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RIONE - COLONNA

Mappa del Rione Colonna
Mappa del Rione Colonna

Nome Monumento

Indirizzo

Tipo

Periodo

Albergo Cesari

Palazzo

Albergo del Sole

Palazzo

Cappella dei Re Magi

Edificio Religioso

Casa Giannini

Palazzo

Casa Vacca

Palazzo

Chiesa dei Cappuccini

via veneto

Chiesa

Chiesa dei Re Magi

piazza di spagna

Chiesa

Barocco

Chiesa della Maddalena

piazza della maddalena

Chiesa

Chiesa di S.S Ildefonso e Tommaso da Villanova

via sistina

Chiesa

Chiesa di San Bartolomeo ed Alessandro dei Bergamaschi

piazza colonna

Chiesa

Sette-Ottocento

Chiesa di San Giuseppe a Capo le Case

via francesco crispi

Chiesa

Barocco

Chiesa di San Lorenzo in Lucina

piazza di san lorenzo in lucina, 16

Chiesa

Medievale

Chiesa di San Silvestro in Capite

piazza s. silvestro

Chiesa

Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte

largo s. andrea delle fratte

Chiesa

Barocco

Chiesa di Santa Maria d'Itria (o di Costantinopoli)

Chiesa

Chiesa di Santa Maria in Aquiro

piazza capranica

Chiesa

Rinascimentale

Colonna Antonina

Monumento

Romano

Fontana delle Api

via veneto

Fontana

Fontana di Palazzo di Fiano

Fontana

Fontana di Piazza Colonna

Piazza Colonna

Fontana

Obelisco dell'Orologio Solare

Monumento

Romano

Palazzetto dei Pupazzi

Palazzo

Palazzo Bernini

Via della Mercede, 11

Palazzo

Palazzo Capranica

piazza capranica, 101

Palazzo

Palazzo Chigi

piazza Colonna, 370

Palazzo

Palazzo Del Cinque

Palazzo

Palazzo del Collegio dei Bergamaschi

Palazzo

Palazzo del Collegio Nazzareno

via del Collegio Nazareno, 25

Palazzo

Palazzo del Seminario Romano

Palazzo

Palazzo della Borsa

piazza di Pietra 91

Palazzo

Palazzo della Missione

Palazzo

Palazzo di Fiano

Palazzo

Palazzo di Propaganda Fide

piazza di Spagna, 48

Palazzo

Palazzo Ferraioli Del Bufalo

piazza Colonna, 355

Palazzo

Palazzo Ferri Orsini

piazza Barberini, 11

Palazzo

Palazzo Ferrini Cini

piazza di Pietra, 26

Palazzo

Palazzo Montecitorio

piazza di Montecitorio, 33

Palazzo

Palazzo Perucchi

via Sistina, 121

Palazzo

Palazzo Serlupi Crescenzi

via del Seminario, 113

Palazzo

Palazzo Verospi

via del Corso, 374

Palazzo

Palazzo Wedekind

piazza Colonna. 336

Palazzo

Piazza Colonna

Piazza di Montecitorio

Piazza di Pietra

Piazza di Sant'Ignazio

Villa Lodovisi

Villa

1. Confinando con Campo Marzo. Dalla Porta Pinciana inclusivamente (1) si stende per il lungo tratto di questa Via, finché giunge a passare avanti alla Chiesa di S. Giuseppe a Capo le Case (2), donde volta a destra, e scende sino al prossimo Capocroce. Qui volge nuovamente a destra, e prosiegue per tutta la via Paolina. Voltando a sinistra (3) passa nel dritto limite dalla Piazza di Spagna; e continua direttamente per tutta la Via Frattina. Traversata la Via del Corso, passa in mezzo alla Piazza di S. Lorenzo in Lucina. Volta poi sulla sinistra per la Via di Campo Marzo (4); traversa il prossimo Capocroce, proseguendo per la stessa Via, finché rivolge a destra; e perviene alla Piazza di S. Maria in Campo Marzo: lasciando la medesima.

2. Con S. Eustachio. Volta a sinistra per la Via della Maddalena (5); e passa nel dritto limite dalla Piazza dello stesso nome. Seguita in linea retta; e passa nel dritto limite dalla Piazza della Rotonda, e sino alla Via del Seminario: lasciando la detta Piazza.

3. Con la Pigna. Volge a sinistra per la detta Via del Seminario (6); passa nel dritto limite dalla Piazza di San Macuto; include la Piazza di S. Ignazio; e prosiegue per tutta la Via dell'Oratorio Caravita: lasciando la parte del Corso, che trovasi a destra.

4. Con Trevi. Volta a sinistra passando in mezzo alla Piazza di Sciarra (7); volta subito a destra sotto all' Arco di Carbognano, entrando nella Via delle Muratte. Volta indi a poco sulla sinistra per il Vicolo dei Sabini; entra direttamente nella Via di S. Maria in Via; e passa nel dritto limite dalla Piazza di S. Claudio fino al prossimo Capocroce (8). Rivolge a destra seguitando per la Via della Chiavica del Bufalo, finché giunge a voltar nuovamente a destra per la Via del Nazareno. Indi volge a sinistra per la Via dell'Angelo Custode (9); perviene avanti alla Chiesa della Madonna di Costantinopoli; e continua direttamente, passando nel dritto limite dalla Piazza Barberini. Prosiegue per tutta la Via di S. Basilio, finche girando alquanto a sinistra verso la Via di Porta Salara, giunge avanti al Portone di Villa Ludovisi (10), dove volta sulla destra. S'inoltra per la lunga Via Salara; passa innanzi ai Portoni di altre Ville; e perviene alla Porta Salara esclusivamente, essendo questa compresa nel detto Rione di Trevi, dove volge a sinistra.

5. Per le Mura della Città . Da Porta Salara esclusivamente prosiegue sino a Porta Pinciana inclusa in questo Rione della Colonna. E qui viene a compirsene tutto il giro.

