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RIONE - CAMPITELLI

Mappa del Rione Campitelli
Mappa del Rione Campitelli

Nome Monumento

Indirizzo

Tipo

Periodo

Arco di Costantino

Monumento

Romano

Arco di Dolabella

Monumento

Romano

Arco di Druso

Monumento

Romano

Arco di Settimio Severo

Monumento

Romano

Biblioteca di Agapito

Campo Vaccino

Cappella di Sant'Andrea a San Gregorio

Edificio Religioso

Cappella di Santa Barbara a San Gregorio

Edificio Religioso

Cappella di Santa Silvia

Edificio Religioso

Carcere Mamertino

via del Tulliano

Casa di Flaminio Ponzio

Palazzo

Casa Vignola

Palazzo

Casino Fini

Palazzo

Chiesa dei SS. Luca e Martina al Foro Romano

via dei fori imperiali

Chiesa

Barocco

Chiesa della Ss. Annunziata

Chiesa

Chiesa di San Bonaventura al Palatino

salita san bonaventura

Chiesa

Barocco

Chiesa di San Giovanni a Porta Latina

via porta latina

Chiesa

Medievale

Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami

clivio argentario

Chiesa

Barocco

Chiesa di San Gregorio Magno

piazza s. gregorio

Chiesa

Chiesa di San Sebastiano al Palatino

via di s. bonaventura

Chiesa

Barocco

Chiesa di San Teodoro al Palatino

via di s. teodoro

Chiesa

Medievale

Chiesa di San Tommaso in Formis

Chiesa

Chiesa di Sant'Anastasia al Palatino

piazza s. anastasia

Chiesa

Chiesa di Santa Maria della Consolazione

piazza della consolazione

Chiesa

Rinascimentale

Chiesa di Santa Maria in Aracoeli

piazza dell'Aracoeli

Chiesa

Medievale

Chiesa di Santa Maria in Campitelli

piazza campitelli

Chiesa

Barocco

Chiesa di Santa Maria in Domnica

piazza della navicella

Chiesa

Medievale

Chiesa di Santa Rita

via montanara

Chiesa

Clivo di Scauro

Colonna di Foca

Monumento

Romano

Colosseo - Info e Foto

piazza del Colosseo

Monumento

Romano

Convento della Madre di Dio

Edificio Religioso

Fontana di Piazza d' Aracoeli

piazza dell'aracoeli

Fontana

Fontana di Piazza S. Maria in Campitelli

Piazza S. Maria in Campitelli

Fontana

Fontana di via Orti Farnesiani

Fontana

Foro Romano

largo Romolo e Remo 1 Piazza di Santa Maria Nova, 53

Monumento

Romano

Giardino degli Orti Farnesiani

Monastero di Tor de' Specchi

Edificio Religioso

Oratorio di San Giovanni in Oleo

via di porta latina

Edificio Religioso

Medievale

Orti Farnesiani

Ospedale della Consolazione

Palazzetto Altemps

via san pietro in carcere

Palazzo

Palazzo Caetani-Lovatelli Serlupi

piazza Lovatelli, 1

Palazzo

Palazzo Caffarelli Vidoni

piazzale Caffarelli, 5

Palazzo

Palazzo Capizucchi

piazza Campitelli, 3

Palazzo

Palazzo Cardelli Velli

piazza Margana, 24

Palazzo

Palazzo dei Conservatori

piazza del Campidoglio, 4

Palazzo

Palazzo di Augusto (o Maggiore)

Palazzo

Palazzo Fani Pecci Blunt

piazza dell'Aracoeli, 3

Palazzo

Palazzo Massimo di Rignano

piazza dell'Aracoeli, 1

Palazzo

Palazzo Muti Bussi

via dell'Aracoeli, 2

Palazzo

Palazzo Nuovo

piazza del campidoglio, 6

Palazzo

Palazzo Senatorio

piazza del Campidoglio

Palazzo

Palazzo Spinola Albertoni

piazza Campitelli, 2

Palazzo

Porta Latina

Porta San Sebastiano

Portico di Monte Caprino

Rupe Tarpea

Tempio di Castore e Polluce

Monumento

Romano

Tempio di Claudio

Monumento

Romano

Tempio di Saturno

Monumento

Romano

Tempio di Vespasiano

Monumento

Romano

Valle delle Camene

Villa Celimontana

Villa

Palazzo Maggiore (o di Augusto)

Palazzo

1. Confinando con Monti. Nella Piazza della Ferratela dall'Arco dell'antica Porta chiusa, sotto il quale entra in Roma l'Acqua Mariana, detta la Marrana (1), passa in mezzo alla stessa Piazza, e avanti alla Cappelletta ivi situata. Quindi traversata la Via della Ferratella, che passa innanzi a questa Piazza, entra subito nell'altra Via dello stesso nome, che viene incontro alla stessa Cappelletta; e va direttamente alla Piazza di S. Maria in Domenica, detta della Navicella. Passa in mezzo a questa Piazza, includendo la Nave votiva isolata, finché rivolge a destra, escludendo il Pezzo isolato dell'Acquedotto di Claudio. Entra nella Via di S. Stefano Rotondo (2), passando avanti alla Villa Casali; e giunto al fine di questa Via, volta a sinistra per tutta la Via di S. Giovanni (3), finché perviene direttamente avanti al Colosseo (4). Gira intorno al Colosseo, finché giunge innanzi alla Meta Sudante, e innanzi all'Arco di Costantino. Qui volta a destra per la Via dell'Arco di Tito; e passa sotto a quest'Arco (5) passando sotto al medesimo, e sotto all'Arco seguente anche il detto Rione dei Monti. Quindi per linea retta si stende per mezzo al Campo Vaccino, finché, passa sotto all'Arco di Settimio Severo (6). Volta ivi subito a' destra; passa innanzi alla Chiesa di S. Giuseppe; e per la Salita e Scesa di Martorio passa nel dritto limite dalla Piazza di Macel de' Corvi, finché perviene al Capocroce della Ripresa de' Barbari: lasciando la Via di Colonna Trajana, ove trovasi un solo Cantone di Trevi: e qui lascia ancora la Via della Ripresa de' Barbari.

