Tesori di Roma: foto di Roma gratis

RIONE - PIGNA

Mappa del Rione Pigna
Mappa del Rione Pigna

1. Confinando con Trevi. Dal CapoCroce della Ripresa de' Barbari (1) prende la Via di questo nome; include la Piazza di Venezia; ed entra nella Via del Corso. Passa nel dritto limite dalla Piazza di S. Marcello, finché giunge alla Via dell'Oratorio Caravita a sinistra: lasciando il resto del Corso.

2. Con la Colonna. Volta per la detta. Via dell'Oratorio (2); passa nel dritto limite dalla Piazza di S. Ignazio; include la Piazza di S. Macuto; e prosiegue per tutta la Via del Seminario: lasciando la Via della Maddalena, che trovasi a destra.

3. Con S. Eustachio. Prosiegue passando nel dritto limite dalla Piazza della Rotonda. Volta subito a sinistra a fianco della stessa Chiesa (5); s'inoltra per la Via della Palombella, e include la Piazza di S. Chiara. Continuando direttamente, entra nella Via di Torre Argentina; passa in mezzo alla Piazza di questo nome, detta ancora de' Cesarini; e nel dritto limite passa dalla Piazza de' Cavalieri, e dalla Piazza di S. Elena, fino all'incontro della Via di S. Elena: lasciando questa Via.

4. Con S. Angelo. Volta ivi a sinistra per la Via dell'Olmo (4); entra nella Via delle Botteghe oscure; passa a fianco della Chiesa di S. Lucia, e per la Via di S. Stanislao, finché giunge al Capocroce nella Via d'Araceli: lasciando la parte di questa Via, che trovasi a destra.

5. Con Campitelli. Continua in linea retta includendo la Piazza di S. Marco, finché perviene al Capocroce della Ripresa de' Barbari: lasciando la Via di Macel de' Corvi, dove trovasi un solo Cantone dei Monti. E qui termina l'intiero suo giro.

Stemma del Rione Pigna
Stemma del Rione Pigna

Nome Monumento

Indirizzo

Tipo

Periodo

Architetti

Arco della Ciambella

Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio

piazza san marco

Chiesa

Cappella della Beata Vergine

Edificio Religioso

Chiesa del Gesù

piazza del gesù

Chiesa

Rinascimentale

Chiesa delle Stimmate di San Francesco

largo delle stimmate

Chiesa

Chiesa di San Giovanni della Pigna

piazza della pigna

Chiesa

Chiesa di San Macuto dei Bergamaschi

piazza di san macuto

Chiesa

Rinascimentale

Chiesa di San Nicola dei Cesarini

Chiesa

Chiesa di Sant' Ignazio

piazza Sant'Ignazio

Chiesa

Barocco

Chiesa di Santa Maria in Via Lata

via del corso

Chiesa

Barocco

Chiesa di Santa Maria sopra Minerva

piazza della minerva, 42

Chiesa

Medievale

Chiesa di Santa Marta al Collegio Romano

piazza del Collegio Romano

Edificio Religioso

Chiesa di Santo Stefano del Cacco

via S. Stefano del Cacco

Chiesa

Chiostro della Minerva

Edificio Religioso

Convento dei Silvestrini

Edificio Religioso

Convento Domenicano

Edificio Religioso

Fontana del Facchino

via Lata

Fontana

N.A.

Obelisco della Minerva

piazza della minerva

Monumento

Romano

Oratorio del Caravita

via del Caravita

Edificio Religioso

Palazzetto Venezia

piazza S. Marco, 47

Palazzo

Palazzo Altieri

piazza del Gesù, 49

Palazzo

Palazzo Bonaparte

piazza Venezia, 5

Palazzo

Palazzo Cenci Bolognetti Petroni

piazza del Gesù, 20

Palazzo

Palazzo del Banco di Roma

piazza s. marcello (via del corso, 307)

Palazzo

Palazzo del Collegio Calasanzio

via del plebiscito

Palazzo

Palazzo del Collegio Romano

piazza del Collegio Romano, 40

Palazzo

Palazzo dell'Accademia Ecclesiastica

piazza della minerva, 74

Palazzo

Palazzo Doria-Pamphili al Corso

via del Corso, 304

Palazzo

Palazzo Frangipane

via del Gesù, 80

Palazzo

Palazzo Ginnasi

via Botteghe Oscure - largo S. Lucia dei Filippini, 5

Palazzo

Palazzo Grazioli

via del Plebiscito, 102 - via della Gatta

Palazzo

Palazzo Marescotti

via Campo Marzio, 69

Palazzo

Palazzo Pamphili al Collegio Romano

Piazza del Collegio Romano, 2

Palazzo

Palazzo Pamphili al Plebiscito

via del plebiscito

Palazzo

Palazzo Simonetti (o Decarolis)

ia del Corso, 307 (Via Lata)

Palazzo

Palazzo Strozzi Besso

largo di Torre Argentina, 18

Palazzo

Palazzo Venezia

piazza Venezia

Palazzo

Pantheon

Piazza della Rotonda

Monumento

Romano

Piazza del Collegio Romano

Piazza di Santa Maria sopra Minerva

Piazza Venezia

Porticus Minuciae

Largo Torre Argentina

Monumento

Statua del Piè di Marmo

via del Piè di Marmo

Statua

Statua di Madama Lucrezia

piazza San Marco

Statua

Templi dell'Area Sacra dell'Argentina

piazza argentina

Monumento

Romano

Templi Repubblicani

Largo di Torre Avia del plebiscitorgentina

Monumento

Romano

Torre del Papitto

Largo Torre Argentina

Monumento

Il Rione dilla Pigna abbraccia una parte dell'antica Regione della Via Lata; e riconosce il suo nome da un grande Albero di Pineta che una volta trovavasi nella Piazza di S. Giovanni della Pigna, così detto per questa ragione: la qual Piazza è situata vicino al centro del Rione medesimo, dalla parte verso Ponente (5). Come ancora la Via dell'Olmo, che è sul confine di questo Rione, fu così detta da un altro Albero a il quale nell'anno 1684 fu tagliato ad istanza degli Abitanti vicini.