Stemma del Rione Colonna
Stemma del Rione Colonna

Il Rione della Colonna comprende una metà in circa di fabbricato verso Ponente; essendo il resto quasi tutto occupato dalle Vigne, dagli Orti, e dalle Ville seguenti: Verospi presso Porta Salara; Belloni e Ludovisi, ambedue sulla Via Salara. Include altresì il Monte Citorio, parte del Monte Pincio, e parte di due antiche Regioni, che sono dell'Alta Semita, e della Via Lata. Prende il nome dalla Colonna di Marco Aurelio Antonino, situata vicino ai limiti dello stesso Rione, tra Ponente e Mezzodì (11).

Parte orientale del III Rione, in cui sono la Villa Ludovisi, il Convento de' Cappuccini, e la Chiesa di S. Isidoro

Questa parte del terzo Rione comprende ciò che trovasi all'Oriente d'Estate della strada Felice.

La VILLA LUDOVISI, o Buoncompagni, dove noi abbiamo terminato la descrizione del secondo Rione, è situata sulla parte Orientale del Monte Pincio, accanto alla porta Pinciana. Questo è un luogo delizioso del Principe di Piombino, il quale ha più di un miglio di circuito, ed è stato fatto dal Cardinale Luigi Ludovisi, nipote di Gregorio XIV ed oggigiorno non è permesso di vederlo senza uno speciale permesso in iscritto del detto Principe. Il casino principale, fabbricato col disegno del Domenichino, è ornato al di fuori di statue e di bassi rilievi antichi, e nell'interno una raccolta di pregievoli pezzi contiene, dei quali i più rimarcabili saranno da noi indicati. Nella prima sala, una statua di Apollo, un'altra di Esculapio, una testa in bronzo dell'Imperator Claudio, un busto di Pirro, e quattro colonne di porfido. Nella seconda, una statua antica di Marte in riposo, la di cui attitudine è eccellente ed il disegno di un carattere grande; una donna ch'esce dal bagno asciugandosi il seno, della scuola Fiorentina, figura graziosamente composta. Nella seguente stanza una donna ben panneggiata, sopra la quale evvi una testa di Bacco di buona maniera in bassorilievo di marmo rosso di Egitto. Nella quarta a destra, il celebre gruppo di Fedra, e d'Ippolito, che communemente si crede rappresentare il giovane Papirio, che mostra di rivelare alla madre il segreto del Senato; ma che in realtà esprime Elettra figlia di Agamennone nel momento di riconoscere il suo fratello minore Oreste, secondo la dotta spiegazione di Winckelmann. Arria e Peto che si danno la morte, gruppo anch'esso celebre, benissimo composto, di un carattere forte, e della più naturale espressione ripieno; che però non ha potuto rappresentare alcun soggetto Romano, stante la nudità della figura virile propria de' Greci, e perciò secondo l'opinione del Sig. Piale figura l'eroe Tebano Emone figlio di Creonte che disperato si uccide, tenendo il cadavere dell'estinta Antigone, figliuola d'Edipo, da lui amata perdutamente, e da Creonte barbaramente fatta morire. Finalmente Plutone, che rapisce Proserpina, gruppo moderno del Bernino molto bene eseguito.

Nel casino, situato verso il mezzo del giardino, la sala del pianterreno ha una magnifica volta dipinta dal Guercino: nel mezzo rappresentasi l'Aurora sopra il suo carro assisa, che sparge fiori. Questo lavoro si riguarda come il capo d'opera della pittura a fresco. Le figure, che simboleggiano lo spuntar del giorno, e la notte, in due finte finestre dipinte, sono anch'esse molto stimate. Nell'appartamento del primo piano vedesi un altro sfondo a fresco dal medesimo artefice eccellentemente dipinto, rappresentante la fama, che suona la tromba e porta un ramo d'olivo: quest'opera nel suo genere sembra quasi superare la prima. In questo edifizio osservasi ancora un corpo umano petrificato ed alcune belle antichità.

I giardini sono stati piantati da M. le Notre, che gli ha disposti in dilettevoli aperture ed in punti di vista molto graziosi. Vi si vede un laberinto, bella varietà di viali, la maggior parte formati di cipressi, di lauri e di lecci; vasche, getti d'acqua, urne, busti, bassi rilievi antichi, e gran numero di statue, fra le quali si osserva una figura di donna semi-colossale, i di cui panneggiamenti sono bene intesi; un Sileno giacente, due Re prigionieri, un gruppo di un Satiro, e di un Fauno, Nerone in abito sacerdotale, Mercurio in compagnia di donne, che riguardano il Cielo, ed un Satiro in piedi di naturale grandezza, fatto da Michel'Angiolo Bonarroti.

Sotto questa Villa è la CHIESA DELLA CONCEZIONE, appartenente ai Cappuccini, il convento de' quali fu fabbricato, col disegno di Felice Casoni, dal Cardinal Barberini, religioso di quest'ordine e fratello di Urbano VIII. La Chiesa è arricchita di bellissime pitture. Il quadro della Concezione, è copia di quello dipinto dal Lanfranco, che s'incendiò, è situato sopra l'altar maggiore, il quale è ornato di bei marmi e di un ciborio di pietre dure, e sotto di cui riposa il corpo di S. Giustino, filosofo e Martire. Nella prima cappella entrando a destra vedesi il celeberrimo quadro di S. Michele, dipinto da Guido. Nella cappella dirimpetto, il S. Paolo, sanato da Ananìa, è ricca composizione di Pietro da Cortona. Il San Francesco da un Angiolo sostenuto è del Domenichino; quello della nascita di Nostro Signore è del Lanfranco; il S. Antonio, che risuscita un morto; e la Madonna da un Vescovo accompagnata, sono di Andrea Sacchi. Vedesi ancora in questa Chiesa il cartone di Giotto, che servì di esemplare per il famoso mosaico della Navicella, posto sotto il portico di S. Pietro; il mausoleo di marmo di Alessandro Sobieski, Principe Reale di Polonia; e la lapide sepolcrale del Cardinal fondatore, sulla quale fu posta questa iscrizione: Hic jacet pulvis, cinis et nihil.

