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PIAZZA COLONNA

La Colonna di Marco Aurelio a Piazza Colonna
La Colonna di Marco Aurelio a Piazza Colonna

La Piazza, voluta da Sisto V sul finire del cinquecento, è un perfetto quadrato realizzato con quattro palazzi ed al centro la Colonna di Marco Aurelio. La colonna, eretta tra il 180 ed il 196 in occasione del trionfo di Marco Aurelio sui Marcomanni, i Quadi ed i Sarmati è simile per dimensioni e stile alla Colonna Traiana, che si trova nel complesso dei Fori Imperiali. E’ alta 29,60 metri, e con la base e capitello raggiunge i 42 metri di altezza; realizzata in 28 pezzi con un diametro di 3,70, nell’interno una scala di 190 gradini giunge alla sommità, dove Sisto V, nel 1588, incaricò Domenico Fontanna di collocarvi, in luogo della statua dell’Imperatore, la statua di San Paolo, che Leonardo da Sarzana e Matteo Castello modellarono e GianBattista Torrigiani fuse in bronzo dorato, e di restaurare il basamento, nel quale fu posta una errata iscrizione che l’attribuisce ad Antonino Pio. Nei bassorilievi che compongono i 23 giri della spirale sono rappresentate la "guerra sarmatica" e la "guerra germanica". Alcune figure della parte centrale ed alta del bassorilievo, andate distrutte, furono riscolpite ed inserite da Silla Longhi e Matteo Castello.

Cuore di Roma moderna, situata nel Campo Marzio, occupa parte dell'antico Foro di Antonino Pio. Nel centro sorgeva colonna, anche detta « centenaria », perché alta 100 piedi, (dalla quale prende il nome la p.) eretta dal Senato e dal Popolo Romano ad onore di Marco Aurelio Antonino, in memoria delle vittorie da lui riportate sui popoli della Germania. E' da notarsi, nei bassorilievi, che l'ornano per intiero a spirale, la figura di Giove Pluvio al quale i pagani attribuirono il noto prodigio della pioggia, che i cristiani invece, della legione Fulminante, avrebbero ottenuta dal loro Dio, e che fu causa della vittoria. In cima alla colonna era la statua in bronzo dorato dell'Imperatore. La colonna, d'ordine dorico, si compone di 28 massi di marmo bianco ; si ascende alla sommità per una scala a chiocciola di 190 gradini, illuminata da 41 feritoie; ha un diametro di m. 3.69; compresa la statua è alta m. 44.15. E' da notarsi, che m. 5-50 dell'antico piedistallo rimangono sepolti sotto il piano stradale attuale.

— Nel 955 Agapito II la confermava in proprietà del convento di S. Silvestre in Capite, e in quel tempo i pellegrini, che salivano sulla colonna lasciavano un obolo a beneficio di detto convento. Fu danneggiata da incendi e fulmini; perciò Sisto V la fece restaurare come è attualmente da Domenico Fontana, e mettervi alla sommità la statua di S. Paolo.

— Nel nono secolo sorgeva ai piedi della colonna una chiesetta dedicata a S. Andrea.

— Della colonna cosi scriveva, nella sua «Roma Nuova» (1813), Aloys Sprenger: Fa da custode all’Antonina un sarto, che esercita l'arte sua a pie della colonna. Ai romani non fa pagare nulla, ma dai forestieri, per lasciarli salire in cima, esige una mancia.

— Nel sec. XVIII la piazza era destinata al mercato degli erbaggi. Verso sera diveniva, intorno alla colonna, fino a poco fa, luogo di riunione dei mercanti e dei butteri; oggi detti mercanti di campagna si riuniscono sotto il portico della galleria.

— Ricorderemo i concerti estivi, che si eseguivano in questa p., che costituivano una delle più simpatiche e gioiose istituzioni romane.

— Sino quasi al 1870 vi si dovevano riunire, in pieno giorno, i caffettieri con i loro fornelli per abbrustolire il caffé, per disposizione ministeriale; e quando furono di qui allontanati, per questa occorrenza, fu loro assegnato un terreno presso Porta Angelica.

