Tesori di Roma: foto di Roma gratis

IL PALATINO

DOMENICO GNOLI

Casa delle Vestali

Senti, Lucia! vuoi che andiamo

sul Palatino? E nel cielo una mollezza

di sogno, è nell'aria che carezza

le chiome frondose un richiamo

di secoli morti, uno strano

brivido di silenzio, una nostalgia

di lontananze: perché sai. Lucia,

noi veniamo d'assai lontano.

L'imperial collina era l'asse: immota

stava ne' suoi palagi come il destino.

Intorno a quell'asse il mondo era la ruota.

La luce dal sole, la legge dal Palatino.

Lo vedi il Palatino? Scheletro immane,

dalle occhiaie aperte sulle roggie mura

come trasognato guarda nell'oscura

profondità delle cose lontane.

Insieme commisti, i crollati edifici

e la boscaglia onde l'altura è vestita

paiono uscire dalle stesse radici,

germogliare dalla stessa vita.

Sali quassù dove Remolo, nel centro

del pomerio, scavò il mundus, la fossa

misteriosa onde il suo popolo dentro

la terra madre attingesse la possa.

Ampia dalla specola del Palatino

s'apre intorno la vista, e si distende

via per lontananze senza confino,

per oceani sterminati di vicende.

Vedi nell'ampia distesa fluttuanti

le maree dei popoli, e l'onde

l'onde incalzando, battere alle sponde

dei secoli, un eterno urlo mugghianti.

Dal cuore del mondo, lungo le vie consolari,

dietro l'aquile di Giove tonante,

fervido come il flutto dei legionari,

come il sangue nelle vene di un gigante;

e seguìa la sapienza reggitrice

de' popoli sulle terre e sull'acque,

E quando la grande aquila sulla pendice

del Palatino trafitta giacque,

pur là guardava con un senso arcano

di timore e d'amore la terra doma,

piegando il ginocchio se col globo in mano

passava il fantasma imperiale di Roma.

Or versa a fasci sul colle trionfale

una luce di sogno il moriente sole,

e avvolge di polvere d'oro con mano uguale

i muri, i cipressi, le colonne e le ajuole.

Dice il sole: - O imperial collina,

coll'oro dei tramonti i tuoi silenzi io coloro:

ma quando io sarò spento, chi verserà l'oro

dei tramonti sul bujo della mia ruina?

Da I canti del Palatino - Nuove solitudini, Milano, F.lli Treves, 1924