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Il Barocco a Roma

Il Seicento

Già sul finire del Cinquecento si comincia a sentire che il formalismo manieristico, con la sua dialettica di regola e capriccio o di astratta ragione e di arbitrio fantastico, non fa presa sulla realtà e non risolve il problema, che ora emerge come essenziale, della cultura o dell'esperienza globale ed attiva della natura e della storia. Il periodo che si chiama Barocco può definirsi una rivoluzione culturale in nome dell'ideologia cattolica.
La lotta religiosa non è chiusa; al di là del campo dottrinale, la disputa si estende al problema della condotta umana, della politica : il rapporto tra l'individuo e lo Stato ripete o riflette il rapporto tra uomo e Dio. Per i protestanti il solo legame tra Dio e l'uomo è la grazia, e non si può far nulla per ottenerla: tutto lo sforzo umano, tutta l'esperienza accumulata e maturata nel tempo, la cultura infine, sono privi di scopo. Gli uomini lavorano perché questa è la pena della colpa originale; ma le opere non hanno valore al di là della vita terrena, non salvano. È il principio di quello che sarà poi il lavoro puramente tecnico, senza esiti di trascendenza, dell'industria. I cattolici affermano invece che Dio ha predisposto i mezzi della salvezza: la natura che ha creato, la storia che ha voluto, la Chiesa che spiega il significato della natura e della storia, dirigendo così al fine della salvezza l'agire umano. Se la storia è il percorso finora compiuto dall'umanità verso la salvezza, bisogna proseguirlo: fermarsi, tornare indietro è peccato. Ecco la differenza rispetto all'ideale culturale del Rinascimento, il ritorno all'antico. Quello che si chiamerà il "classicismo barocco" non sarà imitazione, ma sviluppo, estensione, re-in-venzione della cultura classica.
La questione religiosa ha un aspetto sociale: infatti la disputa è tra la fede individuale dei protestanti e la fede collettiva o di massa propugnata dalla Chiesa. La cultura è una via di salvezza, ma tutta l'umanità deve salvarsi, non soltanto i dotti. Bisogna dunque che la cultura penetri in tutti gli strati della società; bisogna che ogni attività umana, anche la più umile, abbia un'origine culturale e un fine religioso. La tecnica dell'artista, come quella dell'artigiano e dell'operaio, non è fine a se stessa: qualsiasi cosa si faccia, si fa ad maiorem Dei gloriam, cioè l'opera degli uomini accresce la gloria, il prestigio di Dio sulla terra. Per questo il Barocco diventa presto uno stile e passa dalla sfera dell'arte a quella del costume, della vita sociale; e da figura, carattere, valore di bellezza naturale e storica insieme alle città cioè all'ambiente della vita sociale e politica.
Le poetiche barocche riprendono, rivalutano e sviluppano la concezione classica dell'arte come mimesi o imitazione;
l'arte è rappresentazione, ma lo scopo della rappresentazione non è di meglio conoscere l'oggetto che si rappresenta, bensì di impressionare, commuovere, persuadere. A che cosa? A nulla di preciso: ne la verità di fede ne la bontà di una concezione politica si possono dimostrare od imporre con un dipinto o un edificio. L'arte è il prodotto dell'immaginazione e il suo fine precipuo è di insegnare a esercitare l'immaginazione. È importante perché senza immaginazione non v'è salvezza. Proporsi la salvezza significa ammettere che salvezza è possibile, immaginarsi salvi: significa cioè immaginarsi al di là della contingenza della realtà quotidiana. L'immaginazione è superamento del limite: senza l'immaginazione tutto è piccolo, chiuso, fermo, incolore ; con l'immaginazione tutto è vasto, aperto, mobile, colorito. Non è tale in sé, bensì nel soggetto che si accosta alla realtà, e ne compie l'esperienza, con la capacità di vedere al di là della cosa in sé, di metterla in relazione con altre cose e col tutto, di situarla in uno spazio e in un tempo più vasti. L’arte barocca non aggiunge nulla alla conoscenza oggettiva o positiva della natura e della storia: per indagare la natura c'è ormai una scienza, per ricostruire e spiegare le vicende del passato c'è una storiografia. L'artista si interessa della natura e della storia solo in quanto il pensiero della natura e della storia gli permette di oltrepassare i limiti del reale, di estendere l'esperienza al possibile.