Dalla piazza de' Cappuccini si sale a S. ISIDORO, bella Chiesa de' Francescani Irlandesi, fabbricata circa l'anno 1622 col disegno di Antonio Casoni. Ella è ornata di marmi, di mausolei e di eccellenti pitture. Il quadro di S. Isidoro, sull'altar maggiore, è opera di Andrea Sacchi degna di un gran pregio. Lo sposalizio della Madonna con S. Giuseppe, nella prima cappella a destra, è di Carlo Maratta, come ancora le pitture della volta e quelle dei laterali. Pietro Paolo Baldini ha dipinto la seconda cappella, dedicata a S. Anna; e la terza, architettata dal Bernino, ha parimente un bel quadro della Concezione, di Carlo Maratta, di cui sono ancora le pitture della prima cappella a sinistra, del Crocifisso; il S. Antonio nella seguente è del Perugino.

Di là si scende nella strada Pinciana, che alla porta dell'istesso nome conduce, e che presentemente è chiusa. Il nome di porta Pinciana dal monte Pincio deriva, su cui è situata, e che fu così chiamato dal magnifico palazzo, che il Senator Pincio anticamente vi possedeva, e dove andò ad abitare Belisario, generale delle truppe dell'Imperator Giustiniano. Fuori di questa porta è la celebre Villa Borghese, di cui noi parleremo descrivendo il quarto Rione.

Parte occidentale del III Rione, in cui sono la piazza Colonna, il Palazzo di Monte Citorio, ed il Collegio di Propaganda.

Questa parte del terzo Rione comprende ció, che si trova verso il Ponente della strada Felice, sulla quale evvi la Chiesa di S. Ildefonso, fabbricata nel 1619 dagli Agostiniani riformati Spagnoli, e adorna di una passabilmente nobile facciata e di un gran basso rilievo, posto nella Cappella della Natività. Evvi ancora l'Oratorio dell'Assunta; S. Francesca Romana, piccola Chiesa de' Trinitari, ove un bel quadro della Madonna, di Francesco Cozza, si osserva; e finalmente il piccolo palazzo Perucchi.

Scendendo per la strada, che continua quella della porta Pinciana trovasi la Chiesa di S. Giuseppe a Capo le Case, con un Monastero di Carmelitane, l'una e l'altra nel 1598 fabbricati. La Chiesa è stata posteriormente ristorata e di belle pitture adorna. Il quadro dell'altar maggiore, che rappresenta la Madonna e l'Angiolo, che risveglia S. Giuseppe, è di Andrea Sacchi; quello di S. Teresa è del Lanfranco; e la Natività, che è a sinistra, fu dipinta da Suor Maria Eufrasia, monaca di questo Convento. Vedesi sulla porta del monastero una S. Teresa a fresco, di Andrea Sacchi, che avendo patito fu ritoccata da Carlo Maratta.

In questo luogo, per quanto si crede, erano i giardini di Lucullo, i quali però alcuni pongono nella Villa Medici. Erano essi tanto belli, che in tempo ancora degli Imperatori più virtuosi, niun altro luogo si conosceva più magnifico nè più delizioso di questo. Lucullo, vincitore di Tigrane e di una parte dell'Asia, 70 anni prima di G. C. avendo riuniti immensi tesori, ritirato si era da' pubblici affari per passare il restante della vita in compagnia degli eruditi uomini suoi contemporanei. Questi giardini passarono di poi in dominio dell'Imperatrice Messalina, di Nerone e degli Imperatori, che succedettero.

Nella seguente strada verso Levante si vede la Madonna di Costantinopoli, Chiesa de' Siciliani, fabbricata verso l'anno 1515, e di molti marmi e pitture ornata; e dalla parte di ponente, i due palazzi de Angelis, situati dirimpetto alla Chiesa dell'Angelo Custode, che al secondo Rione appartiene.

Di là si passa al Collegio Nazareno, fondato nel 1622 dal Cardinale Michel Angiolo Tonti, Arcivescovo di Nazaret sotto la direzione de' Padri delle Scuole Pie, e stabilito nel proprio palazzo del Fondatore. In esso si dà l'educazione ad un gran numero di nobile Gioventù.

Dietro questo Collegio è la Chiesa di S. ANDREA DELLE FRATTE, uffiziata dai Minimi Italiani, a' quali fu da Sisto V ceduta nel 1585. Ella fu rifabbricata di poi da Ottavio del Bufalo, col disegno di Giovanni Guerra; la cupola però ed il campanile sono di una singolare architettura del Borromini. Vi si veggono delle pitture di Lazzaro Baldi, di Francesco Trevisani, di G. B. Leonardi, di Pasquale Marini e di molti altri; ma più di ogni altra cosa meritano osservazione la cappella del Crocefisso e quella di S. Francesco di Paola, adorne di bei marmi, di pietre dure e di bronzi dorati. Questa ultima fu architettata da Filippo Barigioni, e in essa si veggono due Angioli di marmo tenendo nelle mani gl'istrumenti della passione, che furono dal Bernino scolpiti. Accanto alla piccola porta laterale, che al chiostro conduce, evvi il sepolcro del Principe Lorenzo, nipote del Re di Marocco, morto in Roma nel 1739, e dirimpetto, quello di Nicola Simone de' Duchi di Baviera, morto nel 1734.

Sul principio della strada, che è quasi in faccia a S. Andrea, trovasi a destra il palazzo Bernini, abitazione del celebre professore del suddetto nome. Vi si vede il ritratto del Re Giacomo, del Wandick, che ha rappresentato questo Principe di faccia, di profilo e di tre quarti di volto; una battaglia ed il passaggio di una barca, pitture del Borgognone di un bel colorito; un bel quadro del Bassano, rappresentante il Figliuol prodigo; una statua della Verità, più grande della naturale statura, fatta dal Bernino; ed il di lui modello della magnifica fontana di piazza Navona.

