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Palazzo Barberini

Sede della Galleria Nazionale d'Arte Antica Capitale

Palazzo Barberini
Palazzo Barberini

Quasi incontro a questa chiesa, e collegio è il maestoso palazzo del principe di Palestrina, principiato con l'architettura di Carlo Maderno, e con la soprintendenza di Domenico Castelli.

Fu questo vasto palazzo si può dire edificato col disegno del cav. Bernini eccetto le due finestre del pian nobile, e le due de' mezzanini, che son del Borromini, e restano sopra ad esse, e sono di quà, e di là alle arcate di mezzo chiuse da vetrate. La scala nobile resta a mano sinistra, sopra un ripiano della quale è murato un leone, scultura in bassorilievo antico, ma d'un'eccellenza, che non ha pari. La volta della gran sala è tutta dipinta da Pietro da Cortona, ed è la più bella opera, che di lui si vegga in Roma, e fu intagliata in rame. In essa sala è una copia della Trasfigurazione dipinta da Raffaello in s. Pietro Montorio, fatta da Carlo Napoletano, di cui è anche in un salotto la copia della battaglia di Costantino, dipinta nel palazzo Vaticano su' cartoni di Raffaello medesimo. In questo palazzo non si sa decidere, se sia maggiore il numero, e l'eccellenza o de' marmi antichi, o de' quadri insigni. La descrizione di questi due soli mobili farebbero un libro da per se; oltre un ricchissimo museo, e due librerie, una di libri stampati, e una di mss. e questa per copia, e rarità è la prima di Roma dopo la Vaticana. Non si sa dunque quì il catalogo nè de' quadri, nè de' marmi scoperti, de' quali il più celebre è un Fauno, che dorme, e tra le pitture sono molto singolari una Venere giacente, dipinta sul muro, pittura antica, che ha molto della maniera del Bonarroti, onde alcuni la credono di sua mano: e gli Amori che le sono intorno, son certamente di Carlo Maratti. Dirimpetto è pur ad affresco una Roma sedente, opera Greca, e in un piccol quadretto una vecchia con la conocchia, segata da qualche muro antico. In una gran camera è dipinta tutta la volta da Andrea Sacchi Nettunese, dove si rappresenta la Sapienza divina, che si trova intagliata in rame. Due altre camere hanno la ova dipinta dal Camassei: in una è la creazione degli Angioli, e nell'altra il monte Parnasso. V'è un quadro di Raffaello, che rappresenta il ritratto della sua innamorata, e una bella copia di esso di mano di Giulio Romano. La bella scala a lumaca, che rimane a destra dell'ingresso, si dice del Borromini. La porta del teatro, e quella d'ordine Dorico, che risponde sul giardino, e la fonte sul cantone delle 4 fontane sono architettura di Pietro da Cortona.

Descrizione delle Pitture, Sculture e Architetture esposte in Roma di Filippo Titi stampato da Marco Pagliarini in Roma 1763

Palazzo Barberini

Uno dei più importanti e vasti di Roma. Esso è fabbricato su una parte dell'antico circo di Flora. Nel 1624, poco dopo l'avvento di Urbano VIII, il cardinal camerlengo Francesco Barberini, suo nipote, cominciò il palazzo al posto

Immagine del Palazzo Barberini.

Palazzo Barberini.

dell'abitazione e dei giardini del cardinal Carpi, divenuti poi proprietà dei duchi Sforza. Altri dicono che fosse proprio Urbano VIII, Maffeo Barberini, il primo a cominciarlo, nel 1628, per la sua famiglia che abitava un'umile palazzina in piazza del Monte di Pietà.