Vicino alla Parrocchia di S. Eustachio, di cui abbiamo parlato di sopra, è la PIAZZA DELLA ROTONDA situata avanti la celebre Chiesa dello stesso nome, che n' è il principale ornamento. Vi si vede una bella fontana di marmo bianco, fatta sotto Gregorio XIII, col disegno di Onorio Longhi. Nel mezzo della vasca esiste un masso quadrato, i di cui angoli sono ribattuti, sopra i i quali sono stati messi de' Delfini che gettano l'acqua. Questo masso sostiene un piccolo obelisco Egizio, che Paolo V aveva fatto inalzare avanti la Chiesa di S. Macuto, e che nel 1711 Clemente XI fece collocare in questo luogo; e sotto Pio VII venne sbarazzata da tutti i casotti de' pescivendoli che l'ingombravano, ed ora si gode interamente.

LA ROTONDA, che dà il nome a questa piazza, ovvero la Chiesa di S. Maria ad Martyres, è l'antico Pantheon de' Pagani, che produce ancora l'ammirazione nella gente di buon gusto. In fatti questo è il più bello avanzo della magnificenza dell'antica Roma, ed il solo Tempio de' Romani, che si sia interamente conservato. Questo fu fabbricalo da Marco Agrippa in tempo di Augusto, ed a Giove Ultore dedicato. Nel 608 il Papa Bonifazio IV lo cangiò in Chiesa, e lo dedicò alla Madonna ed a tutti i Martiri; e Gregorio IV, nel 830, lo consacrò in onore di tutti i Santi ordinando nel medesimo tempo, che questa sarebbe una festa di precetto per tutta la Chiesa Cattolica, che si celebra ancora in oggi il dì primo di Novembre. Questo edifizio, di forma rotonda, ha 200 palmi di altezza ed una eguale larghezza.

Il portico aggiunto da Agrippa, genero dell'Imperatore Augusto, quando si determinò di formare un tempio di questo grande edifizio da lui costruito in origine per le Terme è veramente superbo, ed il più maestoso aspetto presenta. Questo è d'ordine Corintio e coronato d'un frontone il quale sostenuto da otto colonne, rappresenta benissimo l'ingresso di un Tempio. Leggesi nel fregio la seguente iscrizione: M. AGRIPPA L. F. COS. TERTIUM FECIT. La cupola, che vi comparisce sopra, piace grandemente ai riguardanti; ma i due campanili, aggiuntivi dal Bernino, col restante dell'edifizio malamente vi si accordano. Questa facciata al primo aspetto comparisce un poco bassa, ma questo proviene perche i cinque scalini sono sotterrati, quantunque Alessandro VII abbia fatto abbassare la piazza, che per le rovine si era mollo inalzata, e dalla quale per molti gradi nel portico prima di quel Pontefice si scendeva.

Il vestibolo anteriore della Rotonda ha 146 palmi di lunghezza e 87 di larghezza; è di una bella proporzione, e da sedici colonne grandi di granito Orientale sostenuto, il diametro delle quali è di sei palmi e 29 minuti, e l'altezza 66 palmi meno 13 minuti compresovi il capitello e la base. Gl'inlercolunnj sono stretti, il che fa molto bene. Quello del mezzo però è un poco più largo degli altri, le colonne hanno un pò meno di dieci diametri. I capitelli son ben fatti e sono della più bella maniera antica; le basi sono di buon gusto, e le modinature con poco aggetto per lasciare il transito meno angusto e più libero. Il soffitto del vestibolo era coperto di bronzo dorato, ed a tempo di Urbano VIII ve ne restava qualche avanzo, che questo Papa facendolo levare, con esso ne formò molti cannoni per castel S. Angiolo. Nelle grandi nicchie laterali furono già le statue di Augusto e di Agrippa. Eravi in una di questie ancora un bel Sarcofago di porfido, rinvenuto nelle prossime Terme alle quali appartenne, ivi posto provisoriamente e che presentemente serve di sepolcro a Clemente XII nella sua Cappella di S. Giovanni in Laterano.

Il portico conduce bene, e con maestà alla gran porta, che dà l'ingresso alla Rotonda e si apre sopra pilastri di bronzo. Questa porta, i di cui stipiti sono ciascuno di due pezzi di marmo bianco, ed il liminare però di un solo pezzo di marmo Africano, come ancora è di un sol pezzo di marmo eguale agli stipiti, l'architrave che gli sta sopra, è molto grande, ma, contuttociò, avuto riguardo agli intercolunnj, non è in verun modo sproporzionata. L'antica porta di bronzo si dice che fu da Genserico, Re de' Vandali, levata ma senza alcun fondamento, e quella che vi si vede oggigiorno la quale è in bronzo si pretende essere stata levata da qualche altro edifizio antico, poichè non è esattamente grande quanto l'apertura; ma ciò non deve accordarsi.