Un poco più basso eravi la Chiesa della Madonna di S. Giovanni in Campo Marzo, che appartenne ai Frati Spagnuoli della Mercede. Il di lei titolo era di S. Gio. Battista, ma nel 1586 un'immagine miracolosa della Madonna le fece cangiar nome. Vi si vedevano delle pitture di Paris Nogari, di Jacopo Stella, del Cavalier Baglioni, e di alcuni altri. Questa Chiesa sul principio di questo secolo è stata profanata, e ridotta in abitazioni particolari.

La medesima strada in seguito conduce a S. SILVESTRO IN CAPITE, gran monastero di Religiose di S. Chiara, con una bella Chiesa, in cui si conserva la testa di S. Giovan Battista ed. un'antica immagine del Salvatore, che, secondo alcune volgari tradizioni, fu dal medesimo in Edessa mandata al Re Abgaro. Questa Chiesa è antichissima, attribuendosene la fondazione a S. Dionisio Papa verso l'anno 261. Il Pontefice Simmaco nel 5oo e S. Paolo I nel 757 la fecero rifabbricare. Sotto il Pontificato d'Innocenzo XI si cominciò a ristaurarla dalle Monache che la compirono nel 1690. La moderna facciata di statue abbellita, è architettura di Giovanni de Rossi. È dedicata ai SS. Pontefici Stefano e Silvestro. L'interno è decorato con molto gusto di marmi, di pitture e di stucchi dorati. La volta fu dipinta da Giacinto Brandi, e quella della crociata dal Cavalier Roncalli. Vi si osservano molti quadri buoni, e due belle colonne di alabastro orientale, che all'altare maggiore fanno ornamento. Alcuni Monaci Greci possedevano anticamente questa Chiesa, e S. Gregorio Magno molte volte le sue Omilie vi ha recitato.

Da questo Monastero si passava a quello delle Convertite, il di cui ingresso e la Chiesa, dedicata a S. Maria Maddalena erano sopra la strada del Corso. Era questa anticamente una Parrocchia, dal Papa Onorio a S. Lucia dedicata. Leone X nel 1520 la dette alle donne penitenti, che vi stavano sotto la Regola di S. Agostino trasportate in oggi alla Lungara. Fra le pitture, di cui questa Chiesa era ornata, si ammirava la Maddalena penitente, posta sull'altar maggiore, opera celebre della più bella maniera del Guercino; che ora si ammira nella Galleria Vaticana. Tutto il sito della Chiesa e del Monastero è stato ridotto in abitazioni particolari in questi ultimi mesi.

Dirimpetto a questo Monastero si trova, sul Corso; il palazzo del Marchese Teodoli; quindi il ricco PALAZZO VEROSPI, fabbricato col disegno di Onorio Lunghi, ed ornato di bellissime pitture e di un gran numero di antichità. Si osservano nel cortile molti bassirilievi e le statue in marmo di Apollo, di Diana cacciatrice, di Antonino Pio, di Marco Aurelio, di Adriano, ed una Minerva, la di cui testa e le braccia furono restaurate; il panneggiamento però è bene inteso e l'Egida benissimo accomodata. Il bel Giove, che sulla fontana risiedeva, fu trasportato al Vaticano, nel Museo Pio-Clementino. Nell'interno del palazzo evvi una piccola galleria, il di cui fondo, dipinto dall'Albano, merita la stima di tutti gli intendenti.

I Pianeti e le differenti Ore del giorno vi sono in diverse pitture rappresentate sotto poetiche allegorie. Tutti i pezzi sono composti e disegnati con grazia, ed è gradevolissimo il colorito.

La PIAZZA COLONNA, che resta al mezzo giorno di questo Palazzo, ed alla quale Alessandro VII dette la forma regolare e rettangola, che in oggi si vede, è da porsi tra le più belle di Roma. Ella ha circa 40 canne di lunghezza e 30 di larghezza; gli edifizi che la circondano, son ben fabbricati: le aperture, o gl'ingressi graziosi: e la Colonna Antonina, nel centro di essa inalzata, le dà un aspetto della magnificenza più grande. Vi si vede ancora una gran fontana per ordine di Gregorio XIII costruita, col disegno di Jacopo della Porta. Il palazzo Chigi la termina dalla parte di Settentrione, il Corso ed il palazzo Spada ora Piombino a Levante, il palazzo Niccolini e la Chiesa di S. Bartolommeo de' Bergamaschi a Mezzo giorno; ed il palazzo già del Vice gerente ora della gran guardia e della Posta al tramontar del Sole.

La magnifica COLONNA ANTONINA, che ha dato il nome a questa piazza, di cui ella è il principale ornamento, fu eretta sotto l'impero di Comodo in onore di Marco Aurelio Antonino, suo padre. Ella è tutta di marmo e di proporzione Corintia, benchè il capitello sia Dorico. Il suo diametro e di 17 palmi e la sua altezza di 177, senza contare la statua di S. Paolo, che è 19 palmi alta. Per salire fino alla cima di essa, ove trovasi una balaustrata, fu fatta una scala interiore di 190 gradini, la quale da 40 piccole finestre viene illuminata. Sisto V nel 1589 la fece ristaurare, con la direzione del Cavalier Fontana, e la consacrò all'Apostolo S. Paolo; la di cui statua è di bronzo dorato; modellata da Tommaso Porta.