Carlo Maderno ne diede il primo disegno, di cui è rimasto solo il piano generale del palazzo perchè egli allora era vecchio e molto occupato per S. Pietro, ove era obbligato per infermità a farsi portare in lettiga. Più volte durante i primi lavori si fece supplire dal Borromini, il quale alla sua morte, avvenuta nel 1629, gli successe nella direzione dei lavori. Non volendone seguire il disegno per ciò che riguardava tutte le particolarità decorative dei prospetti, delle finestre, delle cornici, ecc., immaginò un altro palazzo e portò molto innanzi la costruzione muraria di tutto l'edificio. Ma presto venne a sapere che gli sarebbe stato surrogato il Bernini, molto protetto dal papa, e allora si affrettò a tutt'uomo ad eseguire il suo disegno decorativo nelle due finestre che fiancheggiano il prospetto centrale in tutti e tre i piani, sperando con ciò di obbligare il Bernini a seguire il suo disegno in tutte le altre finestre delle due ali laterali. Ma il Bernini lasciò intatte le finestre del Borromini, che rispondono nelle due scale, ed immaginò ed eseguì un altro disegno per le finestre delle due ale ed innalzando questo palazzo più regio che principesco, con motivo originalissimo e di grande effetto, mostrando col paragone di quanto vincesse il suo emulo.

Questo fatto accrebbe la tristezza e la rabbia del Borromini e non fu certo estraneo alla sua prematura fine, che si uccise con la sua spada qualche anno dopo.

La parte del fondo, la dolce rampa e la facciata posteriore furono fatte dal Borromini e si riconoscono dai particolari scorretti; il resto, la facciate laterali e la facciata principale con gli avancorpi, sono opera del Bernini, anzi sono stimate come una delle sue più belle opere.

Sotto il portico, a mano sinistra, vi è la scala principale, del Bernini, vasta e maestosa, decorata di statue e bassorilievi fra cui primeggia al secondo ripiano uno stupendo leone antico in marmo. A destra, sotto il medesimo portico, ha principio la scala a chiocciola, del Borromini, fatta ad imitazione di quella di Bramante al Vaticano, ed è per la forma quasi ovale assomigliante anche a quella del Longhi nel palazzo Borghese: Borromini, come il Vignola e il Longhi, vi mise il solo ordine dorico, accoppiando le colonne e mettendolo sui piedistalli che comprendono le balaustrato, sopprimendo i triglifi. Questa scala conduce direttamente alla famosa galleria, che contiene insigni capolavori di pittura.

Uscendo dalla galleria si ascende, per la stessa scala, al gran salone del primo piano la cui volta fu dipinta da Pietro da Cortona, opera che viene riguardata come il capolavoro di tale artefice, benchè in essa dia prova più di virtuosismo che di arte vera.

Il soggetto dell'affresco è il Trionfo della gloria dei Barberini, in cui simbolicamente sono rappresentate le azioni più celebri e le virtù di Urbano VIII, mediante cinque scompartì che, compreso quello del centro, formano altrettanti quadri di composizione, nel cui mezzo è l'arma dei Barberini portata al cielo dalle virtù teologali, al cospetto della Provvidenza, circondata dal Tempo, dalle Parche, dall'Eternità e da altre simboliche divinità.

Nel primo scomparte è rappresentata Minerva che fulmina i Titani.

Nel secondo la Religione e la Fede debellatrici della Voluttà e del Piacere, figurato in un Sileno.

Nel terzo in alto la Giustizia e l'Abbondanza, in basso la Carità ed Ercole che uccide le Arpie, con allegorie al castigo dei malvagi.

Nel quarto in alto la Chiesa e la Prudenza e in basso la fucina di Vulcano e la Pace che chiude il tempio di Giano.

Strano contrasto di figurazioni cristiano e pagane in cui ancora si riverberava lo spirito del Rinascimento.

Nell'annessa sala sono parecchie statue fra cui una Laudamia, figura eminentemente drammatica, forse opera originale greca; secondo altri è soltanto una supplicante.

La pianta del pianterreno si compone di due corpi di case, riuniti in un solo da un vasto muro di retrocorpo. All'esterno il vestibolo è aperto in sette arcate che si riducono poi a cinque, a tre, a due e una e da l'entrata ad un secondo vestibolo, elittico, dopo il quale si trova una bella rampa che forma una magnifica prospettiva col lontano giardino e la fontana dell'Apollo.

Al primo portico del vestibolo si vedono alle due estremità due arcate simmetriche precedute da qualche scalino: una e l'altra conducono a due principali scale del palazzo e agli appartamenti dei diversi piani.