L'interna volta della Chiesa è un perfetto emisferio, la di cui sommità è aperta a guisa di occhio di bove, che senza l'ajuto di altra finestra illumina tutto l'interiore edifizio; la detta apertura ha 38 palmi e tre quarti di diametro. Vi si può salire per una scala triangolare molto ingegnosa, di 190 gradini composta. Vi si veggono quattordici grandi colonne otto di giallo antico e sei di marmo Frigio o pavonazzetto e di ordine Corintio, le quali sono bellissime. Sono esse scannellate ed intere, come ancora i pilastri che le accompagnano. Quest' ordine, è di una bella proporzione; ma il second'ordine di piccoli pilastri compositi, che fu un adornamento ne' ristauri di Settimio Severo e Caracalla, non faceva buona comparsa, non avendo alcun rapporto coll'ordine Corintio, che vi è sotto. Questo piccolo ordine fu tolto per ordine di Benedetto XIV che fece nel 1756 imbiancare la volta, ma con ciò ha diminuito la maestà dell'edifizio, e l'accordo de' colori, che fra le differenti sue parti vi era.

Sotto l'altar maggiore, dove si venera un'imagine della Madonna, che credesi da S. Luca dipinta, furono posti 28 carri di reliquie, che Bonifazio IV da differenti cimiterj vi fece trasportare. Gli otto altari che veggonsi nelle cappelle intorno della Chiesa sono di una buona decorazione, adornati di 16 colonni, quattro delle quali sono di porfido otto di giallo antico e quattro di granito. Su questi altari e nelle cappelle si veggono delle pitture e delle statue, fra le quali merita osservazione la statua di S. Giuseppe, fatta da Vincenzo de' Rossi; quella di S. Agnese, da Vincenzo Felice; e quella di S. Anna da Lorenzo Ottoni, di S. Atanasio da Francesco Moderali, di S. Cesario da Bernardino Cameti, e della Madonna dal Lorenzetto. NeIla cappella di S. Giuseppe vi sono de' bassirilievi di Andrea Contucci, e delle pitture di Francesco Cozza, soprannominato il Calabrese, del Carloni e del Gemignani.

Molti celebri maestri delle belle arti avevano in questa Chiesa de' monumenti eretti in loro memoria. Vi si vedevano i sepolcri di Annibale Caracci, con il di lui busto fatto da Paolo Naldini, di Taddeo Zuccheri, che vi era rappresentato in bassorilievo da Federico, suo fratello minore; di Pierino del Vaga; di Giovanni da Udine, che fu il restauratore dell'arte di dipingere il grottesco; di Flaminio Vacca, fatto da se medesimo; e quello del celebre Raffaello, il più grande di tutti i pittori de' quali esistono le opere, morto nel 1520, nella giovanile età di anni 37. Il di lui busto, situato in una nicchia, fu dal Naldini scolpito. Questo sepolcro fu eretto a spese di Carlo Maratta. Vi si legge tuttora il seguente distico, dal Cardinal Bembo composto;

Ille hic est Raphael, timuit quo sospite vinci

Rerum magna Parens, et moriente mori.

Essendo stati moltiplicati all'eccesso i busti degli Artisti e letterati in questo tempio, furono tolti tutti indistintamente e trasportati al Palazzo de' Conservatori in Campidoglio.

Dietro la Rotonda erano le Terme di Agrippa, le prime che furono in Roma fabbricate, delle quali ne restano ancora diversi muri e la metà di una rotonda sala, e che quando nel secolo XVI erano più intiere furono delineate dal celebre architetto Andrea Palladio, e possono vedersi nelle sue stampe.

Prendendo a destra, trovasi sulle strade che terminano il Rione, il bell'Oratorio di S. Caterina da Siena, che è sotto la direzione dell'Archiconfraternita della Nunziatata; il Monastero e la Chiesa di S. Chiara; la di cui facciata è stata eretta dal Cardinale Scipione Borghese, sul disegno di Carlo Maderno; il palazzo Bussi; una facciata di quello del Duca Strozzi; il palazzo Origo; e più basso quello de' Cesarini accanto a cui è il bel palazzo Sonnino Colonna, da Antonio de' Rossi architettato.

Alla sinistra della strada, che di là conduce alla Colonna Trajana, trovasi la piazza dell'Olmo; la Chiesa di S. Lucia delle botteghe scure, fabbricata sulle rovine di un antico Tempio di Ercole; ed ornata di mausolei di marmo, e di pitture fatte sul disegno del Lanfranco; vi fu pure il Collegio dell'Umbria eretto nel palazzo Ginnasi, e l'altro di questo nome, fondato dal Cardinal Domenico Ginnasi; e di poi la piazza di S. Marco.

La Chiesa Collegiata e Parrocchiale di S. MARCO, che dà il nome a questa piazza, è una delle più antiche della Città, poichè fu costruita da S. Marco, che sotto l'Impero di Costantino Magno fu eletto Papa, e si dice che in essa vi era stato ordinalo Prete. La nave è decorata da colonne di diaspro di Sicilia incrostate da pitture di buoni maestri, e da bassirilievi in istucco. L'altar maggiore, sotto il quale vi è il corpo di S. Marco Papa, ed alcune reliquie di S. Marco Evangelista, è stato ristorato dal celebre Cardinal Quirini, che adornò la tribuna di bei marmi, con uni balaustrata a quattro colonne di porfido. Nel terzo altare a destra osservasi un'adorazione de' Magi, di Carlo Maratta; ed un S. Marco, del Perugino, nella cappella del Sacramento, architettata da Pietro da Cortona. La prima cappella a sinistra è parimenti ornata di belle pitture del Perugino e di Carlo Maratta.