Questa colonna è ornata di un bel bassorilievo, che forma venti giri spirali intorno del fusto, e rappresenta le due guerre, che Marco Aurelio contro i Germani e contro i Sarmati fece; e che non faremo che accennare seguendo l'ordine della storica rappresentanza. Vi si osservano dunque in principio i magazini del grano, e quelli della paglia per uso dell'armata; un castello di legno con le sentinelle; le armi ed i bagagli dell'armata sopra il Danubio, che propizio si dimostra ai Romani; l'Imperatore in atto di passar questo fiume con la sua armata, alla quale dipoi egli parla, ed una parte di essa ne invia a scoprire la situazione de' nemici; l'accampamento de' Romani sul terreno nemico; i soldati al combattimento condotti, che inseguono i Marcomanni, ed incendiano le loro abitazioni, il padiglione di Marco Aurelio appresso questi Popoli, i di cui Re confinanti vengono ad implorare clemenza; alcuni frombolatori Ermonduri; il campo dell'Imperatore sopra il Regino; Marco Aurelio, che avendo superato i Narisci, scorre il paese; i Quadi che difendono la riva del Maro; l'Imperatore in atto di far sacrifizio prima della battaglia, terminato il quale conduce la cavalleria al combattimento; i Romani che combattono contro i Quadi, che gli riducono a mancar di tutto; Giove Pluvio che favorisce i Romani, ed atterra i Quadi; l'armata Romana che attacca gli avanzi de' Quadi, alcuni de' quali son messi in fuga, altri massacrati, le donne ed i ragazzi fatti prigionieri, le campagne loro saccheggiate e bruciate, e gli schiavi col loro bestiame all'Imperatore condotti; il Principe de' Burii implorano la clemenza di Marco Aurelio; i Romani marciano contro altri Ermioni, molti de' quali son trucidati dalle truppe armate alla leggiera; ed altri condotti prigionieri all'Imperatore; alcuni carri pieni di bagagli dell'armata, la quale sopra le barche passa il Viadro; la cavalleria Romana che attacca quella de' Vandali; l'allogiamento dell'Imperatore; egli medesimo che fa passar la Vistola al suo esercito, offre un sacrifìzio agli Dei, e che essendo entrato in Sarmazia, riceve alcuni Ambasciatori, e mette le Legioni in campagna; la Legion fulminante passando il fiume sopra le barche, il principio della guerra contro i Sarmati, che al primo attacco sono messi in fuga; Marco Aurelio comandando all'armata di partire, e tenendo consiglio di guerra; gli arcieri Sarmati, che marciano alla difesa delle loro truppe, i di cui uffiziali tengono consiglio; l'Imperatore che gli mette in rotta, imponendo dipoi la legge ai loro deputati; il combattimento de' Romani contro i Peucini, le donne de' quali prendon la fuga, e gli uomini si nascondono nelle paludi; i Romani che incendiano le loro case, e fanno prigionieri i Bastarni, de' quali cercano i fuggitivi in tempo di notte; i Giazigi Metanasti che all'Imperatore chieggon la pace; i signori della Dacia che vengono ad implorare la di lui clemenza; un corpo di guardia d'avanti il campo de' Romani; la battaglia contro i Rossolani; Marco Aurelio che tien consiglio di guerra, i Romani che combattono contro i Giazigi; i quali vengono dipoi a chieder grazia all'Imperatore; i Romani che attaccano il campo degli Alani, e gli tengono assediati; Marco Aurelio che parla ai soldati dopo la riportata vittoria, di cui se ne veggono la figura ed i trofei, con i Principi Germani e Sarmati, che all'Imperatore promettono fedeltà.

Si osserva dipoi il principio della seconda guerra contro i Germani, che tengono consiglio, e si dispongono a passare il Danubio. Il Re de' Marcomanni in atto di ricevere un Re confinante nella sua alleanza; alcune Donne della Germania fatte prigioniere, e dal dolore oppresse; il Re de' Marcomanni che fa decapitare i Germani, che gli avevano mancato di fedeltà; alcuni Signori, i quali si rifugiano appresso Marco Aurelio. La battaglia fra i Romani ed i Marcomanni, che vivissima diventa fra le due cavallerie, delle quali la Romana incalza quella de' nemici e ne riporta finalmente la vittoria. I soldati Romani che cercano i Marcomanni ne' boschi, e portano all'Imperatore le testa de' principali di quella Nazione. I Romani che attaccano gli Ermunduri, i quali si arrendono, combattono dipoi i Narisci, parte de' quali son tagliati a pezzi, ed altri a M. Aurelio condotti prigionieri. La cavalleria degli Svevi fuggitiva d'avanti ai Romani, che sopra le montagne l'inseguono, e trasportano i bestiami, e le donne loro prigioniere. L'Imperatore, che sacrifica agli Dei, e dopo conduce la sua infanteria in soccorso del restante dell'armata, che vivamente combatte contro i Quadi, parte de' quali ella uccide, e parte ne fa prigioniera. Una squadra di cavalleria de' Germani unita all'esercito Romano, che partendo per il paese de' Burii, passa il Maro con Marco Aurelio, pone in rotta dipoi questo popolo, e fa le donne loro prigioniere. Il pretorio dell'Imperatore sopra la Vistola, la quale egli fa al suo esercito trapassare; i soldati Romani in atto di costruire l'accampamento, convocati ad una allocuzione, passano la riviera del Sano, e facendo prigionieri i Peucini con le loro donne; un'allocuzione di Marco Aurelio; le spoglie ed i prigionieri fatti sopra i Peucini; i Sarmati, che difendono la riva del fiume, attaccati dai Romani guidati dall'Imperatore, che vedesi dalla cavalleria seguitato. La cavalleria Sarmata che prende la fuga; il trasporto de' bagagli dell'armata al nuovo canapo, piantato appresso i Gevini, che dalla cavalleria Romana sono attaccati. Marco Aurelio, che prima della battaglia parla ai soldati; la cavalleria de' Gevini dall'infanteria de' Romani disfatta, e le donne loro fatte prigioniere. I Romani, che il loro campo distruggono, e mettono in fuga la cavalleria de' Biessi; l'Imperatore che di nuovo parla ai soldati, i quali dipoi incendiano le campagne de' Bastarni, prendono coloro che si erano nei boschi nascosti, cercano gli altri che avevan preso la fuga, conducono le donne loro prigioniere, ed arrestano la loro cavalleria fuggitiva. La partenza dell'esercito Romano, che passa il fiume Boristene, attacca i Rossolani dopo una sanguinosa battaglia gli mette in rotta, e le loro spoglie rapisce; il medesimo esercito, che parte dipoi contro i Giazigi, e passa il piccolo Tanai; Marco Aurelio, che riceve gli Inviati di questa nazione, ed in seguito della loro udienza tiene un pubblico consiglio. La Coorte Pretoriana dell'Imperatore sopra il piccolo Tanai, dove vengono a chiedergli pace alcuni Signori Meoti, dalle mogli, dai Figliuoli e dai loro Principi accompagnati. L'esercito Romano che passa il fiume Ipani, che riceve dipoi le suppliche degli Alani, e finalmente si ritira con le spoglie ed il bestiame de' Sarmati e de' Germani.

