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FORO ROMANO

Sacellum Cloacinae - Saccello di Venere Cloacina

L'impronta del Saccello di Venere Cloacina di fronte alla Basilica Emilia
L'impronta del Saccello di Venere Cloacina di fronte alla Basilica Emilia

La parte conservata consiste in un basamento rotondo con zoccolo di marmo e vestigia di una piccola scala sul lato occidentale. Il terreno nasconde una sostruzione tufacea che discende fino a tre metri sotto il livello del suolo dell'età imperiale. Il piccolo monumento è posto sopra il canal mentovato più sopra, che attraversa la Basilica Emilia, ed è vicino al punto ove la Cloaca Massima entra nel Foro. Sulle monete di Mussidio Lungo (43 av. Cr.) è effigiato un piccolo monumento rotondo, dedicato, come attesta l'iscrizione, a (Venere) Cloacina. Secondo la parabasi del 'Gorgoglione' di Plauto il Cloacinae sacrum era situato fra il Comizio e la Basilica Emilia; per stabilirne la esatta situazione è importante anche il racconto che intorno alla morte della giovane Virginia (449 av. Cr.) troviamo in Tito Livio.

Il decemviro Appio Claudio, desideroso di impossessarsi della bella Virginia, figlia di un centurione, aveva indotto un suo cliente a giurare che la fanciulla era sua schiava. Virginia col padre, accorso dal campo di guerra, comparì sul Foro dinanzi al tribunale di Claudio; ma il decemviro, sordo ai ragionamenti e alle preghiere, ordinò al littore di fare in modo che il padrone potesse prendersi la fanciulla. Allora Virginio, perduta ogni speranza, pregò Appio che gli concedesse di dire addio alla figlia, e avutane licenza, la trasse insieme con la nutrice verso il sacello di Cloacina, presso le taberne chiamate poi Nuove, equivi, strappato il coltello di mano ad un macellaio, ne "ruppe il petto" alla fanciulla, esclamando: "Così io — non lo posso in altro modo — ti rendo la libertà, figlia mia! ma te, o Appio, e il tuo capo consacro con questo sangue!" Allora il popolo, acceso di sdegno, prese le armi e cacciò via Claudio e i suoi consorti.

I rilievi delle monete ci lasciano immaginare sul basamento rotondo due statue muliebri, una delle quali tiene in mano un fiore, e accanto a ciascheduna un pilastro basso con sopra un uccelletto. Il fiore e l'uccello, come è noto, erano simboli di Venere.

Tratto da: Il Foro Romano - Storia e Monumenti da Christian Hülsen - pubblicato da Ermanno Loescher & Co Editori di S. M. la Regina d'Italia 1905

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