A lato di questa Chiesa trovasi la piazza di Venezia, sulla quale sono situati il palazzo dell'istesso nome, il Palazzo Gottifredo, il palazzo Panfili, che è una porzione del gran palazzo del Principe Doria; il palazzo Rinuccini, prima D'Aste, che corrisponde ancora sul Corso, la di cui architettura è stimatissima; ed il palazzo Bolognetti, di cui abbiamo parlato nella descrizione del secondo Rione.

Il PALAZZO DI VENEZIA, chiamato ancora di S. Marco, dove abitava l'Ambasciatore di questa Repubblica, ed ora spettante all'Imperator d'Austria, fu da Paolo II nel 1468 fabbricato, sul disegno mezzo Gotico di Giuliano da Majano e servendosi de' travertini del Colosseo, e de' marmi tolti dal Tempio di Marte Ultore fabbricato da Augusto nel suo Foro, al qual Tempio appartengono le tre colonne colossali, presso l'Arco de' Pantani, di marmo Lunense. In questo Palazzo molti Papi vi hanno abitato, e vi alloggiò Carlo VIII Re di Francia, allorchè passò da Roma, nel 1494, per andare alla conquista di Napoli. Pio IV lo donò alla Repubblica di Venezia per abitazione de' di lei Ambasciatori e Cardinali titolari di S. Marco, ed in compenso la Repubblica contemporaneamente assegnò un palazzo in Venezia per abitazione del Nunzio Apostolico.

Entrando nel Corso si trova subito il piccolo palazzo Verospi, accanto a quello de' Marchesi Rinuccini, che ne forma l'angolo. Vi si vedevano molte statue antiche, tralle quali in cima alla scala un piccolo Sileno tutto peloso, singolare. Vi erano ancora de' vasi di porfido rosso e verde, i quali benchè moderni, furon di un bellisimo lavoro.

Continuando verso settentrione trovasi il magnifico PALAZZO DORIA, prima Panfili, situato sul Corso, dirimpetto all'Accademia di Francia. Questo è uno de' più grandi edifizj di Roma, e la casa la più vasta che sia nella Città. È stato fabbricato in tre tempi differenti, ed ha tre principali facciate: quella che corrisponde sulla piazza del Collegio Romano è architettura del Borromino, ed e la più nobile dell'altre due, benchè sia la più antica. La seconda fu fabbricata nel 1743, sulla piazza di Venezia, dal Principe Camillo Panfili, col disegno di Paolo Amali: ella è bella e maestosa. La terza, dal Valvasori sul Corso, è troppo carica di ornamenti, e si fa non ostante distinguere fra gli edifizj, che decorano questa magnifica strada.

L'ornato interiore corrisponde benissimo alla bellezza della sua architettura. I cortili circondati sono di colonnati e di portici aperti, per mezzo de' quali i tre palazzi l'un l'altro fra loro comunicano. Gli appartamenti son grandi, nobili e di una bella distribuzione. Il Principe Doria occupa solamente quelle parti che sono sul Corso e sulla piazza del Collegio Romano. In quella che il Corso riguarda, vi sono quattro grandi ornatissime gallerie, che una entra nell'altra, e sono state fatte per servire di passeggio.

Trovasi in questo palazzo una quantità prodigiosa di bei quadri, dai migliori maestri dipinti e della più bella conservazione. Noi ci contenteremo d'indicarne solamente alcuni. Il Padre di famiglia, che riceve il Figliuol prodigo, del Guercino, pieno di grande espressione e di eccellente colorito; una Maddalena, del Feti, meditante sopra una testa di morto, del più bell'impasto di colori; un Turco a cavallo, riguardante un pezzo di cacciagione, dipinto con gran verità; due bei paesi di Gaspare Pussino, in uno de' quali vi è la Fuga in Egitto; due altri paesi di Claudio Lorenese, il colorito de' quali è vero, e la prospettiva dell'aria ben intesa, una deposizione dalla Croce, del Salviati, la di cui idea è la medesima di quella di Daniele da Volterra; l'Assunzione, l'adorazione de' Magi, la fuga Egitto, e G. C. portato al sepolcro, quattro quadri di Annibale Caracci, i di cui paesi sono bellissimi, ed ammirabili le teste; una bella Maddalena del Caravaggio, posta sopra una sedia; una Santa Famiglia del Parmigianino, che fa un grazioso effetto; quattro paesi di Herman d'Italia, che si accostano molto alla maniera del Berghem; una Madonna del Rubens che allatta il Bambin Gesù; una copia benissimo fatta delle nozze Aldobrandine dal Pussino, un famoso quadro di Tiziano, che vi ha dipinto de' Baccanali; un festino, o siano nozze di un villaggio del Teniers, vero come al naturale; una Madonna di Guido, che adora Gesù Bambino addormentato; una bella testa in pastelli di Annibale Caracci; il Paradiso Terrestre del Breughel, in cui gli animali sono di una verità e di una freschezza sorprendente; il Dio Pane, che insegna a suonare il flauto ad Apollo, quadro di Annibale Caracci, della più viva espressione ripieno; un S.Pietro che piange il suo peccato, e molti altri quadri dell'istesso.