Il PALAZZO CHIGI, che sopra tutta la lunghezza della piazza Colonna verso la parte Settentrionale risiede, è vasto e maestoso, senza però avere cosa veruna di straordinario in riguardo di Architettura. Sulla strada del Corso è il suo principale ingresso. Fu cominciato da Giacomo della Porta, proseguito da Carlo Maderno, e da Felice della Greca terminato. Belle antichità e stimatissime pitture nel di lui interno si osservano. Fra queste ultime si distingue una Natività, o adorazione de' pastori, di Carlo Maratta, sul gusto dell'Albano maravigliosamente dipinta, con altrettanta finezza di disegno, verità di espressione, e con un più fresco e più grazioso colorito; Orfeo che mansuefà gli animali suonando la lira, pittura Fiaminga di un bel colorito, in cui gli animali sono con verità rappresentati; una battaglia di Salvator Rosa, ben composta e benissimo dettagliata, ma il di lei colore è troppo rosso; uno de' paesi più belli dell'istesso pittore, in cui vedesi sul davanti Mercurio, che addormenta Argo; due belle marine di Claudio Lorenese; un gran paese del medesimo con un colloquio; la situazione è bella, vasta, ed i piani ben decisi; due abozzi di Baccanali, del Pussino, con infinito spirito toccati, e compariscono come bassirilievi antichi; una Maddalena di Guido; una Lucrezia del medesimo, di cui la testa e l'attitudine sono graziosissime; l'unione dell'Abbondanza col fiume Tigri, quadro allegorico del Rubens, ove le carni sono con la maggior verità rappresentate, un ritratto dell'Aretino, dipinto da Tiziano; G. C. in atto di esser legato alla colonna, del Guercino; un quadro del Rubens con una Baccante ed un Satiro, che porta un canestro di frutti; i di cui caratteri sono allegrissimi e belli; l'abbozzo del quadro di S. Romualdo, esistente a' Camaldoli, di Andrea Sacchi; un magnifico paese di Benedetto da Castiglione con vacche ed agnelli benissimo disegnati; due piccoli paesi di Salvator Rosa; un'Assunta del Lanfranco; ed una Venere nel bagno, dell'Albano, dalle Ninfe e dalle Grazie accompagnata.

Fra le antichità si osserva un gruppo di Apollo e di Marsia, un bel busto di Caligola, una Cerere, dieci statue di altre Divinità, quattro Gladiatori in atto di combattere, altre quattro statue di giovani di diversi eserciti occupati, un bel Sileno giacente sopra un vaso di vino, due colonne di alabastro e due di giallo antico.

Vedesi ancora in questo palazzo un busto di Alessandro VII, ed altri busti della Famiglia, fatti dal Bernino; due belli cuscini di pietra di paragone, che il Bernino sembra con lo scarpello avere ammollito; una delle più adorne e ricche cappelle; ed una pregevole Libreria, di un gran numero di rari manoscritti arricchita, fra' quali evvi una genealogia di G. C. scritta nel secolo quarto.

Dirimpetto al palazzo Chigi, dall'altra parte della piazza Colonna, evvi il palazzo Niccolini ove presentemente abitano de' particolari. Accanto trovasi la Chiesa di S. Bartolomeo de' Bergamaschi, con il Collegio Cerasoli ed uno Spedale, l'uno, e l'altro destinato per i Bergamaschi. Questa Chiesa era prima dedicata alla Madonna della Pietà, ed ora è tornata ad essere denominata nello stesso modo per una imagine che vi si venera di Maria Santissima della Pietà. La moderna facciata fu eretta col disegno di Carlo de Dominicis, ed il quadro dell'Altar maggiore è di Durante del Borgo S. Sepolcro.

Di là si passa alla piazza di Pietra, il di cui principale edifizio è la Dogana di terra, che fu fabbricata da Innocenzo XII nel 1695, col disegno di Francesco Fontana. Le undici colonne grandi di marmo scannellate, che adornano la facciata, sono avanzi del portico laterale del Tempio di Marc'Aurelio figlio per adozione di Antonino Pio, di cui vi si veggono ancora gli architravi, i fregi, un muro di marmo bianco, che separava i portici dalla nave e porzioni di volte, ornate di cassoni. La scultura e gli ornamenti, che vi rimangono, sono di un gusto molto buono.

Accanto alla Dogana è il palazzo del Monte di pietà ove prima era il Seminario Romano, che fu da Pio IV fondato nel 1560 per cento giovani Ecclesiastici, e la di cui porta principale è sulla strada che da S. Ignazio và alla Rotonda. Il Seminario trasferito nell'abitazione del Collegio Romano, fu acquistato il palazzo, dopo il Card. Borromeo, dalla Fabrica di S. Pietro. Accanto vedesi da una parte la Chiesa di S. Macuto Vescovo, che dipende dalla Basilica di S. Pietro; e dall'altra il palazzo Serlupi, fabbricato col disegno di Giacomo della Porta.