L'immaginazione, che viene ora riconosciuta come la facoltà che produce l'arte, è molto diversa dalla fantasia o dal capriccio. L'immaginazione ha un fine: persuadere che qualcosa di non-reale può diventare realtà. Il concetto che l'arte rappresenti il verosimile o il possibile è espresso da Aristotele nella Poetica: e questo è infatti il testo su cui si fonda la concezione artistica del Seicento. Ma non soltanto il possibile può farsi reale; è l'agire umano che traduce il possibile in reale. L'arte, come agire sollecitato e diretto dall'immaginazione, è appunto il processo ideale della traduzione del possibile in reale: è quindi un modello di comportamento, e il suo fine è di persuadere ad agire secondo il proprio modello, che è poi il modello dell'agire secondo la vera natura umana.
Essendo una tecnica della persuasione, l'arte trova un sostegno concettuale non solo nella Poetica, ma anche nella Rettorica di Aristotele, e nel De oratore di Cicerone, che ne dipende. Vi sono vari modi di persuadere: presentando la prova, dimostrando con argomenti, trascinando con l'enfasi del discorso. Perciò nell'arte del Seicento un'acuta evidenza realistica si accompagna quasi sempre alla figurazione immaginaria: si rappresentano i cieli aperti alla visione del santo, ma si precisa con estrema acutezza la qualità del tessuto della sua veste, la luce che batte sugli oggetti che ha accanto. E la fattura artistica è sempre rapida, sicura, piena di estro e di calore, magari simulati : accompagnata sempre da un ampio, eloquente gestire.
Per la vastità dei suoi assunti ideologici e la molteplicità delle sue funzioni, nonché per la composizione della società a cui si rivolge, l'arte del Seicento presenta una larghissima gamma di fenomeni fortemente differenziati. Poiché non si tratta più di realizzare forme che abbiano un valore assoluto ed eterno, ma di agire sull'animo della gente, si ammette che vi siano vari modi di esprimersi e di persuadere: si delineano perciò diverse tendente che, non corrispondendo più a diversi schemi di interpretazione della realtà ma soltanto a diversi atteggiamenti e modi di essere e comunicare, possono facilmente combinarsi o intrecciarsi. La necessità di delimitare un campo così vasto, nonché di rispondere alle richieste di una società sempre più stratificata, determina la distinzione di diversi generi artistici, a cui corrispondono altrettante categorie di specialisti.
L'origine della pittura, di genere risale alla necessità di documentare con il vivace realismo dei particolari la verosimiglianza delle visioni dell'immaginazione: perciò, all'inizio, la pittura di genere si contrappone alla pittura di storia e tuttavia la integra, ponendo in seno all'arte stessa il rapporto di particolare e universale, di reale e ideale. Si isolano poi i diversi generi: il ritratto, la natura morta, il paesaggio, la scena di vita quotidiana o di costume; e ciascun genere si suddivide in sottospecie, a cui corrispondono diverse categorie di specialisti, sicché si avranno pittori di prospettive e di rovine, di fiori, di pesci, di strumenti musicali, di battaglie o di scene di costume. Il fenomeno dei generi, come fenomeno di specializzazione in senso tematico e tecnico, non è tuttavia soltanto della pittura: non è dissimile, in architettura, la distinzione tra i diversi tipi di edifici religiosi pubblici e privati in rapporto alle diverse funzioni e alle richieste di una clientela sempre più differenziata per cultura, gusti, possibilità economiche. L'attività degli specialisti non da luogo a classi incomunicanti; non di rado diversi specialisti intervengono nella medesima opera, come quando il paesaggista dipinge lo sfondo di un quadro di storia o il figurista le macchiette in un quadro di paesaggio, etc. L'arte è concepita come una grande impresa sociale, a cui ciascuno collabora secondo le proprie specifiche competenze.
Altro fenomeno caratteristico del Barocco è lo scambio rapido e frequente delle esperienze attraverso i viaggi degli artisti e la circolazione delle opere, nonché attraverso la diffusione delle riproduzioni delle opere col mezzo dell'incisione. A Roma, primo centro dell'arte barocca, lavorano stabilmente o per lunghi periodi artisti francesi, fiamminghi, tedeschi, spagnoli; vi soggiornò brevemente, ma con importanti conseguenze, RUBENS, il maggior artista fiammingo del Seicento; VELAZQUEZ, il più grande pittore spagnolo; vi lavorarono a lungo due maestri francesi, NICOLAS POUSSIN e CLAUDE LORRAIN. Grazie a loro, soprattutto, il Barocco è un fenomeno non soltanto italiano, ma europeo.

da Storia dell'Arte Italiana vol 3 di G.C.Argan - Sansoni Editore 1972