Si potrà vedere ancora in questo palazzo una camera, ornata di 57 quadri rappresentati tanti uccelli dipinti con molta verità; un'altra camera piena di ritratti, fatti da Tiziano, dal Vandick, da Paolo Veronese, e da altri eccellenti maestri; la cappella, all'altar della quale evvi un Cristo morto appoggiato alle ginocchia della Madonna, di Annibale Caracci; un ricco Ostensorio, che in certe solennità nella Chiesa di S. Agnese si espone, il quale si stima più di 130 mila scudi Romani.

La Chiesa collegiata di S. MARIA IN VIALATA, unita al palazzo Doria dalla parte di Settentrione, è una delle più antiche di Roma, poichè secondo la tradizione fu consacrata dagli Apostoli SS. Pietro e Paolo, che nel medesimo luogo abitarono, come ancora S. Giovanni Evangelista, S. Luca, S. Marziale e molti altri. La sua facciata è bella, fatta da Alessandro VII, col disegno di Pietro da Cortona, e decorata di colonne grandi Corintie, che il portico dell'ingresso sostengono; è certo che la massa generale di questo edifizio fa buona comparsa, ma con tutto ciò si trova che il prim' ordine è troppo magro e troppo confusi i pilastri, che il piedistallo del second'ordine è troppo alto, e che l'arco che taglia la corona dell'edifizio, fa un cattivo effetto.

L'interno della Chiesa è ornato di bei marmi, di buone pitture, di bronzi dorati e di colonne antiche di cipollino, che sono state male a proposito ricoperte da piccole lamine di diaspro di Sicilia. L'altar maggiore, dove venerasi un'immagine della Madonna, che credesi essere stata fatta da S. Luca, è di marmi i più preziosi arricchito. Le pitture sono del Camassei, Brandi, Agostino Masucci, Giuseppe e Leone Ghezzi, Pietro de' Pietri ec. Quella che più dell'altre si osserva, è un S. Andrea, che bacia la sua croce, nella prima cappella a destra, fatto da Giacinto Brandi sulla maniera del Guercino. Vedesi nella cappella sotterranea, dove si crede che i SS. Pietro e Paolo, ed altri Santi abbiano abitato, un bassorilievo di marino, in cui Cosimo Fancelli gli ha rappresentati. Questa Chiesa ancora è Parrocchia.

Avanti a questa Chiesa eravi un antico arco di Gordiano, che Innocenzo VIII fece abbattere nel 1485 per abbellimento della strada del Corso.

Dirimpetto la Chiesa di S. Marcello è il palazzo de Carolis, la di cui brillante facciata fu eretta col disegno di Alessandro Specchi, ed è attualmente occupalo dalla Legazione Francese e dall'Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede.

Un poco più alto, si volta a sinistra e trovasi l'Oratorio del Padre Garavita, fabbricato nel 1711 dalle premure di questo pio Gesuita, che lo dedicò a S. Francesco Saverio. Vi si fanno tutte le sere gli esercizj di pietà con edificazione e frequenza grandissima; e tutti i mesi una comunione generale, alla quale unitamente si preparano i concorrenti. Le pitture a fresco del portico sono di Lazzaro Baldi, e quelle dell'altare del Cavaliere Conca.

Nella medesima strada è la magnifica Chiesa di S. IGNAZIO, unita al Collegio Romano, che ai Gesuiti appartiene. Quesla Chiesa fu cominciata nel 1626 dal Cardinale Ludovisi, nipote di Gregorio XV, e nel 1685 terminata, col disegno del Domenichino e del P. Grassi, Gesuita: l'Algardi ebbe parte ancora nella facciata, che è formata da due ordini di colonne Corintie e Composite, terminata da una balaustrata, che al di fuori la Chiesa tutta contorna. Questa facciata forma una grande e bella mole, ma sono troppo piccoli i risalti. L'interno ancora fu dal P. Grassi e dall'Algardi architettato. La nave, decorata di pilastri corintj scannellati, è di una bella proporzione. I capitelli sono buoni, il cornicione ben proporzionato, la di lui cornice di un bel profilo; e le cappelle grandi e belle, con graziose cupole, lasciano sufficientemente dominare la nave del mezzo; ma la gran cupola finta è un poco troppo piccola, e troppo stretti i peducci. Gli ornamenti dell'altar maggiore e le pitture della volta della tribuna, sono del P. Pozzi, Gesuita, che ha dipinto nella cupola quattro emblemi del coraggio e della forza presi dalla Scrittura; Giuditta con la testa di Oloferne, David con quella di Golia, Sansone che uccide i Filistei, e Giaele che ammazza Sisara. Nelle cappelle, di preziosi marmi, di bronzi dorati e di belle colonne arricchite, vi si veggono de' quadri del Fra Latri, Gesuita, e di altri maestri. Quello della morte di S.Giuseppe, nella seconda a destra, è un'opera degna di stima del Trevisani. Le due cappelle della crociata sono della magnificenza più grande. Quella di S. Luigi Gonzaga, che è a destra, è tutta de' più bei marmi antichi e moderni rivestita: l'altare è ornato di quattro colonne torte di verde antico, e di un gran bassorilievo in marmo di M. le Gros, rappresentante S. Luigi Gonzaga portato al Cielo dagli Angioli, di una bellissima composizione e mirabilmente eseguito. Sotto l'altare in una ricchissima urna di lapislazzuli il corpo di detto Santo riposa. Accanto alla porticella laterale vedesi il sepolcro di Gregorio XV, composto da M. le Gros, ed egli medesimo ha scolpito la statua del Papa sopra un'urna di porfido collocata, e le altre due figure, che la Religione e l'Abbondanza simboleggiano. Dirimpetto all'altare di S. Luigi evvi quello della Nunziata, ornato anch' esso di bei marmi, di un bassorilievo del Valle, e di quattro colonne torte di verde antico.