Al settentrione di questi edifizi trovasi la Piazza Capranica, situata al Ponente di quella di Pietra. Ella ha dalla parte settentrionale il Teatro Capranica, il Palazzo ed il Collegio dell'istesso nome, fondato nel 1548 dal Cardinale Domenico Capranica, per i giovani Ecclesiastici, il quale prende il titolo di primo Collegio di Roma.

All'Oriente della medesima piazza è la Chiesa di S. MARIA IN AQUIRO, così chiamata dalla corruzione di Equiria, significante giuochi di corse di cavalli, che anticamente lì vicino nel Campo Marzo si facevano. Ella fu fabbricata da S. Anastasio, intorno all'anno 400, sulle rovine di un antico Tempio, che credesi essere stato quello di Giuturna; e nel XVI secolo fu riedificata di nuovo dal Cardinale Antonio Maria Salvati, sul disegno di Francesco da Volterra. II prospetto che oggi giorno vi si vede, fu in questi ultimi anni terminato col disegno di Pietro Camporesi. L'interno è ornato con le pitture di Francesco Pavoni, di Carlo Veneziano, di Gio. Battista Buoncuore, e di alcuni altri maestri.

La pia Casa degli Orfani, fondata da Paolo III circa l'anno 1540, è situata lateralmente a questa Chiesa, come ancora il Collegio Salvati; ove si ricevono quelli Orfani, che disposizione allo studio dimostrano. Sotto di questa pia Casa, quanto sotto il prossimo vicolo e casa adiacente restano ancora otto colonne, non tutte intiere, di cipollino, e colossali, che appartennero probabilmente al Portico di Nettuno, detto ancora degli Argonauti, eretto da Agrippa.

La strada, che traversa la piazza Capranica, da una parte conduce a S. Maria Maddalena, dall'altra alla piazza di Monte Citorio.

La Chiesa di S. MARIA MADDALENA, che appartiene ai Chierici Regolari Crociferi, ovvero Ministri degl'infermi, fu cominciata sul disegno di Gio. Antonio de' Rossi, e sotto il Pontificato d'Innocenzo XII terminata dal Quadri. Ella è di una composizione singolare, e la facciata è troppo carica di ornamenti, come ancora l'interno, che di pitture e di scolture è decorato con immensa profusione. Il quadro della Maddalena, che vedesi sull'altar maggiore di bei marmi arricchito, e di Michel Rocca. La Cappella de' Torti, a S. Nicola di Bari dedicata, è della magnificenza più grande, ed il di lei quadro fu dal Baciccio dipinto. Quella di S. Lorenzo Giustiniani è ornatissima anche essa, ed il quadro dell'altare è di Luca Giordano. La cappella di S. Camillo de Lellis, egualmente di marmi rivestita, fu dipinta da Sebastiano Conca e da due suoi scolari, eccettuato il quadro grande, che è del Costanzi. Vedesi ancora nel Convento la camera di questo Santo Fondatore, di cui ne hanno formato una cappella.

All'opposta estremità dalla medesima strada verso Levante, comincia la PIAZZA DI MONTE CITORIO, sulla piccola collina dell'istesso nome ove si suppose che il popolo citato per centurie, dopo aver dato il suo voto, anticamente si ritirava. Ella è davanti il gran Palazzo, in cui alle promosse liti si rende giustizia. Nel mezzo di essa vedeasi il piedistallo della Colonna di Antonino Pio, che l'uno e l'altra nel 1704 furon trovati nel cortile della casa de' Missionarj, lateralmente a questo palazzo situata. Questo piedistallo di marmo bianco, alto 18 palmi e mezzo, fu da Benedetto XIV sopra uno stabile fondamento inalzato, con la direzione del Cavalier Fuga, ha questo quattro facce. In quella, che il Mezzo giorno riguarda, si legge

DIVO. ANTONINO. AUGUSTO. PIO
ANTONINUS. AUGUSTUS. ET
VERUS. AUGUSTUS. FILII

Le altre tre faccie sono adorne di sculture quasi in intero rilievo, due delle quali rappresentano la funebre pompa dell'Imperatore; e la terza, la di lui Apoteosi. In questa si vede un Genio volante che tiene in mano un globo adorno di stelle, dal cerchio dello Zodiaco e da un serpente contornato, e che sopra le di lui spalle sostiene Antonino Pio e la sua moglie Faustina. Sotto evvi la figura dell'Eternità con un obelisco, e quella di Roma in sembianza di donna addolorata. Il tutto è di un buono stile e di ottima maniera. La colonna, allor giacente per terra in un recinto del palazzo di Monte Citorio, verso Ponente, di granito rosso di Egitto è di 67 palmi e mezzo di altezza, otto palmi di diametro e venticinque di circonferenza.

Questa colonna avendo posteriormente molto sofferto dal fuoco, fu impiegata per ristaurare l'Obelisco Solare, che per ordine di Pio VI fu eretto dall'Architetto Antinori, sullo stesso fondamento del piedistallo sopradescritto; ed il piedistallo tolto di lì venne trasportato al Vaticano nel giardino boschereccio, dove tuttora esiste in deposito.

Il gran PALAZZO DI MONTE CITORIO, ovvero della Curia Innocenziana, la di cui facciata è il principale ornamento di questa piazza, fu a tempo d'Innocenzo X dalla casa Ludovisi cominciato, col disegno del Bernino, ma essendo stata di poi l'opera abbandonata, Innocenzo XII ne comprò il sito, e verso la fine dell'ultimo secolo la fece terminare, con la direzione del Cavalier Fontana, e i differenti tribunali della Giustizia vi pose. La facciata è adorna di tre grandi porte, di 125 finestre e di una spaziosa ringhiera, sulla quale l'estrazione del lotto numerico pubblicamente si eseguisce. Entrando in detto palazzo vedesi nel fondo del cortile una bella fontana: le di cui acque cadono in una vasca di granito. Il pianterreno è occupato dagl'Offizi de' Notari dell'Uditore della Camera Apostolica e dagli Archivj. Nel primo appartamento sono le sale di udienza de' Luogotenenti dell'Uditor della Camera e della Signatura, ed una gran sala, in cui vedesi la statua del Papa Innocenzo XII, e la quale è destinata per i tribunali de' Prelati Chierici di Camera. L'Uditore ed il Tesoriere della Camera Apostolica occupano il secondo piano, ed i loro famigliari la più alta parte del palazzo.