2. Con la Pigna. Volta a sinistra sotto all'Arco di Venezia (7) per la Via di S. Marco; passa nel dritto limite dalla Mazza dello stesso nome; e prosiegue sino al Capocroce nella Via d'Araceli, lasciando la Via delle Botteghe oscure.

3. Con S. Angelo. Rivolta a sinistra per la Via d'Araceli (8); e al seguente Capocroce voltando a destra, entra nella Via Margana; include la Piazza dello stesso nome, va per il Vicolo dei Delfini, include la Piazza di S. Maria in Campitelli; e continua per la Via della Tribuna di questa Chiesa. Volta a sinistra dietro a questa Tribuna (9), seguitando per il Vicolo di S. Angelo. Piega nuovamente a sinistra; e passa in mezzo alla Piazzetta della Catena. Indi per la Via dei Sugherari, ossia del Teatro di Marcello, giunge ad includere la Piazza Montanara; e continua finché lascia la prossima Via Savelli, che trovasi a destra.

4. Con Ripa. Prosiegue passando nel dritto limite dalla Piazza di S. Niccola in Carcere; volta poi a sinistra per la Via della Consolazione (10); e piega a destra, includendo la Piazza di S. Maria della Consolazione. Entra direttamente nella Via dei Fè nili, finché penetra nella Via di S. Teodoro, volgarmente Santo Toto. Ivi rivolge a destra per questa Via (11); e giunge ad includere la Piazza di S. Anastasia. Volta subito a sinistra per la Via de' Cerchj (12); e continuando passa innanzi alla Cappelletta della Madonna di questo nome. Giunto al prossimo Bivio, seguita direttamente sulla mano destra, finché giunge alla Via dell'Albereto; ed inoltrandosi passa sul Ponticello della Marrana al Capocroce (13), Continua sino all'altro Bivio, dove è la Piazza di S. Cesareo con colonna eretta nel mezzo a la qual Chiesa e Piazza spetta al detto Rione di Ripa. Entra perciò nell'altra Via sulla sinistra quanto per escludere questa Piazza: e rivolge subito a destra (14), rientrando nella dritta Via, che guida alla Porta di S. Sebastiano; e prosiegue sino a questa Porta esclusivamente, la quale è compresa nel detto Rione di Ripa, dove volta a sinistra.

5. Per le Mure della Città . Da Porta S. Sebastiano esclusivamente conduce a Porta Latina, e poi sino al Ponticello della Marrana unito al Muro dell'antica Porta chiusa. Qui volta a sinistra, passando sotto a questo Muro, sotto all'Arco della stessa Porta, dove fu cominciato il suo giro.

Parte Occidentale del X Rione, dove sono il Campidoglio, il Monte Palatino, e la Chiesa di S. Marla in Campitelli.

Questa parte del X Rione comprende ciò che esiste al Nord Ovest della vallata, che trovasi tra il monte Palatino, ed il Monte Celio.

Stemma del Rione Campitelli
Stemma del Rione Campitelli

Andando dalla piazza del Gesù, dove noi abbiamo terminato la descrizione del nono Rione, verso il Campidoglio, trovasi il palazzo Astalli, e quello de' Muti Bussi, l'uno e l'altro fabbricati sul disegno di Gio. Antonio de' Rossi. Dietro quest' ultimo è la Chiesa de' SS. Venanzio ed Ansovino, anticamente chiamata S. Giovanni Battista in Mercatello. Dal 1674 in quà ella appartiene alla Confraternita de' Camerinesi. Il quadro dell'Altar maggiore, che rappresenta i due Santi titolari, fu da Luigi Garzi dipinto.

La piazza che è lì vicino, fra il palazzo Muti Bussi e la scala del Campidoglio, è decorata da una fontana fatta da Giacomo della Porta, e dalle facciate di due palazzi, uno de' quali appartiene al Principe Ruspoli, l'altro al Marchese Massimi.

La strada, che è al Ponente della fontana, conduce a S. MARIA IN CAMPITELLI, bella Chiesa de' Chierici Regolari della Congregazione di Lucca. Nel 1656 ella fu dal Popolo Romano magnificamenle rifabbricata, col disegno del Cavalier Rainaldi ed Alessandro VII vi fece trasportare l'immagine miracolosa della Madonna che era nella Chiesa di S. Maria in Portico, in oggi S.Galla, la quale è incisa in un zaffiro, alto un palmo, largo mezzo con dei filamenti di oro. Veggonsi in questa Chiesa belle colonne di marmo e cappelle riccamente decorate. In quella di S. Anna evvi un bel quadro del Giordano, ma non è sufficientemente illuminato. In una delle fenestre della cupola, osservasi una Croce trasparente, formata da una colonna di alabastro molto rara, che fu trovata nelle rovine del Portico di Ottavia, in quella vicinanza da Augusto fabbricato, dalla parte di piazza Montanara, verso la quale era altre volte la Porta Carmentale.

A lato di questa piazza è la piccola Chiesa di S. Maria in Monte Caprino, ovvero in Vinci, della Confraternita de' Saponai; e verso il Settentrione, il Monastero di Tor di Specchi, fondato da S. Francesca Romana, dove si ritirano delle Fanciulle e delle Vedove per menarvi vita religiosa, senza però fare alcun voto. Vedesi, quasi dirimpetto, la Chiesa di S.Orsola, della Confraternita dell'istesso nome, e quella di S. Andrea in Vinci, che alla Confraternita degli Scultori appartiene, in cui si osservano alcune buone pitture.

La strada di Tor di Specchi conduce alle radici della salita del Campidoglio, accanto alla quale, nella strada della Pedacchia, è la piccola Chiesa antica della Beata Rita, chiamata prima S. Biagio sub Capitolio. La di lei facciata è architettura del Cavalier Carlo Fontana.