Il COLLEGIO ROMANO, a questa Chiesa unito, il più grande ed il più bel Collegio di Roma, e forse del Mondo intero, è un vasto e superbo edifizio che Gregorio XIII fece costruire, col disegno di Bartolommeo Ammannato, celebre Architetto e Scultore Fiorentino. Il cortile è circondato da un norlico a due piani, e le classi con le congregazioni sono all'intorno disposte. Questo è il più numeroso de' Collegi di Roma, e vi s' insegna la lingua, Latina, Greca, Ebraica, l'Umanità, le Matematiche, la Filosofia, e la Teologia. La Libreria di questo Collegio è delle meglio fornite che si conoscano.

Nel celebre Museo del P. Kircher, che in una delle gallerie superiori di detto Collegio conservasi, vi si vede una prodigiosa quantità di cose rare antiche e moderne: fra le altre delle tazze di agata e di corniola, delle pietre incise, de' camei belli, alcune preziose e piccole cosettine; de' busti e delle statue in marmo ed in bronzo, fra le quali evvi una Diana Efesia; delle collezioni di uccelli, di conchiglie, di rettili, di marmi e di straniere curiosità; di modelli di macchine singolari; un quadrante solare antico, ed altre antichità in bronzo ed in marmo d'ogni sorte.

Sulla piazza del Collegio Romano, ornata da una delle facciate del palazzo Doria, evvi la Chiesa di S. Marta, con un monastero di Religiose Agostiniane, che nel 1561 subentrarono alle Convertite, le quali S. Ignazio di Lojola prima in detto luogo aveva stabilite. La Chiesa fu ristorata nel 1673 col disegno di Carlo Fontana, ed ornata di marmi, di stucchi dorati e di molte pitture, alcune delle quali meritano di essere vedute.

Di là si passa alla PIAZZA DELLA MINERVA, dove vedesi la Chiesa, da cui prende il nome; il palazzo Fonseca; il collegio dell'Accademia Ecclesiastica, destinato per la nobile gioventù, che vuole abbracciare lo stato Ecclesiastico; ed un obelisco Egizio, inalzato nel 1667 da Alessandro VII con la direzione del Bernino, che lo pose sopra il dorso di un Elefante di marmo, scolpito dal Ferrata. Questo fu trovato nel Convento de' Domenicani, e non ha che 25 palmi di altezza: i geroglifici, di cui è coperto, sono benissimo incisi, alcuni però sono cancellati. L'elefante che lo sostiene, è posto sopra un piedistallo di una bellissima proporzione in riguardo all'obelisco.

La MINERVA, o S. Maria Sopra Minerva, una delle 44 Parrocchie, è una celebre Chiesa de' Domenicani, che fu fabbricata presso le rovine dell'antico Tempio di Minerva, la quale, verso l'anno 750, fu ceduta ad alcune Religiose dell'Ordine di S Basilio venute dalla Grecia. I Domenicani, avendola acquistata verso il 1370, l'hanno fatta rifabbricare sopra un piano più vasto, e vi hanno aggiunto un considerabilissimo Convento. La Chiesa è di gusto Gotico, ma vi sono delle cappelle molto ben decorate. Ella è composta di tre navi. Veggonsi nel coro i mausolei di Leone X e di Clemente VII, fatti da Baccio Bandinelli; ed ai lati dell'altar maggiore osservasi a destra un bel gruppo di marmo rappresentante G.C. colla Maddalena e S. Giovan Battista, scolpito da Francesco Siciliano; ed a sinistra il Cristo di Michel'Angiolo, statua celebre di Nostro Signore, che tiene la Croce e gli strumenti della Passione, la canna, la spugna e le funi. Egli è pertettamente in piedi posato e della più bella natura.

Nella prima cappella a destra evvi un quadro del Baciccio, rappresentante S.Luigi Frate Domenicano, il di cui effetto è buono, benchè vi siano molte scorrezioni. Nella terza, l'assassinio di S. Pietro, dell'istes'ordine, dipinto da Ventura Lamberti, che vi ha messo molta azione. La seguente della Nunziata è architettura di Carlo Maderno, ed è stata dipinta da Cesare Nebbia. La quinta è ornata di molte statue di marmo e di un quadro del Barocci, rapresentante Nostro Signore che comunica i suoi Discepoli. La Cappella de' Carafa nella crociata, dedicata a. S. Tommaso d'Aquino fu dipinta colle storie del Santo da Filippo Lippi e la volta è di Raffaellino del Garbo. La tavola però dell'altare dove è dipinta un'Annunziata si crede opera del B. Giovanni da Fiesole. La statua di Paolo IV sul suo sepolcro, disegno di Pirro Ligorio, fu scolpita da Giacomo e Tommaso Casignola, che gli fecero un manto con marmi mischj di varj colori, che sembra un broccatello. La cappella della casa Altieri, che vedesi nella crociata, è ricca, decorata di una graziosa architettura di ordine Corintio, ma troppo variata per la differenza de' marmi di cui è rivestita. Carlo Maratta ha dipinto il quadro dell'altare pieno di belle espressioni, ed il Baciccio la gloria che vi è sopra. Nella cappella del Rosario, sotto l'altare della quale riposa il corpo di S. Caterina da Siena si veggono delle pitture di Marcello Venusti, di Jacopo de' Vecchi e di Carlo Veneziano. In fondo della crociata a sinistra è la bella cappella di S. Domenico, la di cui volta è slata dipinta dal Cavalier Roncalli. Questa è decorata da colonne di marmo, e dal mausoleo di Benedetto XIII, ornato della di lui statua e di quelle dell'Umiltà e della Religione. Osservansi ancora in questa Chiesa altre buone pitture, molti sepolcri di marmo, de' bassirilievi e delle statue, alcune delle quali meritano l'attenzione degl'intendenti.

