivi trasferito sotto il Pontificato di Benedetto XIII, ed al grande Spedale di S. Spirito unito. Accanto è la Porta di S. Spirito, che prima dell'ampliazione delle mura, fatta da Urbano VIlI si chiamava Porta di Borgo, e quando fu costruita in origine nelle sue mura da S. Leone IV si disse Posterula Saxonum. La presente grandiosa porta fu cominciata col disegno del Sangallo, per la di cui morte e per opra di Michelangelo ne restò l'architettura imperfetta.

Stefano Piale - La città di Roma - 1826 - fonte Avirel