Assuefatti dalla infanzia a riguardare il CAMPIDOGLIO come il centro della Romana potenza, ed il sublime luogo, da cui i Vincitori del Mondo del restante de' mortali regolavano la sorte, s' immaginano i forestieri di trovarvi ancora il monumento più rispettabile della Terra. Appena si ardisce formarne un'idea. Questo è il luogo da cui gli Scipioni, Pompeo e Cesare partivano per andare a soggiogare l'universo, il quale sembrava in certa guisa aspettarli per sottoporsi alle leggi loro. Questa potenza è stata così immensa, che credesi il Campidoglio in quei tempi un luogo a tutti gli altri inaccessibile fuori che ai Romani ed agli Dei, che insieme con essi e con eguali forze sembrava che sostenessero lo scettro dell'universo. Ma se tutte queste idee hanno avuto qualche realtà, le cose sono cangiate assolutamente di aspetto. A questo militare ed assoluto governo, in cui la forza era il sostegno della signoria, è subentrato un dolce e tranquillo impero, il quale altre armi non conosce che la persuasiva, e la di lui autorità tutta spirituale, appoggiata sull'espressa parola di un Dio fatto uomo, si sostiene con una dignità più reale, una sommissione più libera, una durata più inalterabile, ed un dominio più dilatato.

Così il Campidoglio moderno non ha alcun formidabile apparecchio. Non vi restano che alcune rovine dell'antico, ed appena si sa il luogo della famosa Cittadella, della Rocca Tarpeja, del magnifico Tempio di Giove Capitolino, in cui vedevansi grandi statue d'oro; dell'arco di Scipione Africano, dell'Ateneo, del Tempio di Vejove, della piazza di statue de' grand'uomini ripiena, della Curia Calabra, del Tempio di Giove Feretrio, e di altri celebri edifizj de' quali era decorato.

Si sale oggigiorno al Campidoglio, la di cui facciata principale è dalla parte di settentrione verso ponente, per una bella scala cordonata, da Michel Angiolo costruita, e fiancheggiata da due balaustrate, nel basso delle quali sono due leoni egizj di basalte, che Pio IV vi fece porre, li quali dalla gola gettano acqua in due sottoposti vasi. Vi è lateralmente una strada, per la quale possono salire le carrozze.

La bella piazza del Campidoglio è formata dal palazzo del Senatore, situato nel fondo in faccia alla scala; da quello de' Conservatori a destra, dal palazzo del museo delle antchità a sinistra, e da una balaustrata ornata dalla parte della salita. Questa balaustrata è adorna delle statue colossali di Castore e Polluce in marmo greco, ciascheduno de' quali tiene un cavallo per la briglia; di due gran trofei antichi, i più belli, che si conoscano; di due statue di Costantino Augusto e di Costantino Cesare e di due colonne millarie che vi producono un buono effetto. Nel mezzo della piazza è la famosa statua equestre di Marco Aurelio in bronzo, fra le antiche la più bella che sia rimasta: questa è collocata sopra un piedistallo di un solo pezzo di marmo, sul disegno di Michel Angiolo lavorato. Questa era prima avanti il palazzo Lateranense, da dove nel 1538, sotto Paolo III fu qui trasportata. La figura dell'Imperatore è benissimo composta, ed il cavallo ha tanta espressione, che Carlo Maratta gli diceva: muoviti: muoviti: che ti scordi di esser vivo? Il fondo di questa piazza è ornato da una gran fontana nella quale si osserva una bella statua antica di Roma, posta in una nicchia, in mezzo a due statue di fiumi rappresentanti il Nilo ed il Tevere.

La facciata del palazzo del Senatore, a cui si sale per una scala a due branche, è decorata di un grand'ordine Corintio in pilastri posti sopra un imbasamento. La massa generale è buona, e comparisce bene sulla piazza, perchè domina li altri edifizi che vi sono; ma le divisioni non son belle, e le parti son troppo magre. Questo palazzo fu eretto da Bonifazio IX, suIle rovine di un antico edifizio, che credesi essere stato il Tabularium, o gli archivj de' Romani. La gran sala serve di tribunale al Senatore ed ai magistrati che a lui sono subordinati. Vi si veggono in fondo a destlra entrando le statue di Gregorio XIII nel mezzo, a destra quella di Paolo III, ed a sinistra l'altra di Carlo d'Anjou Re di Napoli e nel secolo XIII Senatore di Roma, tutte sedenti ed in marmo. Questa sala è stata decorata ultimamente di una elegante loggia sostenuta da colonne, che ne fanno il giro tutt' intorno, disegno di Giuseppe Camporesi. Di qui si sale alla Torre del Campidoglio, eretta da Gregorio XIII in foma di Campanile, decorato in cima con una statua di Roma, e nel 1804 con un Orologio. Le prigioni sono nella parte più bassa, e gli appartamenti del Senatore presso la sala.

Il Museo delle antichità, situato al settentrione verso levante sulla piazza, ha esteriormente una galleria coperta in tutta la sua lunghezza, sostenuta da un ordine di colonne Joniche, che un second'ordine Corintio maggiore, più gentile sostengono, sopra cui è una ricca cornice finita da una balaustrata, con delle statue antiche. Questo edifizio è destinato unicamente a contenere i monumenti antichi che possono servire all'istoria Romana, ed a quella delle arti, come iscrizioni, bassirilievi, are, sepolcri, idoli Egiziani, busti, e statue Greche e Romane, che vi sono in gran numero e della più bella conservazione. Questa raccolta, cominciata da Innocenzo X, continuata da Clemente XII, e da Benedetto XIV e Clemente XIII accresciuta, e da Pio VII magnficamente ristabilita e riordinata coll'aggiunta di altri monumenti, benchè inferiore al museo Clementino del Vaticano, per causa de' capi d'opera che questo secondo contiene, è ancora in generale la più numerosa e la più ricca che nell'universo si trovi. Noi ci contenteremo d'indicarne quì i pezzi principali; poichè una descrizione circostanziata di tutti, stampata a parte, si può provedere dal respettivo custode.

