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2 - Fontana di Trevi

Fontana di Trevi
Fontana di Trevi

Quest'acqua pregevole per la copia, e per la salubrità fu condotta a Roma da M. Agrippa. Ella nasce nella tenuta di Salona posseduta al presente dal Capitoli di s. Maria Maggiore, otto miglia distante da questa città. Essendo per la lunghezza dell'età rovinati, e guasti i condotti, e perciò perduta quest'acqua, Pio IV gli fece restaurare, e ce la restituì. Esciva quì per tre gran bocche, che rendevano maraviglia, benchè fossero affatto rustiche, ma la copiosità dell'acqua, che allora appariva mag, era d'uno stupendo naturale ornamento. Venne in mente alla gloriosa mem. di Clemente XII d'adornarla con un nobile prospetto. Niccola Salvi Romano ne fu l'architetto. La statua gigantesca collocata nella gran nicchia di mezzo, e che rappresenta l'Oceano, fu modellata dal Maini, come anche i due Tritoni marini collocati sopra un monte di massi, e scolpiti in marmo con l'Oceano dal Bracci. Nelle due nicchie laterali sono due statue pur di marmo, opere di Filippo Valle, che rappresentano una la Salubrità, e l'altra la Fecondità. Sopra il cornicione posano quattro statue, dalla prima delle quali si mostra l'Abbondanza de' fiori, dalla seconda la Fertilità de' campi; dalla terza la Dovizia dell'autunno, e dalla quarta l'Amenità de' prati. La prima fu scolpita da Agostino Corini, la seconda dal Ludovisi, la terza dal cav. Queirolo, e l'ultima da Pincellotti. L'arme di Clemente XII ch'è in cima al prospetto, retta da due Fame è tutta opera di Paolo Benaglia.

L'acqua di questa fontana è la celebre acqua Vergine, fatta condottare da Marco Agrippa Genero d'Augusto per uso delle sue Terme, situate dietro il Panteon; e viene così detta, perché fu ritrovata da una Donzella, che ne mostrò le vene ad alcuni Soldati assetati. Questa preziosa acqua nasce otto miglia lontano da Roma, fra la strada di Tivoli, e quella di Palestrina, verso la tenuta di Salona; e per mezzo d'un condotto quasi tutto sotterraneo, lungo 15 miglia, che fu ristaurato da Claudio, e da Trajano, entra nella Città per la porta Pinciana; e giunta alla Trinità de' Monti si divide in due rami, l'uno de' quali passando per la strada Condotti la sporge per tutta la Città; e l'altro la conduce a questa fontana. Vogliono alcuni, che abbia ottenuto il nome di Trevi dalla parola Trivio, volendo intendere sotto questo nome le tre vie principali, che conducono su questa piazza; ma siccome queste vie sono più di tre, sembra più verisimile l'opinione di coloro, che la credono così detta dalle tre bocche, per le quali gettava l'acqua fin dal tempo di Nicolò V, il quale in occasione d'aver fatto risarcire l' acquedotto, trasportolla dalle vicinanze del Panteon, dove era prima, in questo luogo, intendendo così, tanto per la diversità del sito, quanto per averla divisa in tre bocche, come è delineata nel rame presente, di renderla più ampia, e grandiosa. Ma non bastando tutto ciò a Clemente XII, e volendo farla corrispondere maggiormente in grandezza, e magnificenza alle altre maestose fabbriche di Roma, mutandole totalmente forma col disegno di Nicola Salvi la ridusse nella maniera, in cui si vede al presente, colla sola diversità, che tutte le statue, ed i bassirilievi erano allora di stucchi, che poi Benedetto XIV fece fare di marmo, e così ridusse l'opera vieppiù magnifica, e perfetta.

Dentro la gran nicchia di mezzo, ornata di quattro colonne vi si vede una statua colossale, rappresentante l'Oceano, in piedi sopra un carro formato di conchiglie, e tirato da due cavalli marini guidati da due Tritoni; tutte sculture di Pietro Bracci. Nelle due nicchie laterali sono collocate le statue della Salubrità, e della Fecondità, scolpite da Filippo Valle; sopra a cui sono due bassirilievi, uno rappresentante Marco Agrippa, e l' altro la Donzella, che ritrovò la sorgente della medesima acqua; sono d'Andrea Bergondi, e di Giovanni Grossi. Le quattro statue di travertino, che sono sopra il cornicione rappresentano l'Abbondanza de'fiori, la Fertilità delle campane, le Ricchezze dell'Autunno, e la Vaghezza de' prati.