Vicinissimo a questo palazzo, verso Ponente, è la casa de' Missionarj, fondata nel 1642 dalla Signora Duchessa d'Aiguillon, con una Chiesa alla Santissima Trinità dedicata. L'una e l'altra sono nel luogo dell'antico Foro di Antonino Pio, in mezzo di cui era stata eretta la colonna di questo Imperatore, della quale abbiamo parlato di sopra. Tutti gli Ecclesiastici di Roma e de' sei Vescovati suburbani, prima di ordinarsi, sono obbligati a fare un ritiro di dieci giorni in questa casa per ciascun ordine sacro, e tutti i martedì vi si tendono ecclesiastiche conferenze, alle quali interviene un gran numero di Sacerdoti. La Chiesa rifabbricata dal Cardinal Giacomo Lanfredini, che nel 1741 vi fu sepolto, è ornata di pitture di M. Vien, del Muratori, Mazzanti, Bottari, Monosilio, e del Cavalier Conca, che ha dipinto il quadro dell'altar maggiore, in cui è rappresentata la Santissima Trinità.

Al Settentrione del giardino de' Missionarj, vicino alla piazza di Campo Marzo, è il piccolo palazzo della Vignaccia, nel di cui cortile l'OBELISCO SOLARE giacque per terra, che Benedetto XIV nel 1748 fece tirar fuori di sotto le vicina case, dove l'Imperatore Augusto l'aveva fatto inalzare dopo aver egli conquistato l'Egitto. Serviva questo di meridiana per indicare l'ombre del Sole a Mezzogiorno, ne' diversi tempi dell'anno, e per conseguenza le differenti lunghezze dei giorni, che dalla lunghezza dell'ombre dipendono. La di lui altezza è di 97 palmi senza il piedistallo, che anch'esso è di granito, e vi si legge la dedicazione, che Augusto ne fece al Sole. Quest'Obelisco è pieno di geroglifici Egiziani di una graziosa maniera; ma una delle di lui faccie è scancellata del tutto, e due altre sono moltissimo danneggiate, ed ora ristaurato ed eretto si ammira sulla piazza di Monte Citorio come già si è accennato.

Di là si passa alla Chiesa di S. LORENZO IN LUCINA, Parrocchia molto antica ed una delle più vaste della Città e titolo del Cardinal primo Prete. Fu quella eretta da S. Sisto III in onore del santo Martire e Levita Lorenzo col consenso di Valentiniano. Ebbe il nome di Lucina non da S. Lucina, nipote dell'Imperator Gallieno in tempo di S. Marcello, ma dalla località. Fu da S. Gregorio destinata per publiche preci votive; e ristaurata da Benedetto II e poi rifatta fu consagrata da Celestino III che il 26 Maggio del 1196, con gran solennità la consacrò, e Paolo V nel 1606 la cedè alla Congregazione de' Chierici Minori, i quali nel 1650, in occasione dell'Anno Santo, la fecero ristorare ed abbellire. L'altar maggiore è ornato di pietre fine, di belle colonne di marmo nero, e di un Crocifisso di Guido, che si reputa uno de' quadri celebri di Roma tanto per il disegno, che per il colorito, ora ristaurato. Osservasi ancora in questa Chiesa un pulpito, di bei marmi composto col disegno del Cavalier Cosimo da Bergamo, alcuni mausolei, ed un gran numero di pitture, molte delle quali son degne di stima. Sono esse di Tommaso Salini, Gio. Battista Speranza, Domenico Rainaldi, Giacinto Gimignani, Giuseppe Nasini, Antonio Grecolini, e di altri maestri. In questa Chiesa fu sepolto Niccola Pussino, uno de' più celebri Pittori che abbia prodotto la Francia.

Il palazzo di Fiano Ottoboni, che trovasi accanto a questa Chiesa, apparteneva anticamente ai Cardinali, che n'erano titolari. Egli fu da un Cardinale Inglese nel 1300 fabbricato, sulle rovine di un grande edifizio, che allora si diceva il palazzo di Domiziano.

L'Arco di Marco Aurelio, che attaccato era a questo Palazzo, e che molti hanno creduto essere stato inalzato in onore di Domiziano, o di Germanico, o di Claudio, fu per ordine di Alessandro VII demolito, il quale fece trasportare i bassirilievi, che l'adornavano, nel palazzo de' Conservatori.

Dalla piazza di S. Lorenzo in Lucina si entra nella strada Fratina, che al COLLEGIO DI PROPAGANDA conduce, il di cui principale ingresso è sulla piazza di Spagna. Questo Collegio, fondato da Gregorio XV nel 1622, per la propagazione della Fede, è stato accresciuto da Urbano VIII, che nel 1627 ne fece inalzare la fabbrica col disegno del Bernino. Alessandro VII dipoi fece costruire la Chiesa e la facciata, che il Ponente riguarda, la di cui singolare architettura è del Borromino. Oltre la congregazione de' Cardinali, che vi tengono le sessioni per tutti gli affari, che hanno rapporto alla propagazione della Fede, vi sono molti professori che danno lezioni di Teologia, di Filosofia, di belle lettere e di lingue orientali per istruzione de' giovani Ecclesiastici, che in gran numero si fanno venire dagli stranieri paesi, soprattutto dall'Asia e dall'Affrica, e che si rimandano dopo a spargere il lume della Fede ne' loro proprj paesi. Vedesi ancora in questo Collegio una gran Biblioteca ed una celebre Stamperia, in cui evvi quantità così grande di differenti caratteri, che vi si possono stampare le Opere, composte in quasi tutte le lingue conosciute.

Stefano Piale - La città di Roma - 1826 - fonte Avirel