Tesori di Roma: foto di Roma gratis

I Pittori Bolognesi a Roma

e il primo classicismo barocco.

Ho già detto che la scuola dei Carracci presenta un quadro molto differente da quello dei caravaggisti. Una schiera di giovani artisti bolognesi, vedendo il successo di Annibale, decisero di seguirlo a Roma, e gli eventi dimostrarono che la loro valutazione della situazione non era inesatta. Essi inoltre avevano molte cose per raccomandarsi. Anzitutto erano artisti eccellenti. Avevano avuto una istruzione completa nell’accademia dei Carracci e avevano acquisito una solida preparazione classica prima ancora di arrivare a Roma. Erano sostenuti dalla indiscussa autorità di Annibale e potevano contare su una cerchia di ricchi e potenti mecenati. Inoltre erano tutti padroni della tecnica dell’affresco ed erano quindi in grado sia di aiutare Annibale nel suo lavoro, sia di eseguire ordinazioni di affreschi monumentali per conto proprio. Oltre a ciò, durante il breve pontificato di Gregorio XV (1621-23) che era nato anch’egli a Bologna, essi tenevano indiscutibilmente in mano la situazione. Guido Reni (1575-1642) e Francesco Albani (1578- 166o) comparvero a Roma appena passato l’aprile 16oo, Lanfranco (1582-1647) e Domenichino (1581-1641) giunsero poco dopo e il Guercino, assai piú giovane (1591-1666) arrivò nel 1621. Annibale si valse del Domenichino per lavori nella Galleria Farnese20 e fu soprattutto l’Albani, assistito dal parmense Lanfranco e Sisto Badalocchio, anch’egli di Parma, che eseguì, sui disegni di Annibale, la maggior parte degli affreschi nella cappella di San Diego in San Giacomo degli Spagnoli fra il 1602 e il 160721. Nello stesso tempo Innocenzo Tacconi22, un altro bolognese di second’ordine, eseguí gli affreschi sulla volta della Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, per la quale Annibale aveva dipinto l’Assunzione della Vergine. Negli anni seguenti questi artisti bolognesi instaurarono saldamente a Roma uno stile che nel complesso dimostra un rafforzarsi delle tendenze razionaliste e classiche inerenti al soffitto della Farnese. A eccezione del Domenichino e Lanfranco, però, il tempo trascorso a Roma da questi artisti non fu privo di interruzioni e neppure molto protratto. Domenichino rimase per quasi trent’anni, ma ritornò a Bologna tra il 1617 e il 1621, e Lanfranco, che rimase assente una volta da Roma fra il 1610-12, partí per Napoli solo nel 1633-34. D’altra parte Reni, dopo visite a Roma fra il 16oo e il 1604 e ancora dal 1607 al 1611 e dal 1612 al 161423, fece di Bologna la sua residenza permanente, rimanendovi, tranne per relativamente poche interruzioni, fino alla sua morte nel 1642. Albani non lasciò Roma fino alla metà del 161724, per ritornarvi solamente per brevi periodi; e gli anni del Guercino nella Città Santa furono limitati al regno di Gregorio XV dal 1621 al 1623. Dal 16o6 circa in avanti, questi maestri misero mano a una serie di grandi e importanti cicli di affreschi. La loro attività in questo campo è una testimonianza importante della rapida ascesa del loro favore. Una idea della situazione si avrà meglio elencando in ordine cronologico i maggiori cicli eseguiti dall’intero gruppo durante questi dodici anni, dal 16o6 al 1618.

16o6-607. Palazzo Mattei di Giove, Roma. Tre stanze nel settore sud-occidentale del piano nobile con soffitto affrescato dall’Albani: Isacco benedice Giacobbe, Giacobbe e Rachele e il Sogno di Giacobbe25.

