È sopra tutto celebre questo palazzo pel magnifico portone tutto di marmo bianco fino, e di bellissima architettura d'Antonio Labacco. Le finestre, e il resto della fabbrica è fatto col disegno di Flaminio Ponzio, e ultimamente è stato arricchito d' una nobil galleria dall' emintiss. card. Prospero Colonna, dotato d' erudizione appresa nella università di Padova sotto il celebre Lazzarini, e fornito di buon gusto. Sulla piazza di questo palazzo è quello de' Massimi, dove è una galleria dipinta da Bartolommeo Breccioli.
È una delle opere più notevoli
di Flaminio Ponzio, che data dal principio del secolo XVII e che
per la sua severità e maestà sembra appartenere all'arte
del secolo precedente. Piace perfino a quell'acuto critico che è
il Milizia perchè, essendo cominciata la decadenza, questo
esempio è un sano e piacevole ritorno all'antico.
La facciata è semplice con l'ornamentazione distribuita con
parsimonia ed una saggia divisione dei piani. Il portone, che si
crede d'un sol pozzo, fiancheggiato da due colonne doriche, non
accorda con l'edificio, infatti non è dell'epoca sia per
il suo poco legame col corpo dell'edificio, sia per l'esecuzione
secca e per le sculture della balaustra del balcone di stile meno
severa o di un gusto disarmonico. Si crede che sia autore Antonio
Labacco, ma questi, nato ai primi del secolo XVI non poteva aver
preso parte ai lavori d'un secolo dopo. In un antico itinerario
di Roma si dice che nel 1652 il palazzo fu ultimamente rinnovato.
Si nota sui piedistalli dell'ordine e di quelli della balaustra
una piccola colonna in rilievo che ricorda la provenienza della
famiglia Sciarra da quella dei Colonna.
Il cortile è opera moderna del Settimi, costruito nel 1857.
La famosa galleria, di cui faceva parte il celebre violinista di
Raffaello ora a Parigi, provenne agli Sciarra-Colonna dalla divisione
fatta coi Barberini, dopo la morte del contestabile don Filippo
Colonna ma ora più non esiste. Famosa era anche la raccolta
delle statue di marmo e di bronzo.
Ora in una sala vi è raccolto: Vanità e Modestia attribuito
a Leonardo da Vinci, ma ritenuto di Bernardino Luini; ritratto del
duca di Mantova del Mantegna; ritratto di donna, detta la Bella
del Tiziano, forse eseguito da Palma il vecchio.