Piazza dei Santi Apostoli, 51, 00187 Roma, Italia
Orario
Tutti i giorni ore 7.00 - 12.00 / 16.00 - 19.00
Cappella del cardinal Bessarione: venerdì e sabato ore 8.30-11.30
Orario Messe: Feriali: 7.30 - 8.00 - 9.00 - 18.30 Festivi: 9.00 - 10.30 - 12.00 - 18.30 Prefestivi:18.30
È forse l'unico edificio che rimonti
all'epoca dell'occupazione bizantina di Narsete, il quale - secondo
il Gregorovius - ne incoraggiò la costruzione per esaltare
il trionfo della fede sull'eresia ariana del Goti. Fu cominciata
nel 560 dal papa Pelagio I e terminata dal suo successore Giovanni
III, come si rilevava da un distico che era nell'abside e che il
Volaterraneo vide e copiò nel 1454 (Pelagius cœpit,
complevit papa Johannes - Unum opus amborum, par micat et meritum).
In essa si conservarono reliquie degli apostoli S. Filippo e S.
Giacomo a cui fu primitivamente dedicata. Nell'880 Stefano VI, la
cui casa paterna era vicina a quella chiesa, la fece restaurare.
Nel 1130 l'antipapa Anacleto spedì una bolla in suo favore
sottomettendole due chiese vicine. Nel 1348 fu distrutta da un terremoto
e solo nel 1430, Martino V (Colonna) la fece restaurare. Il Cancellieri
parla di una curiosa cerimonia durante la quale si legava un maialetto
sospeso in aria, e sul popolo che faceva a gara per prenderlo si
versavano catinelle d'acqua in testa. Verso la fine del secolo xv,
il cardinale Giuliano della Rovere - che fu poi Giulio II - fece
costruire il portico a sue spese. Nel 1702 Clemente XI (Aldobrandini)
riedificò dai fondamenti la basilica, sollevandone il pavimento
e decorandola a nuovo tanto che dell'antica non rimasero che sei
colonne. Anche le pitture murali, che erano di Melozzo da Forlì,
furono distrutte, meno qualche frammento che si conserva ancora
nel palazzo del Quirinale e nella Sacrestia di S. Pietro in Vaticano.
I lavori di questa riedificazione furono diretti da Carlo Fontana
che ne disegnò l'architettura. La nuova chiesa fu consacrata
da Benedetto XIV (Lambertini) l'anno 1724. Nel 1827 don Giovanni
Torlonia fece eseguire a sue spese la facciata che è sopra
Portico. - Fu restaurato da Pio IX nel 1873 e diresse i lavori l'architetto
Carimini. A destra: un'aquila che stringe negli artigli una corona
d'alloro, bassorilievo romano trovato negli scavi del vicino foro
Trajano. Un leone di marmo, firmato Bassallectus, che doveva far
parte di una decorazione eseguita dal famoso marmorario romano.
Per terra: pietra tombale, molto guasta del secolo xv; altra pietra
tombale di un francescano da Bagnocavallo (il nome è consumato)
del 1506. Due plutei bizantini del secolo viii, simili a quelli
che si conservano nell'atrio di S. Maria in Trastevere. Nella parete
di sinistra: tomba dell'incisore Volpato, scolpita nel 1807 da Antonio
Canova. Nella parete centrale: tondi in bassorilievo del Roversi
rappresentanti S. Giuseppe da Copertino, San Bonaventura, San Francesco,
Santa Chiara, il Beato Duns Scott e San Ludovico. Busto di Giovanni
Colonna, protonotario, che fu decapitato nel 1484, opera di Luigi
Capponi da Milano.
Interno. - È diviso in tre navate, sorrette da pilastri corinzi.
Nella volta il Trionfo dell'Ordine di S. Francesco del Baciccio.
A destra: 1. Cappella: La Madonna, S. Bonaventura e il Beato Andrea
Conti del Lapiccola. - 2. (Restaurata nella prima metà del
secolo per ordine del banchiere Craveri su disegni dell'architetto
Gabet): l'Immacolata Concezione del Coghetti; ai lati: due angeli
marmorei; quello di destra è di Luigi Roversi e quello di
sinistra di Domenico Morani. Sepolcro di Vincenzo Valentini (1842).
Sepolcro contenente il cuore di Maria Clementina Sobieski, moglie
di Giacomo III d'Inghilterra (l735). - 3. (Della famiglia Odescalchi,
il cui stemma in musaico è sul pavimento). Sull'altare: S.
Antonio di Benedetto Luti. La volta fu dipinta dal Nasini. - 4.
(In fondo alla navata e dedicata al Crocefisso): statua di S. Eufemia
del Parodi. Statua di S. Claudio del Guidi. Quadro di S. Salome
e di S. Giacinto di Pietro Lucatelli. Affreschi nelle pareti di
Domenico Bruschi.
Abside. - A destra: monumento di Raffaele Riario, vescovo d'Ostia
(secolo xvi) - Monumento al conte Giraud d'Ansedun, fratello del
legato di Carlo VIII e di Luigi XII di Francia e marito della nipote
di Giulio II (Della Rovere) morto a Roma nel 1505. Le sculture di
questo monumento ricordano la maniera di Luigi Capponi. Sull'altar
maggiore: Il martirio dei Ss. Apostoli Filippo e Giacinto di Domenico
Muratori. È questo il quadro più grande che esista
a Roma. A sinistra: sepolcro del cardinale Pietro Riario, nipote
di Sisto IV, di Andrea Bregno e di Mino da Fiesole che scolpì
la Madonna (1474). Nella volta: La caduta degli Angeli ribelli di
Filippo Odazi. A sinistra: 1. Cappella: La deposizione di Francesco
Manno. Sepolcro di Giuseppe Vannutelli (1867) e di Clara Geronetti
Vannutelli (1867). - 2. San Giuseppe da Copertino di Giuseppe Cades.
Monumento funebre del Connestabile Filippo Colonna e di sua moglie
Caterina Luisa di Savoia-Carignano, eseguito nel 1823 dal fiorentino
Pozzi. - 4. S. Francesco di Giuseppe Chiari. Monumenti funebri del
cardinale Carlo Colonna (1752) e di Maria Lucrezia Rospigliosi Salviati
(1749) opera del Ludovisi. Monumento d'Innocenzo XIII (Conti) eseguito
dal Canova nel 1781. E uno dei suoi lavori giovanili; ai due lati
del pontefice: le statue della Clemenza e della Temperanza.
Sacrestia. - Fu restaurata a spese del principe Alessandro Torlonia
nel l883. Le pitture della volta e delle pareti sono di Domenico
Bruschi che vi figurò i ritratti dei pontefici restauratori
della chiesa; il battesimo di Costantino, Sisto V che consacra la
chiesa e le figure della Pace, della Giustizia, della Liberalità
e della Religione.
Nel passaggio che conduce al convento: Cenotafio in onore di Michelangelo
che morì sotto questa parrocchia il 17 febbraio 1564. Di
faccia memoria sepolcrale del cardinale Bessarione.
Diego Angeli