Questa fontana sta appoggiata ad un lato del palazzo Conti, il quale à l'ingresso dalla parte della piazza detta di Poli. Esso fu edificato col disegno di Martino Lunghi il vecchio, ed appartiene al Duca di Poli dell'antica, e illustre Casa Conti, che à dato molti Papi alla Chiesa.

Nella suddetta piazza di Poli è l'Oratorio della Confraternita di s. Maria in via, eretto nel 1724 col disegno di Domenico Gregorini.

Questa viene formata da una porzione dell'acqua Vergine, ch'è la migliore e più gradita che si beve in ha la sua sorgente otto miglia distante dalla città, fra la strada di Tivoli e quella di Palestrina nella tenuta di Salone. Marco Agrippa, genero di Augusto la introdusse nel 735. di Roma il giorno 9. di Giugno per mezzo di un acquedotto di 14. miglia, ch'entra nella città vicino a muro torto, e viene in basso sotto la Trinità de' monti, ove si divide in due rami per portar l'acqua, uno lungo la strada Condotti, l'altro alla Fontana, detta di Trevi dal triplice sbocco che aveva l'antica, costruita da Nicolò V. nel 1453.

Questa Fontana che prima era molto semplice fu decorata da Clemente XII. nel 1735. del grand'edifizio, che vi si vede, disegno di Nicola Salvi, composto da tre corpi di fabrica, e da un basamento che posa sopra un masso di scoglj, dal quale l'acqua sbocca per cadere in una gran vasca, intorno ha un marciapiede sotto al livello della strada 6. in 7. scalini, chiuso da un recinto e da una barriera che occupa quasi tutta la piazza. Il corpo in mezzo, che si avanza più de' laterali, rappresenta un arco trionfale, decorato da 4. colonne, da bassirilievi e da statue: nel nicchione di mezzo, ornato da 4. colonnette Ioniche vi è una statua colossale di Nettuno in piedi sopra una conca, tirata da cavalli marini, guidati da Tritoni. Questo gruppo di sculture, eseguito in marmo da Pietro Bracci, poggia in mezzo allo scoglio, e ne occupa quasi due terzi. Nelle nicchie laterali sono le statue in marmo della Salubrità e della Fecondità di Filippo Valle, e sopra due bassirilievi, di Andrea Bergondi, e Giovanni Grossi ne' quali si rappresenta Agrippa che ordina la costruzione dell'aquedotto, e quella Vergine, che insegna le sorgenti ai Soldati assetati e dalla quale prese l'acqua il suo nome. Sopra del cornicione si vedono quattro statue, a piombo delle 4. colonne, che possono riferirsi alle 4. Stagioni, e più indietro un Attico che ha nel mezzo la grand'iscrizione, e che termina coll'arma gentilizia di quel gran Pontefice.

I due corpi laterali sono ornati da pilastri Corintj, fra' quali sono due ordini di finestre. Rincresce che una Fontana cotanto magnifica non sia situata sopra di una gran piazza, della quale farebbe il più bell'ornamento.

Acqua Virgo

Oltre via della Dataria si sbocca in uno degli spazi più belli e famosi di Roma che incrocia numero romano vie su piazza dei Crociferi, la cui storia inizia con la mostra dell’Acqua Vergine dal nome della vergine romana Aqua Virgo captata nel 19 A.C. da Agrippa e ricostruita per volere di Niccolò V nel 1453 e orientata verso l’incrocio di piazza Trevi. Sulla celeberrima fontana di Trevi vi è sia la raffigurazione dell’abbondanza opera di Filippo della Valle, che la raffigurazione di Agrippa opera di Grossi, che approva il disegno. Straordinaria è la capacità di fondere in una singola opera natura e artificio, architettura e paesaggio proprio come nell’acquedotto.

La strada cuperta

Chi vvò vvienì da le Cuattro-Funtane

sempre ar cuperto ggiú a Ffuntan-de-Trevi,

entri er porton der Papa, c’arimane

incontr’a Ssan Carlino: poi se bbevi

tutto er coritorone de sti grevi

de papalini fijji de puttane:

ggiri er cortile: poi sscegni a li Bbrevi

sin dove prima se fasceva er pane.

Com’è arrivato a la Panettaria,

trapassi l’arco, eppoi ricali abbasso

e scappi dar porton de Dataria.

E accusí er viaggio finirà a l’arbergo

de li somari che stanno a l’ingrasso

magnanno carta zifferata in gergo.

G.G.Belli