— La p., anticamente detta Flaminia, fu poi fino ai tempi di Sisto V chiamata Cancellieri, avendovi la famiglia Del Bufalo Cancellieri un pal., che occupava parte, dell'area dell'attuale pal. Ferraioli. Poi prese nome di p. S. Bartolomeo dalla chiesa allora esistente, ove poi sorse il Pal. Chigi. Vicino a detta chiesetta, in luogo angusto e scosceso (Via Sdrucciolo) aprivansi, in basse casette, le botteghe dei così detti ferrai della Colonna, che avevano l'obbligo di fornire i cerchi delle caldaie al Pal. Apostolico; nel sito di queste officine e chiesetta di S. Bartolomeo, gli Aldobrandini e-ressero un Pal. poi acquistato da Agostino Chigi che nel 1562 lo rifece con disegni di Giacomo della Porta.

— L'altro lato della p., come già dicemmo, è occupato dal Pal. Chigi; fino al 1915, cioè alla dichiarazione di guerra dell'Italia, fu sede dell' Ambasciata Austro-Ungarica presso il Quirinale; ora del Ministero degli Esteri.

— Nell'età di mezzo qui era la casa della nobile famiglia Jancolini, ed un gruppo di casette addossate ad un fienile. Dalla parte opposta era il Pal. Piombino, che demolito, dette luogo ad un'area, che prese nome di Sterrato di p. Colonna, e sul quale nel 1891 sorse un padiglione in legno detto nell'Allegria, che vi stette per parecchi anni, finché poi sorse il nuovo Pal. della Banca Nazionale di Credito.

— Anticamente qui era il Portico di Vispsania Polla sorella di Agrippa, dove Augusto fece dipingere la grande carta geografica di tutto l'impero «orbis pictus». Avanzi di detto portico si rinvennero nel 1885 dietro il Pal. Sciarra e nel 1886 lungo la V. Frattina.

— Nell'età di mezzo si aggruppavano numerose casupole, in una delle quali trovavasi la storica farmacia della nobile famiglia Tedallini (nei sec. XIV e XV la Farmacia era anche esercitata dal nobili). Dietro di esse chiudeva la vista la massa granitica delle case dei Capocci, che occupavano la vetta di una collinetta, detta lo Monacello, precisamente nella località della già p. Rosa (v.), ai nostri giorni scomparsa pure essa.

— Molti sec. or sono, l'area della p. era attraversata dalla Petronia Amnis, piccolo fiume originato dalle acque dette Sal-lustiane, che poi alimentava la palude Cuprea (presso il Pantheon).

— Secondo Lanciani la colonna in origine stava nel centro di un « peribolus » o piazza cinta da un portico a colonne, e probabilmente ove ora è il Pal. Chigi ergevasi il tempio dedicato a Marco Aurelio. Al tempio era addossata una casetta singolare appartenente al liberto dell'imp. Severo, che aveva avuto il permesso di fabbricarsela per essere il guardiano della colonna e cosi riscuotere l'obolo da chi voleva salirvi.

— Nella p. osservasi pure una fontana in marmo detto «porta santa», 'eretta da Gregorio XIII su disegno di Giacomo della Porta.

Stradario Romano -Blasi - 1923

Tra il Palazzo Chigi e Palazzo Wedekind un piccolo tratto di strada in salita collega Piazza Colonna con Piazza di Monte Citorio ; sul lato opposto di Palazzo Chigi, Largo Chigi con il palazzo della Rinascente, opera del De Angelis nel 1887; da Largo Chigi ha inizio Via del Tritone che raggiunge Piazza Barberini.

Galleria Alberto Sordi (ex Colonna)

Uno dei quattro palazzi che formano la Piazza è il Palazzo della Galleria Colonna, luogo storico della Roma della "belle époque", sorto ai primi del novecento al posto dell’antico palazzo Piombino, con grande portico che si divide in due rami a Y. Oggi completamente trasformata, la Galleria fu, nel grande "Caffè Berardo", luogo di appuntamenti e di ritrovo di artisti, soppiantata poi da Via Vittorio Veneto al tempo della dolce vita.