16o8. Sala delle nozze Aldobrandini, Vaticano. Le storie di Sansone di Reni (ridipinto)26. Sala delle Dame, Vaticano. La Trasfigurazione, Ascensione di Cristo, Pentecoste sulla volta della stanza, opera del Reni. Oratorio di Sant’Andrea, San Gregorio Magno, Roma. I grandi affreschi di Sant’Andrea che adora la croce del Reni e la Flagellazione di sant’Andrea del Domenichino, commissionati dal cardinale Scipione Borghese.

16o8-609. Cappella di Santa Silvia, San Gregorio Magno, Roma. L’abside decorata dal Reni con Dio Padre e angeli.

16o8-10. Abbazia di Grottaferrata. Cappella decorata dal Domenichino con scene dalle Leggende di san Nilo e san Bartolomeo. La commissione fu data dal cardinale Odoardo Farnese su raccomandazione di Annibale.

16o9. Palazzo Giustiniani (adesso Odescalchi), Bassano di Sutri Romano. Il soffitto di una piccola stanza dipinto dal Domenichino con storie del mito di Diana, nello stile della Galleria Farnese. Gli affreschi del grande salone, dall’Albani. Sul soffitto del salone Albani rappresentò la Caduta di Fetonte e il Concilio degli dei, quest’ultimo collocato in gruppi compatti intorno ai bordi della volta, il tutto un tentativo fallito di unificazione illusionistica. Lungo le pareti ci sono otto scene che illustrano le conseguenze della caduta. Il mecenate fu il marchese Vincenzo Giustiniani27.

1609-11. Cappella dell’Annunciata, Palazzo del Quirinale. Il tutto decorato dal Reni in collaborazione con i suoi assistenti bolognesi.

161o, 1612. Cappella Paolina, Santa Maria Maggiore. Il Reni è l’autore principalmente delle singole figure di santi.

1612-14. Coro di Santa Maria della Pace. Albani completa il programma sul culto della Madonna iniziato nel xvi secolo.

1613-14. Casino dell’Aurora, Palazzo Rospigliosi, Roma. Il soffitto dell’«Aurora» dipinto dal Reni per il cardinale Scipione Borghese. San Luigi de’ Francesi, Roma. Scene dalla vita di santa Cecilia del Domenichino28.

c. 1615. Palazzo Mattei di Giove, Roma. Lanfranco (Giuseppe che interpreta sogni e Giuseppe e la moglie di Putifarre )29. Questi affreschi sono ispirati dalle Logge di Raffaello.

c. 1615 e oltre. Palazzo Costaguti, Roma. Domenichino: Il carro di Apollo al centro del soffitto del salone grande posto in una quadratura del Tassi30. Lanfranco: il soffitto con Polifemo e Galatea (distrutto, replica nella Galleria Doria); soffitto con La giustizia e la pace, probabilmente 162431 (quadratura del Tassi?); il terzo soffitto con Nesso e Dejanira, in precedenza attribuito a Lanfranco, è ora attribuito a Sisto Badalocchio32. Il soffitto con Armida e Rinaldo, anche questo in una quadratura del Tassi, fu dipinto fra il 1621 e il 1623. Gli affreschi di Mola e Romanelli appartengono a una fase piú tarda.

1616. Sant’Agostino, Roma. Decorazione del Lanfranco della cappella di Sant’Agostino33.

c. 1616. Palazzo Verospi (ora Credito Italiano), Apollo e le stagioni. Lo stile carraccesco dell’artista è diventato piú decisamente raffaellesco, e il legame con il ciclo di Cupido e Psiche alla Farnesina è evidente34.

1616-17. Sala de’ Corazzieri, Palazzo del Quirinale. Per la collaborazione al fregio di questo ampio salone.

1616-18. Stanza di Apollo, Villa Belvedere (Aldobrandini), Frascati. Otto affreschi con scene della vita di Apollo, dipinti da Domenichino e allievi, su richiesta di monsignor Agucchi per il cardinale Pietro Aldobrandini (ora alla National Gallery) 35.