Nella Sagrestia si vede un Crocifisso di Andrea Sacchi, di vigoroso pennello; e nel Convento, la Biblioteca Casanattense, una delle più celebri che siano nell'Europa. Ella tutti i giorni è al pubblico aperta, e fu donata dal Cardinale Girolamo Casanatta, con un fondo considerabile per il di lei mantenimento ed accrescimento. La di lui statua in marmo, che nel fondo della Biblioteca si vede, è un'opera di M. le Gros.

Nel luogo, in cui trovasi questo Convento era anticamente il Tempio di Minerva, che dal gran Pompeo era stato fabbricato, di cui se ne sono ancora vedute in questi ultimi secoli le mura. Credesi, che il Tempio di Iside fosse presso a poco anch' esso nel medesimo luogo.

Dietro il palazzo Nunez, situato parimente sulla piazza della Minerva, è la Chiesa di S. Giovanni della Pigna, appartenente all'archiconfraternita della Pietà verso i carcerati, che ha il privilegio di liberare ogni anno un malfattore dalla morte, e la vigilia di Natale e di Pasqua paga per coloro che sono stati per debiti carcerati.

Di là scendendo verso il mezzo giorno si trova il palazzo Muti-Sacchetti; di poi il bel palazzo Marescotti, fabbricato dai Maffei col disegno di Giacomo della Porta; e la Chiesa delle STIMMATE DI S. FRANCESCO, che dal 1595 in poi all'archiconfraternita dell'istesso nome appartiene. Questa era prima una Parrocchia, ai SS. Quaranta Martiri dedicata. Fralle pitture, che si veggono, si distingue il S. Francesco sull'altar maggiore, in atto di ricevere le Stimmate, quadro del Cavalier Francesco Trevisani, con molta intelligenza ed armonia grandissima di colori composto; la flagellazione di Nostro Signore, nella prima cappella a destra, del Cavalier Benefiali, con vero e grazioso colorito; e nella cappella dirimpetto, un bel quadro di Giacinto Brandi, che ha per soggetto i 40 Martiri.

Avanti questa Chiesa è il vasto palazzo Strozzi, chiamato prima Olgiati, e da Carlo Maderno abbellito. Vi si vedevano delle medaglie antiche, una raccolta di bellissime pietre incise, e molte buone pitture, fralle quali un celebre quadro di Tiziano, rappresentante una piccola ragazza; ed un altro, di Leonardo da Vinci, un giovanetto; e S. Lorenzo sulla graticola di mano del Bernino; ora però molti di questi monumenti più non vi esistono.

Trovasi dipoi il palazzo Amadei ed un poco più lontano, la Chiesa di S. Nicola de' Cesarini, fabbricata sulle rovine del portico Ottaviano, e nel 1695 ai Chierici Somaschi ceduta in compenso di quella di S. Biagio, che avevano a Monte Citorio prima che vi si fabbricasse il gran palazzo della Curia. Il quadro dell'altar maggiore è del Cavalier Benefiali. Dirimpetto a questa Chiesa fu il nuovo Collegio Calasanzio, de' Chierici Regolari delle Scuole Pie, che v' insegnavano l'umanità e le altre scienze.

Di lì si va alla piazza del Gesù, avanti la Chiesa dell'istesso nome, fra il palazzo Altieri ed il palazzo Petroni, ristorato col disegno del Cavalier Fuga.

La magnifìca CHIESA DEL GESU' , che alla casa professa de' Gesuiti appartiene, ed è nel rango delle più belle di Roma, fu cominciala nel i 1575 dal Cardinale Alessandro Farnese, col disegno del Vignola, e continuata sotto la direzione di Jacopo della Porta, che inalzò la nobile facciata, di cui adorna si vede. L'interno, che all'occhio l'aspetto più maestoso presenta, da un ordine composito è decorato. Le pitture della gran volta, della tribuna e della cupola sono del Baciccio, che nella nave rappresentò i vizj abbattuti dai raggi, che il nome dì Gesù tramanda. Il gruppo de' vizj è ammirabile; vi regna un bel disordine, e credesi vederli precipitati in quell'istante. Nella cupola osservasi il Padre Eterno, a cui G. C. offre gli strumenti della sua Passione. I peducci rappresentano quattro Patriarchi; altrettanti Profeti; i quattro Evangelisti e quattro Dottori della Chiesa, tutti rappresentati in graziosa maniera; e nel fondo della tribuna evvi l'Agnello Pasquale, in Cielo da un gruppo di Cherubini sostenuto. Riguardo all'altar maggiore, è ornato di quattro colonne di giallo antico e di un bel quadro della Circoncisione, da Girolamo Muziani dipinto. Lateralmente vi si vede il mausoleo del Cardinal Bellarmino, dove sono le statue della Religione e della Sapienza, scolpite dal Bernino.

Nella prima cappella a destra, il quadro di S. Andrea è del Ciampelli; S.Francesco Borgia nella seconda è del P. Pozzi, Gesuita; ed i Santi Angioli nella terza sono di Federico Zuccheri. La bella cappella di S. Francesco Saverio, che è nella crociata, è stata fatta col disegno di Pietro da Cortona. Il Santo è rappresentato moribondo in un bel quadro di Carlo Maratta la di cui composizione però è un poco confusa, e molto annegrito il colore.

Le Storie de' SS. Pietro e Paolo, nella prima cappella a sinistra, dedicata al Crocifisso, son di Pier Francesco Mola; nella seconda; il bel quadro della Madonna, col Bambin Gesù adorato da S. Carlo, è stato dipinto dal Romanelli; e la Trinità, nella terza, è un bel quadro del Bassano. La cappella di S. Ignazio, che occupa il fondo della crociata fatta col disegno del P. Pozzi, è di tal magnificenza e ricchezza, che niuna cosa in questo genere, nè in Roma nè altrove, l'uguaglia. La statua del Santo, alta 13 palmi e con tre Angioli aggruppata, il tutto era fuso in argento con il disegno di M. le Gros, Francese, è situata in una gran nicchia, guarnita di fascie di lapislazzuli e di alabastri antichi, sostenuti da filetti di bronzo dorato. Le croci della di lui pianeta e del suo manipolo, ornate sono di pietre preziose di differenti colori. Sopra evvi una gloria di bronzo dorato, nel mezzo della quale è scritto il nome di Gesù in lettere di cristallo di monte. Le quattro grandi colonne che sostengono il frontone, di cui è coronato l'altare, sono anch' esse di bronzo dorato, ed il fondo delle loro scannellature in tutto l'altezza è di lapislazzuli ricoperto. Il globo, che tiene il Padre Eterno posto sopra il frontone, è della suddetta pietra preziosa. I marmi, i bronzi dorati, le statue, i bassirilievi, e gli altri ornamenti di questa cappella corrispondono alla descritta magnificenza la quale è costata immense somme di danaro. Il corpo di S. Ignazio, morto nel 1556 e canonizato nel 1622, è posto sotto l'altare in un sepolcro di bronzo dorato, di bassirilievi e di pietre preziose adorno. Ai due lati di questo altare sono due gruppi di marmo eccellenti, uno de' quali, fatto da Giovanni Teudon, rappresenta la Fede dalle più barbare nazioni adorata. L'altro di M. le Gros, rappresenta l'Eresia sotto l'emblema di un uomo che tiene un serpe, e di una donna decrepita; l'uno e l'altra rovesciati si veggono al solo aspetto della Croce, e la Religione ne compisce la vittoria col fulminarli.

Fra le pitture di cui è ornata la Sagrestia, osservasi lo sfondo della volta, del Ciampelli; S. Francesco Saverio, del Caracci; ed un Ecce Homo, di Guido.

Il PALAZZO ALTIERI, che corrisponde sulla piazza del Gesù, è uno de' più grandi e de' più belli che siano in Roma, che fu fabbricato con la direzione di Giovanni Antonio de' Rossi il giovane, dal Cardinal Camarlingo Gio. Battista Altieri, ed abbellito ed accresciuto dipoi dal Cardinale Paluzzo Altieri, sotto il Pontificato di Clemente X, che era di questa Famiglia. Nell'interno vi sono due gran cortili uno de' quali è circondato di portici. Una porzione degli appartamenti è ornata di pitture, e l'altra di stucchi dorati del miglior gusto e della freschezza più grande. Vi si veggono due statue antiche di Venere, una testa di Pescennio Nigro e di Settimio Severo, un Sileno tutto peloso, un Barbaro prigioniero trovato verso il Teatro di Pompeo, una Roma trionfante di verde antico, due tavole di lapislazzuli, un'urna cineraria di alabastro orientale e due colonne di porfido. Fra le pitture si distingue una battaglia del Borgognone; G. C. al Sepolcro del Vandick; il ritratto di Tiziano, fatto da lui medesimo; una cappella dipinta a fresco dal Borgognone; una sala dipinta da Carlo Maratta; le quattro Stagioni di Guido; Venere e Marte, di Paolo Veronese; S. Gaetano ed il Trionfo della Clemenza, di Carlo Maratta; la Strage degl'Innocenti, del Pussino; una Lucrezia, di Guido; una Madonna del Coreggio; un ritratto di Raffaello; una Venere, di Filippo Lauri; una Madonna, del Parmigianino; una Cena, del Muziano; una Carità Romana, del Guercino; la Predicazione di Gesù Cristo, del medesimo; il giudizio di Paride, dell'Albano; ed un Bambino, dipinto da Tiziano, che da una tela sopra un'altra è stato molto ben trasportato, pezzi tutti in gran parte alienati.

Dietro il palazzo Altieri è l'antica Chiesa già parrocchiale di S. Stefano del Cacco, fabbricata sulle rovine del Tempio di Serapide, e nel 1565 ceduta ai Monaci Silvestrini, che l'hanno abbellita. Ella è divisa in tre navi da due fila di colonne antiche, ed ornata di pitture passabilmente buone.

Stefano Piale - La città di Roma - 1826 - fonte Avirel