Tesori di Roma: foto di Roma gratis

Nell'Annuale della Fondazione di Roma

GIOSUÈ CARDUCCI

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I

Tè redimito di fior purpurei

aprii tè vide su 'l colle emergere

da 'l solco di Remolo torva

riguardante su i selvaggi piani:

te dopo tanta forza di secoli

aprile irraggia, sublime, massima,

e il sole e l'Italia saluta te

e, Flora di nostra gente, o Roma.

II

Se al Campidoglio non più la vergine

tacita sale dietro il pontefice,

né più per Via Sacra il trionfo

piega i quattro candidi cavalli,

questa del Foro tuo solitudine

ogni rumore vince, ogni gloria;

e tutto che al mondo è civile,

grande, augusto, egli è romano ancora.

III

Salve, dea Roma! Chi disconosceti

cerchiato ha il senno di fredda tenebra,

e a lui nel reo cuore germoglia

torpida la selva di barbarie.

Salve, dea Roma! Chinato ai ruderi

del Foro, io seguo con dolci lacrime

e adoro i tuoi sparsi vestigi,

patria, diva, santa genitrice.

IV

Son cittadino per tè d'Italia,

per tè poeta, madre de i popoli,

che desti il tuo spirito al mondo,

che l'Italia improntasti di tua gloria.

Ecco, a tè questa, che tu di libere

genti facesti nome uno, Italia,

ritorna e s'abbraccia al tuo petto,

affisi ne' tuoi d'aquila occhi.

V

E tu dal colle fatal pe 'l tacito

Foro le braccia porgi marmoree,

a la figlia liberatrice

additando le colonne e gli archi:

gli archi che nuovi trionfi aspettano

non più di regi, non più di cesari,

e non di catene attorcenti

braccia umane su gli eburnei carri;

VI

ma il tuo trionfo, popol d'Italia,

su l'età nera, su l'età barbara,

sui mostri onde tu con serena

giustizia farai franche le genti.

O Italia, o Roma! quel giorno, placido

tornerà il cielo su '1 Foro, e cantici

di gloria, di gloria, di gloria

correran per l'infinito azzurro.

Dalle Odi Barbare, Bologna, ed. Zanichelli.