Quella di destra fa cominciare con la biblioteca, che era stabilita al primo piano, celebratissima, composta di oltre 60 mila volumi e 10 mila manoscritti provenienti la maggior parte dalla Biblioteca Strozzi di Firenze, e venduta anni or sono al Vaticano. Fra i manoscritti è famoso quello di Giuliano da Sangallo, del 1419, contenente disegni di antichità allora esistenti, nonchè gli scritti di Dante, Galilei, Bembo, Bellarmino, Tasso, una Bibbia della Mesopotamia, miniature greche, 15 antiche ciste di bronzo di Palestrina, un messale miniato da Giulio Clovio pel cardinale Ximenes e l'altro, dipinto dal Ghirlandaio. Gli appartamenti del primo piano sono spaziosi e di grande magnificenza nella decorazione di statue antiche, di collozioni di quadri e di stucchi di bellissima esecuzione.

Gli edifizi sono riuniti ai giardini da due ponti, di cui uno è situato dietro e nell'asse del palazzo e l'altro si riconnette alla facciata laterale di destra.

La facciata principale, imponente e mossa, ha una decorazione architettonica irriprovevole: la parte di mezzo nell'ordine terreno è nobilmente arcuata e con archi a sfondati prospettici nel secondo e terzo piano. Le crociere che richiamano le sale degli avancorpi o facciate laterali sono insignificanti; le tre del retrocorpo bizzarre.

Il balcone è pittoresco. La parte centrale, di ottimi rapporti nel suo prospetto coi due avancorpi, è mirabilmente studiata.

Vi abitò Carlo IV re di Spagna con Maria Luisa sua consorte, che vi morì nel 1819.

Nel giardino esisteva, secondo i vecchi cronisti di Roma, un tempietto consacrato da Numa Pompilio a Giove, Giunone e Minerva, che dai romani fu chiamato Vetus Capitolium, secondo altri esso sorgeva nell'area del palazzo reale. Nello stesso giardino fu già l'obelisco del Pincio con lo storico Pino e vi è un piccolo monumento allo scultore Thorwaldsen, di Emilio Wolff.

Nel cortile, dietro il palazzo, si vede la grande iscrizione antica che esistette già nell'arco trionfale eretto all'imperatore Claudio sulla via Flaminia per la conquista della Britannia e delle isole Orcadi.

Chiude esternamente il giardino, in linea obliqua con la facciata, un'artistica e decorativa cancellata, eretta con disegni dell'arch. Francesco Azzurri, formata da pilastri con talamoni ai lati, eseguiti da varî scultori, sormontati da vasi.

Notiamo i migliori quadri della galleria:

Prima sala. - Adamo ed Eva del Pomarancio; l'Annunciazione di maniera del Correggio; S. Cecilia del Lanfranco; Lo sposalizio di S. Caterina del Parmigianino; La castità di Giuseppe di Bilivert; Maddalena del Pomarancio; S. Paolo della scuola di A. del Sarto; Sisto V della scuola del Tiziano; Sofonisba del Guercino; S. Urbano papa di Simone Vouet.

Seconda sala. - Lo sposalizio di S. Caterina della scuola di Raffaello; Marcantonio Barberini del Maratta; Urbano VIII di A. Sacchi; il cardinal Bembo del Tiziano; Gesù all'orto attribuito al Correggio; S. Pietro di A. Sacchi; Madonna del Francia? Madonna del Sodoma? Madonna del Pasqualino; ritratto della figlia di Mengs del Mengs; Baccanale del Romanelli; Sacra Famiglia del Francia; ritratto di scuola fiorentina.

Terza sala. - Morte di Germanico del Pussino; Paese di C. Lorenese; Paesi dell' Albani; la Fornarina di Raffaello; ritratto di Beatrice Cenci di Guido Reni; ritratto di Michelangelo da Caravaggio; Anna Colonna di scuola spagnuola; ritratto di Andrea del Sarto; Adamo ed Eva del Domenichino; Gesù fra i dottori del Düer; S. Urbano di Guido; Mezza figura di donna del Tiziano; Sacra Famiglia di A. del Sarto; ritratto del Rembrandt; Annunziata di Botticelli? ritratto di Paolo III del Tiziano? Sacre Famiglie della scuola di Raffaello.

I PALAZZI DI ROMA E LE CASE DI PRESTIGIO STORICO ED ARTISTICO - Luigi Callari