Chiesa di San Bartolomeo dei Bergamaschi

Alla sinistra il Palazzo Ferraioli, eseguito su progetto di Francesco Paparelli, appartenuto alle famiglie Del Bufali, Aldobrandini e Niccolini. Attigua al Palazzo una piccola Chiesa del cinquecento dedicata a Santa Maria della Pietà e facente parte dell’Ospedale di pazzi; passata poi alla Confraternita dei Bergamaschi fu dedicata a San Bartolomeo dei Bergamaschi.

La chiesa di S. Bartolomeo, come si è detto, demolita, fu ricostruita dirimpetto nel 1561 da un accolta di fedeli col titolo di S. Maria della Pietà, e poi comprata dalla confraternita dei Bergamaschi, che la restaurò con facciata del De Dominicis. Un'altra parte dell'area del Pal. Feirraioli era occupata nel 1548 da un edificio, ove tre spagnoli accoglievano i pellegrini poveri che venivano a Roma; avendo però S. Filippo istituita la Trinità dei Convalescenti e Pellegrini, qui si fece un ricovero per i pazzi, che fino allora mancava completamente, e vi stette fino al 1726, quando Benedetto XIII lo trasferiva alla Lungara. Forse qui nel 1587 venne ricoverato il Tasso.

Stradario Romano -Blasi - 1923

Palazzo Wedekind

Al lato opposto il Palazzo Wedekind, che risale all’ottocento, su disegno di Pietro Camporese, con il portico formato da 16 colonne ioniche dell’epoca augustea provenienti da Veio, all’epoca sede della Posta Pontificia ed oggi sede del quotidiano Il Tempo.

II lato centrale della p. è occupato dal Pal. Wedekind, ornato da un orologio luminoso e dal Portico di Veio, fatto da Gregorio XVI con le colonne trovate a Veio (v. Isola Farnese), città che i Romani distrussero nel 360 di Roma, uccidendo o facendone schiavi gli abitanti. Dopo il 1870 dal Pal. Madama, fu trasportata, sotto detto portico, la Posta; e nei piani superiori ebbe provvisoria sede il Ministero della Pubblica Istruzione. — Oggi il primo piano è sede dell'Associazione della Stampa. Questa associazione ebbe origine da un diverbio sorto dentro il Pal. di Montecitorio fra l'on. Pierantoni ed il giornalista Fedele Albanese per gli attacchi che nel maggio 1877 questi aveva scritto contro quello nel Fanfulla; il Pierantoni percosse l'Albanese. Tutti i giornalisti protestarono con l'on. Di Blasio, questore della Camera, contro questa aggressione, e Crispi, che era presidente della Camera, deplorò il fatto. Da ciò, vedendosi quanto valesse la collettività delle proteste a far rispettare la libertà di stampa, sorse l'idea dell'associazione, e Luigi Ferro l'approfondì e l'elaborò, e il 15 dicembre l'Associazione si costituiva, eleggendo a suo presidente Guglielmo De Sanctis. — Sotto il Portico nel 1880, fu aperto il Caffé Colonna, che divenne il ritrovo dei nottambuli. Servivano Kellerine (cosa nuova per Roma) e la gente che non voleva entrare, si affollava davanti per vederle tutte vestite di nero, con i polsini e il grembiule bianco, andare svelte da un tavolino all'altro, dispensando sorrisi e raccogliendo buone mance. Allora la più ammirata era una francese, Hannah.

Stradario Romano -Blasi - 1923

Palazzo Chigi

Ultimo palazzo del quadrilatero, non certo per importanza, è Palazzo Chigi, iniziato dal Maderno per la Famiglia Aldobrandini, fu ultimato nel 1630 da Della Greca. Passato ai Pamphili, fu venduto da Donna Olimpia Pamphili detta "Pimpaccia" al Cardinale Fabio Chigi per la enorme cifra di 41.314 scudi. Il Palazzo rimase di proprità dei Pamphili fino al 1917, quando fu ceduto allo Stato Italiano, dopo essere stato sede l’Ambasciata d’Austria-Ungheria fino al 1915, inizio della "grande guerra". Preso in possesso dallo Stato fu destinato a sede del Ministero degli Esteri e poi a sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri.