Tesori di Roma: foto di Roma gratis

LE VILLE DI ROMA

MAURIZIO PALEOLOGUE

Villa Celimontana

Le ville sono, come i palazzi, un indice dello stato sociale che si è costituito a Roma verso la fine della Rinascenza. La piantagione delle une s'inspira agli stessi principi, si adatta al medesimo genere di vita della costruzione degli altri. La disposizione del parco è in istretto legame con quella degli edifici. Il giardino non è, per così dire, che un prolungamento dei saloni.

La natura libera vi è esclusa. Parterre, viali, boschetti, laghetti, tutto l'ornamento obbedisce alle leggi della prospettiva e della geometria. Linee di alti pini segnano l'asse principale, coronano le alture, chiudono gli sfondi. Siepi dal fogliame opaco, mirti, bossi, lauri, paiono verdi pareti. File parallele di querce si riuniscono alla cima a forma di volta. Visti di entrata, fiancheggiati di cipressi, si prolungano come dei portici. Infine, qua e là, scaloni, balaustre, emicicli, vasche, urne, cariatidi, erme, tutta un'ornamentazione di marmo, finiscono per imprimere all'insieme un carattere architettonico.

Roma antica non aveva concepito altrimenti il disegno dei suoi parchi. L'idea le era venuta dall'Asia, al tempo della guerra contro Mitridate. I primi giardini creati sullo stile orientale furono quelli di Lucullo, il vincitore del re del Ponto: essi si stendevano sull'altipiano attuale del Pincio. Furono imitati da molti, rivaleggiando in grandezza. Sallustio e Mecenate spiegarono una magnificenza inaudita nelle loro ville del Quirinale e Esquilino. Sotto i Cesari la superficie e la sontuosità dei giardini si accrebbero ancora. Ma il principio architettonico continuò a prevalere. Distribuzione geometrica, prospettive chiuse, ornamenti di terrazze, di statue e di esedre, tutto il piano generale fu mantenuto. Il parco fu sempre considerato come una estensione degli edifici, come un adattamento della natura alle comodità della vita sociale. Plinio il giovine, volendo fare l'elogio di un giardino, scriveva: "E un'opera urbanissima: opus urbanissimum".

Ripresa nella Rinascenza, questa concezione non ha ricevuto tutto il suo sviluppo che al diciassettesimo secolo, sotto l'influenza di Fuga, di Borromini, di Maderno, dell'Algardi, di Lenotre, infine, che si recò tosto ad applicare a Versailles le formule italiane.

Durante tre secoli le ville Pamphili, Borghese, Ludovisi, Negroni, Mattei, Sciarra, Corsini, Medici, Albani, hanno cinto Roma del più glorioso degli ornamenti, un ornamento tale che nessuna città del mondo ne ha mai posseduto uno simile. Sotto il pretesto di migliorare la pubblica edilizia e di aprire dei nuovi quartieri, una stupida amministrazione ha osato manomettere alcuni di questi grandiosi giardini. Il livello, il piccone e l'ascia hanno commesso irreparabili danni. Delle ville sono scomparse completamente. La più nobile delle residenze patrizie, la Villa Ludovisi, disegnata da Lenotre, consacrata da Goethe, non ha trovato grazia dinanzi ai profanatori: essa è perita intera.

Fra quelle rimaste intatte, villa Borghese e villa Pamphili conservano il loro antico primato. La vegetazione è meravigliosa quando giunge la primavera. Enormi querce verdi, dalle membra ritorte, dal fogliame oscuro e lucente come bronzo, riempiono d'ombra i viali. Dei bossi, più neri ancora, fanno qua e là degli angoli di mistero, dei rifugi di silenzio religioso. Pini giganti portano con una fierezza suprema le loro ampie corone violacee, che ondeggiano continuamente. Cipressi sottili, rigidi, alteri, si profilano nell'azzurro come steli ieratici. Platani maestosi, salici elegiaci, pallidi eucaliptus abitano le valli, vicino alle fontane mormoranti e ai laghi dormenti. Sull'erba novella gli anemoni e i ciclamini fioriscono a migliaia. Di tratto m tratto la bianchezza di un marmo appare tra il verde. Ora è un'erma solitaria o una colonna spezzata. Ora è una balaustra che l'edera abbraccia, o un sarcofago dal quale sorge un roseto. Ma ciò che non si può descrivere è l'atmosfera che avviluppa tutte queste cose e ne fa l'armonia, un'atmosfera' diafana, sottile, vibrante, mai dura o secca, sempre fluida invece e sempre vellutata.

Queste belle ville sembrano essere create per servire di quadro alla revêrie voluttuosa e alla gioia estetica. Una strana pigrizia invade lo spirito sin dai primi passi. La più piccola associazione d'idee impone un incredibile sforzo. Non si ode più parlare in se stessi che il cuore e i sensi. Ogni pensiero finisce in imagine o si trasforma in emozione.

Da Rome, ed. Plon, 1902.