Dirimpetto la porta dell'ingresso si vede nel fondo del piccolo cortile una statua colossale di un fiume, posta in una gran nicchia sopra una fontana: questa che secondo alcuni rappresenta l'Oceano, secondo altri il fiume Reno, è quella che per lungo tempo è stata chiamata Marforio, ed a cui sono state attribuite tante satire ed ingegnose risposte. Si osservano ancora, nel fondo del cortile, per ornamento della nicchia due colonne di granito Egizio, quattro busti, e due grandi Satiri informa di Telamoni, che portano de' panieri di uva sulla testa. Fra le statue, sepolcri ed iscrizioni che sono sotto il portico, si distinguono due grand'Idoli Egiziani, uno de' quali è di basalte, l'altro di granito rosso orientale; una statua di Minerva col morione Greco, una Diana nell'atto di avere scagliata dall'arco la freccia; un'altra con il cane; un Endimione, una Baccante, ed una bella statua militare, che male a proposito dicesi Pirro, Re dell'Epiro, non rappresentando che un Marte Ciprio. Sulla fine del portico vicino alla sala, si trova una camera d'Idoli Egiziani ripiena, ben conservati e di forma singolare. Questi sono Isidi, Osiridi ed Anubi con testa di vacca, di toro, e di cane; ed un Cocodrillo ed un Cercopiteco, e dopo un ' altra Camera, detta Lapidaria, dalle iscrizioni che vi sono; un'ultima contiene la bella urna sepolcrale, detta di Alessandro Severo e Mammea sua madre; i di cui bassirilievi rappresentano le più singolari gesta di Achille. Sulle mura della scala sono stati inseriti molti frammenti dell'antica pianta di Roma, trovati in SS. Cosmo e Damiano.

Dietro il palazzo de' Conservatori, dove trovasi la parte del Campidoglio, che anticamente era la meglio fortificata, detta propriamente l'Arce o la Rocca, e dove i Galli non poterono entrare, in oggi evvi il palazzo Caffarelli, fabbricato colla direzione di Gregorio Canonica, sul monte Caprino che è la famosa Rocca Tarpeja, da dove si precipitavano i rei, che attentavano alla libertà della patria, nella voragine che era sotto.

Scendendo il Campidoglio si trovano, dietro il palazzo del Senatore, le rovine del Tempio di Giove Tonante, da Augusto fabbricato, di cui altro non rimane che tre colonne scannellate, con i loro capitelli ed una parte del sopraornato, il tutto di marmo, e di ordine Corintio, le quali sono state sbarazzate fino al basamento nelle ultime escavazioni essendo stato distrutto, nel secolo XV, tutto il resto per far calce de' marmi, come scrisse Andrea Fulvio di quel tempo.

Più in basso a sinistra di queste tre colonne si è trovato il piantato del Tempio della Concordia, eretto da Augusto, tutto di marmo candido Lunense, di una magnificenza e grandezza sorprendente. Questo tempio era restato esistente fino al secolo XIV quando fu distrutto per far calce de' marmi in occasione della costruzione delle torri e palazzo Senatorio e fu riconosciuto negli anni scorsi per tre iscrizioni antiche ivi trovate negli ultimi scavi. Ebbe sei colonne di fronte e non potendosi estendere la sua lunghezza, stante le sostruzioni del Tabulario, aveva la sua cella per traverso come dimostrano ancora le medaglie di Tibierio. Fu questo costruito nel sito di un antico Senacolo, in cui si adunavano i seniori ed i magistrati per deliberare in tempo della Republica; nè si deve confondere coll'altro anterior tempio della Concordia, eretto da Camillo nel 387 di Roma; il quale non era rivolto al Foro Romano, come questo di Augusto, ma di fianco, ed occupò lo stesso sito di quello cui spettano le otto colonne di granito. Quando Augusto ebbe eretto il suo tempio a questa Dea l'antico di Camillo fu rimpiazzato da questo delle otto colonne, che era dedicato al Divo Vespasiano, come dichiarava l'iscrizione nel secolo VIII. Ancor di questo furono distrutti tutti i marmi buoni a far calce circa il 1400; come narra Poggio Fiorentino, che lo credette della Concordia. Questo Tempio di Vespasiano essendosi incendiato come si legge nella iscrizione della cornice era stato ristaurato dal Senato e Popolo romano in tempo di massima miseria quasi tre secoli dopo Massenzio e Costantino, in tempo che gl'Imperatori dimorando in Constantinopoli non si prendevano più una tal cura.

Un poco più basso, a sinistra, trovasi la Chiesa sotterranea di S. Pietro in Carcere, che è una parte della prigione anticamente chiamata carcer Mamertinus, o Tullianus, dove S. Pietro e S. Paolo sotto l'imperio di Nerone furono rinchiusi, circa l'anno 68 dell'Era volgare, e in cui vedesi ancora una fontana, che si crede essere stata miracolosamente prodotta dalle preghiere di S. Pietro per battezzare i SS. Processo e Martiniano, custodi della prigione. Questo carcere, in cui si mettevano i delinquenti condannati a morte, era stato da Anco Marzio, quarto Re di Roma, fabbricati, ed accresciuto da Servio Tullio e perciò detto ancora Tulliano.

La Chiesa di S. Giuseppe de Falegnami, che è sopra quella di di S. Pietro, fu fabbricata nel 1539 dalla Confraternita de' Legnajuoli, col disegno di Giacomo della Porta. Fra le pitture che l'adornano, si distingue il quadro della Natività, opera di Carlo Maratta.

La pertinenza della Colonna isolata, che s' incontra a sinistra incamminandosi verso la Consolazione, era restata incerta fino al 13 Marzo 1813, in cui si scoprì l'antica iscrizione del piedistallo, che accertò essere stata eretta da Smaragdo Esarco d'Italia l'anno 608 per sostenere una statua dorata dell'Imperator Foca, dedicata il primo di Agosto di quell'anno: ha di altezza 43 piedi, ed altri 11 il piedistallo. Nel 1818 continuandosi gli scavi si trovò che piantava su di una gradinata piramidale di 11 scalini, incominciando dal piano del Foro Romano, lastricato tutto di grossi travertini; su cui rimangono i piantati di altre due colonne onorarie dirute di granito, poste nella parte posteriore all'iscrizione scoperta; d'onde potè ricavarsi la vera posizione del Foro Romano, che si estendeva in lunghezza dall'Arco di Settimio al Tempio di Faustina, e per larghezza da S. Adriano fino al di dietro di queste tre colonne onorarie.

Continuandosi si giunge alla Chiesa della Madonna della Consolazione, appartenente ad una Confraternita di Gentiluomini, con uno Spedale considerabile tanto per gli uomini, che per le donne, che hanno qualche ferita. Questa Chiesa, fabbricata sul disegno di Martino Longhi il vecchio, è di marmi ornata e di pitture, fatte da Taddeo Zuccheri, dal Cavalier Roncalli, e da altri Maestri. All'estremità dello Spedale è un'altra piccola Chiesa, dedicata alla Madonna delle Grazie, con un'imagine della Vergine, che credesi da S. Luca dipinta: il di lei ingresso è dalla parte del Campo Vaccino.

Avanzandosi nella piazza di Campo Vaccino, di cui abbiamo già descritto la parte settentrionale, si trovano a destra tre belle colonne antiche di marmo, le quali si supposero del Tempio di Giove Statore; ma che spettano senza dubbio al lato destro del Tempio di Castore e Polluce eretto in origine per un voto del Dittatore Aulo Postumio nella guerra co' Latini, e dedicato dal suo figlio nel 270 di Roma, presso il lago di Giuturna ed il Tempio di Vesta. Rifatto poi da Metello, fu nuovamente ricostruito con questa magnificenza da Augusto e dedicato da Tiberio nel 759 a nome proprio di Claudiano a di Druso suo fratello. Ebbe questo Tempio otto colonne di fronte e tredici ne' lati e il suo ingresso sul Foro Romano, a cui si saliva per una gradinata alta piedi 20 e pollici 7. Sono queste colonne, scannellate, di ordine Corintio e della più bella proporzione. I loro capitelli sono di un lavoro grasso e largo, ed il sopraornato è bello e ben profilato. Gli ornamenti son lavorati con l'ultima perfezione, e quando vedesi in distanza presso a poco eguale alla sua altezza, fa un mirabile effetto.

Lì vicino è la Chiesa di S. Maria Liberatrice, situata alle radici del Monte Palatino, dirimpetto a S. Lorenzo in Miranda. Ella fu fabbricata nel 1617 col disegno di Onorio Longhi, in un luogo dove era un'altra Chiesa più antica, che si chimava S. Salvatore in Lacu, per il lago di Giuturna vicino. Il quadro dell'altar maggiore e le pitture della Sagrestia sono di M. Parosel.

Credesi che accanto a questa Chiesa fosse già il Lupercale, specie di grotta, che Evandro 1244 anni prima di G. C. consacrò al Dio Pane, e nella quale si ritrovava la Lupa, che allattò Romolo e Remo sotto il fico Ruminale, che da questo luogo non era lontano.

Vedesi comparir al di sopra il MONTE PALATINO, che fu prima da Saturno abitato, dove Romolo gettò i primi fondamenti di Roma, e sopra di esso si vede dipoi il superbo palazzo degl'Imperatori, cominciato da Augusto, proseguito da Tiberio, e da Caligola considerabilmente accresciuto. Nerone dipoi ne aggiunse a questo un altro sull'Esquilino immenso per l'estensione e straordinario per la magnificenzna. I marmi, l'avorio, l'oro, i diamanti in tutte le parti di quest' ultimo vi risplendevano. Le sale, dove si mangiava, erano circondate di tribune, dalle quali continuamente si versavano fiori e profumi. Ogni sorta di lusso, di delicatezza, di profusione si esauriva per i piaceri di un padrone, che sempre stanco di godere forse non godeva giammai. Tutte le magnifìche fabbriche, le quali questo superbo palazzo componevano, furono da Vespasiano convertite in edifizj publici. Quelle ricchezze poi e monumenti che contenevano le fabbriche Imperiali sul Palatino furono pel sacco de' Vandali ridotte in istato da non si poter conoscere, e non vi resta oggigiorno altro che rovine.

Gli Orti Farnesiani, che sono dietro S. Maria Liberatrice, ed al Re di Napoli appartengono come erede della Casa Farnese, occupano presentemente la più gran parte del Monte Palatino e del luogo del palazzo de' Cesari. Il principale ingresso è sulla piazza, dirimpetto al Tempio della Pace, ed ha una facciata, eretta dal Vignola, bene ideata e di bellissima esecuzione. Trovansi immediatamente in questi orti differenti figure antiche, e quindi una parte circolare di arboscelli rivestita, con nicchie dove sono alcune statue collocate. Una scala cordonata conduce ad una grotta, il di cui vestibolo è ornato. Nel salone si vede una grotta fatta a foggia di nicchia, con un getto d'acqua. Sopra una terrazza scoperta trovasi una fontana, fatta col disegno di Michel'Angiolo. Le scale, disegnate parimente da Michel'Angiolo, sono a doppia branca, ed ornate. In cima di queste scale sono due grandi uccelliere, fatte a guisa di padiglione, ed una terrazza con quantità di frammenti di cornicioni, di capitelli, di colonne e di pilastri, i quali sono stati in parte trasportati al Salone del Palazzo Farnese. Si osservano in questi orti molti avanzi del palazzo degli Imperatori; fra gli altri tre sale considerabili, ed alcune piccole sale de' bagni di Livia, le di cui volte sono ornate di pitture molto graziose.

Alle radici di questi orti, verso Ponente, è la Chiesa di S. Teodoro, che il Tempio di Romolo comunemente si chiama, perchè fu fabbricata sulle rovine di questo antico Tempio, eretto sotto i primi Re di Roma nel medesimo luogo, dove Romolo e Remo erano stati esposti sulla riva di una palude. Questa Chiesa fu ristorata nel 774 da Adriano I: Nicolò V nel 1450 la fece rifabbricare, e Clemente XI anch' esso la restaurò con la direzione del Cavalier Carlo Fontana. Sull'altar maggiore ornato di marmi, si vede un quadro dello Zuccheri, dove S. Teodoro è rappresentato in mezzo alle fiamme. Nell'ingresso del cortile esistente avanti la Chiesa, evvi un Oratorio del Cuor di Gesù, che alla Confraternita dell'istesso nome appartiene, chiamata ancora de' Sacconi.

Andando verso il mezzo giorno si trova a sinistra la bella Chiesa Collegiata di S. ANASTASIA, fondata circa l'anno 1300 da Apollonia, Dama Romana, in una sua possessione per farvi onorevolmente seppellire S. Anastasia Vergine e Martire. Urbano VIII, nel 1636, la fece con magnificenza rifabbricare col disegno di Luigi Arrigucci che la decorò di una facciata molto graziosa. La Chiesa è composta di tre navi, e di belle colonne antiche ornata, otto delle quali sono di pavonazzetto scannellate, due di granito rosso, e due di marmo Africano. La statua della Santa, che sull'altar maggiore si vede, è di Ercole Ferrati, e Michel'Angiolo Cerruti ne ha dipinto il martirio nella volta. In questa Chiesa si conserva una porzione del velo della Madonna, ed un calice di S.Girolamo. Gli antichi Papi vi andavano a celebrare la seconda Messa, o sia quella dell'Aurora nel giorno di Natale.

Seguitando la strada, che è accanto a S. Anastasia, al mezzogiorno del Monte Palatino, vedesi a sinistra la piccola Chiesa di S. Maria de' Cerchi, ed immense rovine, del palazzo degl'Imperatori, fra le quali sono due ordini di archi uno sopra l'altro con de' portici, che sembrano aver circondato il colle a guisa di sostruzioni. Queste rovine con molti alberi mescolate, producono le più pittoresche e bellissime vedute. Nell'isola, che sul fine della strada ed al cantone meridionale del Palatino, era altre volte il Settizonio di Severo, edifizio celebre, che serviva di recinto alla chiusura del Palazzo ornato di belle colonne di marmo a tre ordini, delle quali una porzione fino a tempo di Sisto V restarono in piedi.

Di là si volta verso la piazza di S. Gregorio, e per una piccola strada a sinistra ora chiusa da muro per una porticella si sale sul Monte Palatino, alla Chiesa di S. Bonaventura, ufiziata da' Frati Francescani della riforma di S. Pietro d'Alcantara, e alla Villa Rancureil, in cui sono delle pitture degne di stima: fra le altre due piccoli quadri nella volta, che uno rappresenta Ercole, l'altro le Muse, e credonsi di mano di Raffaello. Il celebre Abate Rancureil vi ha nel secolo scorso lasciato scoperte molte sale del palazzo Imperiale.

A lato alla strada della Polveriera, che scende da questa Villa verso l'Arco di Tito, è l'antica Chiesa di S. Sebastiano alla Polveriera, chiamata prima S. Maria in Pallara; che si dice eretta nell'Ippodromo, ovvero cavallerizza degl'Imperatori, nel luogo dove S. Sebastiano, Capitano della prima compagnia delle Guardie Pretoriane, sotto Diocleziano, a colpi di frecce fu martirizzato. Urbano VIII nel 1624 la fece ristorare ed abbellire col disegno dell'Arrigucci. Vi si veggono delle pitture di Andrea Camassei e di Bernardino Gagliardi.

Questa parte del X Rione comprende ciò che esiste al mezzo giorno verso Ponente della valle, che è tra il Monte Celio ed il Monte Palatino.

Il COLOSSEO, ovvero Anfiteatro Flavio, è un superbo edifizio, le di cui rovine somministrano ancora la più alta idea del potere dei Romani, e la di cui magnificenza superava tutto ciò che vi era di più maraviglioso nel Mondo. Vespasiano lo fece fabbricare dopo il suo trionfo della Giudea, e v' impiegò dodici mila Ebrei, che furono trasportati a Roma prigionieri. Non ebbe però la gloria di terminarlo. Tito, suo Figliuolo, vi pose l'ultima mano e ne fece la dedica.

Quest' opera immensa, ai combattimenti delle fiere ed agli altri Romani spettacoli destinata, è di forma ovale, la di cui lunghezza è di 845 palmi, la larghezza di 700, l'altezza di 233, e l'esteriore circonferenza di 2338. Vi si entrava per quattro gran porte, più di 21 palmi larghe, e poteva contenere ottantasette mila spettatori.

L'esterno di questo vasto edifizio, di cui più della metà è distrutta, pianta su due gradini, ed è decorato da quattro ordini di architettura posti uno sopra l'altro, e sono il Dorico, presentemente sterrato, il Jonico, il terzo e quarto Corintio. I primi tre sono in colonne, quasi per la metà del loro diametro nel muro inserite, ed il quarto in pilastri poco sporgenti in fuori, i quali sostengono con tutto ciò un cornicione molto maschio. Fra questi pilastri vi sono quaranta piccole finestre quadrate; ed altrettante nel sottoposto piedistallo; ma fra le colonne de' primi tre ordini si veggono 80 archi, in occasione de' giuochi i due ordini di arcate di mezzo erano anticamente di statue ornate, e le arcate inferiori danno l'ingresso ad un doppio portico, il quale intorno a tutto l'edifizio si estendeva, e da cui si passava alle scale tutte che conducevano alle diverse precinzioni delle gradinate.

Riguardo all'interno tutto è assolutamente degradato. L'arena, o sia la piazza vuota, che occupava il centro, è ripiena per la metà, i sotterranei, che servivano a rinchiudere le fiere, lo sono ancor più, i gradini, in tutto il giro disposti per servire di sedili agli spettatori, sono stati levati, la maggior parte delle volte de' corridori rovinano, o sono distrutte; e fra le grandi scale, che per salire vi erano, la meglio conservata essendo praticabile appena fu supplita di legno.

L'ARCO DI COSTANTINO è poco distante, sul principio della strada che a S. Gregorio conduce. Il Senato ed il Popolo Romano lo fece inalzare in onore di Costantino Magno, dopo la gran vittoria che questo Principe riportò, verso la parte settentrionale della Città, sopra il Tiranno Massenzio. Questo è di tre archi cumposto. Ciascuna faccia è ornata di quattro colonne Corintie scannellate di giallo antico, e di molti bassirilievi di un merito fra loro molto differente. Alcuni di lavoro contemporaneo a Costantino, risentono molto la barbarie, in cui le belle arti allora precipitavano. Gli altri all'opposto levati da qualche monumento di Trajano, e forse da un suo arco trionfale erettogli non lungi nella Regione I, presentano delle bellezze, che indicano un secolo, in cui la scultura era nella sua perfezione. Questi sono venti; ve ne sono dieci di forma quadrata, che esistono nell'attico; otto rotondi sopra gli archetti laterali, e due altri più grandi sotto l'arco maggiore.

Tutti questi bassirilievi e le otto belle figure de' Daci, poste sopra le otto colonne, hanno relazione alle spedizioni ed alle vitttorie di Trajano. Questo conferma che furono da un monumento più antico levati. Ma se si fa riflessione che la massa generale di quest' arco e le masse particolari sono eccellenti i pieni ed i vuoti hanno un giusto rapporto fra di loro, che le colonne sono benissimo proporzionate di ornamenti giudiziosamente collocati; e che i punti di vista e di fianco, da vicino e da lontano, sono bellissimi e presentano una bella esecuzione con grandissima magnificenza, si rimarrà persuasi, che questo monumento non è stato fatto a tempo di Costantino, ma di Trajano e soltanto adattato alle vittorie del secondo; benchè non si deve crederlo tolto dal Foro di lui, come si è detto, perchè il Foro Trajano era in essere anche al tempo di Costanzo nella sua venuta a Roma dopo la morte di Costantino suo padre.

Da questo Arco si sale a S. GREGORIO, celebre Chiesa de' Camaldolesi, sul Monte Celio fabbricata, nel luogo che anticamente chiamavasi Clivus Scauri, e sopra i medesimi fondamenti della casa paterna di S. Gregorio, dov' egli stesso aveva fondato un monastero ed una Chiesa, all'Apostolo S. Andrea dedicata.

La facciata e la scala grande che vi conduce, con il doppio portico, furono nel 1633 fabbricati dal Cardinale Scipione Borghese, col disegno di Gio. Battista Soria. Questa facciata, di due ordini di pilastri adorna, uno Jonico, l'altro Corintio, forma un buono effetto. Fra la facciata e la Chiesa vi è un cortile circondato di portici formati da archi di ordine Jonico, sotto i quali si veggono due colonne di porta santa, due altre di una bella breccia, le di cui pietre son bianche rosse grige, e gran numero di mausolei in marmo con buon gusto disposti. La nave della Chiesa, che fu rifabbricata verso l'anno 1725, è di buona proporzione, e decorata di una specie di ordine Composito, in cui è stato inserito un piccolo ordine Jonico per la decorazione delle navi laterali. Vi si osservano otto colonne di granito. La volta è stata dipinta da Placido Costanzi e l'altar maggiore è ornato di bei marmi e di un quadro del Balestra,che rappresenta S. Andrea appoggiato sulla croce, riguardante la Madonna ed il Bambin Gesù. Fra le altre pitture si distingue S. Gregorio nella cappella, che è nel fondo della destra nave laterale, quadro di Andrea Sacchi, di un buon colorito; al secondo altare della sinistra nave, una Madonna, di Pompeo Battoni, con altri Santi e due piccoli ragazzi, che sono benissimo ideati, e finalmente il S. Gregorio in orazione nel mezzo agli Angioli, posto sull'altare di una delle cappelle, che sono sulla fine de' laterali vicino al Santuario, fu pittura di Annibale Caracci, di una mediocre composizione, ma uno dei meglio coloriti di questo gran professore.

Lateralmente a S.Gregorio, nel recinto de' Camaldolesi, sono tre altre piccole Chiese, che tutte sopra un medesimo cortile corrispondono, e sono a S. Silvia, a S. Andrea ed a S. Barbara dedicate. L'altare di quella di S. Silvia, Madre di S. Gregorio Magno, è ornato della statua di marmo della santa e di rarissime colonne di porfido verde e di alabastro fiorito. La tribuna fu nel 1608 dipinta a fresco da Guido, per ordine del Cardiniale Borghese: questa rappresenta un concerto di Angioli che ha della reputazione, ma però è inferiore al merito di questo pittore.

La Chiesa di S. Andrea è architettata dal Domenichino. L'altare è ornato di due colonne di verde antico e di un buon quadro del Cavalier Roncalli dalle Pomarance, rappresentante la Madonna, S. Andrea e S. Gregorio. Sulle mura laterali si veggono le due superbe pitture a fresco del Domenichino e di Guido, l'una dirimpetto all'altra situate, nelle quali questi due incomparabili professori si sono disputati la gloria della preferenza. A sinistra è S. Andrea in atto di andare al martirio; di Guido: l'ordinanza di questo quadro è magnifica. A destra è la flagellazione di S' Andrea, del Domenichino: le figure sono maravigliosamente ben composte. L'uno e l'altro di questi due pezzi contengono così singolari e sì differenti bellezze, che è molto difficile il decidere chi dei due sia all'altro superiore. In questa cappella medesima S. Gregorio recitava le sue omelie.

Nella terza Chiesa, che è quella di S. Barbara, si osservano due colonne di breccia gialla; una statua di S. Gregorio sedente di marmo bianco, da Michel Angiolo sbozzata e da Niccola Cordieri terminata; ed una gran tavola di marmo, sulla quale ogni giorno S. Gregorio serviva a pranzo 12 pellegrini, e perchè un giorno egli vide un Angiolo che vi occupava un posto, questa cosa determinò il detto S. Papa ad aggiungervi sempre un tredicesimo povero; il che nel palazzo Pontificio ancora in oggi si osserva.

Vicino a queste piccole Chiese, dall'altra parte della strada che và a S. Stefano Rotondo, è l'antica Chiesa de' SS. Giovanni e Paolo, nel V secolo da S. Pammachio fabbricata nel medesimo luogo, dov' era la casa di questi due Santi Martiri, sotto Giuliano Apostata decapitati. Ella oggigiorno appartiene a' Passionisti. Vi si entra per un antico portico, dove sono due leoni di marmo alla porta. L'interno è in tre navi diviso da 16 colonne di granito, e nelle cappelle si osservano alcune buone pitture; ma il suo principale ornamento lo fanno le antiche colonne, fra le quali se ne contano 16 di granito nero, due di bianco venato dentro la porta sotto l'organo, otto nel portico, cioè due di granito rosso, e sei di nero. I corpi de' Santi Titolari sotto l'altar maggiore riposano e quello di S. Saturnino sotto l'altare della sua cappella, in una bell'urna di porfido, che lo rende uno de' più ricchi altari di Roma. Nella clausura de' Passionisti e ne' contorni si trovano molte rovine, ma non si sa bene a quali antichi edifizj appartenessero.

La strada, esistente al mezzo giorno di S. Gregorio, conduce all'antica Chiesa di S. Sisto, già da' Domenicani ufiziata, quindi a quella di S. GIOVANNI A PORTA LATINA, che verso l'anno 772 fu fabbricata sulle rovine di un antico Tempio di Diana Efesia, la quale ai Religiosi Minimi della Provincia Romana presentemente appartiene. Ella è divisa in tre navi, sostenute da colonne di marmo e di granito. Fra le pitture, di cui è ornata, si distingue il quadro dell'altar maggiore, che credesi da Federico Zuccheri dipinto.

Lì vicino si vede la cappella di S.Giovanni in Oleo, nel medesimo luogo fabbricata, dove S. Giovanni Evangelista fu nell'olio bollente immerso. Ella è di figura rotonda, e nel 1658 fu dal Cardinal Paolucci, col disegno del Borromino rifabbricata. Vi si mostrano gli strumenti del martirio di S. Giovanni Evangelista.

La PORTA LATINA, ora chiusa, che trovasi di poi, prende il suo nome dall'antica strada del Lazio, o Via Latina, su cui da Aureliano venne costruita; che era una delle più frequentate di tutte quelle de' contorni di Roma. Sembra che questa porta sia ancora tale quale anticamente esisteva.

Da questa porta si sale lungo le mura della Città; e sul Monte Celio si arriva dove sono la Villa Mattei, vicino a S. Stefano Rotondo; la Chiesa di S. Maria della Navicella, e quella di S. Tommaso in formis.

La VILLA MATTEI, posta in una vantaggiosissima situazione per la salubrità dell'aria che vi si respira, e per la veduta, che è graziosa e variata per ogni parte, era altre volte la più bella che fosse in Roma; e benchè abbia molto dell'antica sua magificenza perduto, si può ancora con piacere vederla a cagione del gran numero delle antichità che vi sono rimaste; e degli abbellimenti che vi ha fatti il nuovo Possessore. Il giardino è in tal guisa piantato, che comparisce molto più vasto di quel che è, per la maniera con cui disposti sono i viali, ed i bei punti di veduta che dalla terrazza si scuoprono. Per ogni parte si veggono belle fontane, colonne antiche, iscrizioni, termini, statue, busti, teste degne di stima, ed una gran quantità di urne sepolcrali di tutte le forme e di tutte le grandezze.

Avanti una delle facciate del casino vi è un prato, circondato di alberi e formato a guisa di circo, dove vedesi un obelisco di granito fatto di due pezzi, il superiore de' quali è di geroglifici coperto. Dirimpetto, nella porzione che fa circolo, si osservò una testa colossale antica, ora al Vaticano, che diceasi essere di Alessandro Magno, benchè rappresenti un Augusto, ed è stata fatta per una statua di 93 palmi di altezza. Questa testa, sul Monte Aventino trovata, non è in verun modo eccedente: ella è vera come la natura, e tutte le sue parti sono nelle proporzioni più belle. In questa specie di circo appunto il Cardinal Vicario, o il suo Vicegerente pranzava, allorchè il giovedì grasso andava alla visita delle sette Chiese, da quattro o cinque mila persone talvolta accompagnato, alle quali i Padri dell'Oratorio nell'istesso luogo davano da pranzo.

Il palazzo di questa Villa non è una superba fabbrica, ma vi si trovano molte statue antiche e moderne, che sembrano esservi state poste per fare un confronto dell'une con le altre. Io non ne parlo in particolare per non rendere questo articolo troppo lungo.

S. MARIA DELLA NAVICELLA è situata a lato all'ingresso della Villa Mattei. Quest' antica Chiesa, dove prima era la casa di Ciriaca, Dama Romana, che dette sepoltura a S. Lorenzo, fu da Leone X col disegno di Raffaello rifabbricata. Vi si veggono 18 stimatissime colonne di granito nero e verde, e due altre di porfido, che adornano l'ingresso del Presbiterio. Le pitture del fregio sono di Giulio Romano e di Pierin del Vaga. Ella si chiamava altre volte S. Maria in Domnica.

La NAVICELLA, da cui ha preso il suo moderno nome, è una piccola barca antica di marmo, che nella piazza dinanzi la Chiesa si vede; ella ha quindici palmi di lunghezza: la forma è buona, ma la sua scultura non è stimata.

Sul fine di questa piazza vedesi la porta dell'antica Chiesa di S. Tommaso in Formis, che fu di marmi e di mosaici adorna da S. Giovanni da Matha, di cui altro non rimane in oggi che una cappella, dove il Capitolo di S. Pietro, da cui dipende, viene a celebrarvi i Divini uffizj nel giorno della festa di questo S. Apostolo. Ella ha preso il soprannome in Formis dal condotto dell'acqua Claudia, di cui se ne veggono gli avanzi da questa Chiesa sino alla porta maggiore.

La VILLA CASALI è lì vicina, dirimpetto a S. Stefano Rotondo; vi si va a vedere molte belle cose antiche, che nell'istesso luogo furono trovate. Al settentrione di questa Villa evvi la piccola Chiesa di S. Maria Imperatrice, e quella de' Santi Quattro Coronati, con un Conservatorio di povere fanciulle orfane, da Pio IV eretto in un antico palazzo, che fu una volta da' Sovrani Pontefici abitato. La Chiesa fu nel 630 da Onorio I fabbricata, e benchè sia stata più volte ristaurata ancor vi si veggono antichissime pitture.

Stefano Piale - La città di Roma - 1826 - fonte Avirel