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Periodo Rinascimento
Si trova poi in capo della più breve salita, che conduce
a Monte Cavallo, la chiesa di s. Silvestro, che è de' chierici
regolari Teatini. Paolo IV del 1555 diede detta chiesa a' medesimi
Padri, i quali con l' ajuto di persone pie, ed in particolare di
Greg. XIII, accrebbero la loro abitazione, e rinnovarono la chiesa,
che prima era de' Domenicani.
Le pitture della prima cappella a mano destra, entrando in chiesa,
dedicata a s. Silvestro, che si vede nel quadro in atto di battezzar
Costantino, con tutte le altre a fresco d' ogni intorno, son fatiche
d' Avanzino Nucci.
Nella cappella contigua è un quadretto di Giacomo Palma Veneziano,
molto lodato ed il resto a fresco con diversi fatti di Maria Vergine,
come anche le figure grandi di fuori sono opera del detto Avanzino.
Il quadro della cappella, che segue, che serve d' adornamento ad
una immagine di Maria Vergine, è di Giacinto Gemignani, dove
effigiò s. Pio V col card. Alessandrino, ed alcuni Angioli;
il resto della cappella, dipinta a fresco, è opera del Nebbia
d' Orvieto.
Nel braccio della crociata della chiesa è il quadro dipinto
da Antonio Barbalunga da Messina, in cui ha imitato assai bene il
Domenichino suo maestro, particolarmente ne' puttini, ma l' ornamento
nel muro con armi, figure, ed altri capricci a chiaro scuro, è
di mano del P. Zoccolino Teatino. Da' lati dell' altar maggiore
erano appesi al muro due quadri, in uno era effigiato san Pietro
Apostolo, nell' altro s. Paolo, coloriti ambedue da Fr. Bartolomeo
da Savignano detto della Porta, Domenicano, al quale mancato il
tempo di perfezionarli affatto, lasciò il s. Pietro non in
tutto finito in mano di Raffaello, accicchè lo terminasse,
come fece. Ora questi due quadri sono nel palazzo pontificio di
Monte Cavallo nell' appartamento detto de' Principi, e sono comunemente
creduti di RaffaellO.
La volta avanti all' altar maggiore, dove nel mezzo è uno
sfondato con alcuni puttini sopra certe mensole, che scortano, è
lavoro di Gio. Alberti dal Borgo. Sono anche sue alcune figure,
e fuori dell' arco due Armi in scorto; le altre però, che
stanno nella volta, con quelli Angioli, che tengono l' Arme fuori
dell' arco, sono di Cherubino Alberti. La volta poi dalla parte
del coro fu condotta con ornamenti, e prospettive dal detto P. Matteo
Zoccolino da Cesena, e le figure da Giuseppe Agellio da Sorriento.
Nel fondo del coro è una Madonna col Bambino in un quadro
molto bella. La disputa di Gesù Cristo tra dottori è
pittura del P. Biagio Betti, che è da un de' lati, copiata
dall' originale di Lionardo da Vinci, ch' è nel Palazzo Panfili;
e dall' altro è a Madonna, e s. Gaetano di Lazzaro Baldi.
Nella cappella, che segue, della crociata, fabbricata da' signori
Bandini con l' architettura d' Onorio Lunghi, è un quadro
grande dipinto sopra le lavagne con l' Assunta di Maria Vergine
co' dodici Apostoli, ed Angeli molto belli, il tutto colorito d'
azurri oltramarini da Scipione Gaetano.
Li quattro tondi ne' peducci della cupola di questa cappella sono
del Domenichino, più volte intagliate in rame, e ultimamente
dal Frey; e delle statue da basso, due sono dell' Algardi, e di
sua mano terminate, cioè s. Maria Maddalena, e s. Giovanni,
e le altre son opere di diversi. Il busto del card. Bandini posto
sopra il suo deposito è scolpito dal Giuliano Finelli.
La Natività di nostro Signore dipinta a olio nella cappella,
che segue, è opera di Marcello Venusti; le pitture nella
sua volta, e dalle bande la strage degl' Innocenti, con l' Angiolo,
che in sogno apparisce a s. Giuseppe, ed in faccia l' Annunziata
a buon fresco condotta, sono pitture di Raffaellino da Reggio.
Mariotto Albertinelli Fiorentino lavorò a F. Mariano Fetti
l' altra cappella contigua; e nella tavola dipinse con delicata
maniera a olio s. Domenico con s. Caterina da Siena, e Cristo, essendo
in braccio a Maria Vergine, la sposa. Le due istorie di s. Maria
Maddalena furono colorite da Polidoro, e Maturino da Caravaggio,
con bellissimi paesi; e la volta con tre fatti di s. Stefano fu
dipinta dal cav. d' Arpino per il card. Sannesio, col Santo nella
facciata di fuori colorito a fresco.
L' ultima cappella si vede tutta colorita da Gio. Batista da Novara.
La pittura grande, con l' istoria de' serpenti sopra la porta, è
opera del P. Caselli Cremonese, fuori che gli Angioli di sotto,
che sono del P. Filippo Maria Galletti, ambidue chjerici regolari.
Le pitture tra le finestre sono di Stefano Pozzi. Gesù Cristo
dipinto tra Dottori nella librerìa, e quando pasce le turbe
istoriato nel refettorio, sono opere di Biagio Botti.
Filippo Titi
San Silvestro in Biberatica
Che sia questa la chiesa ancora esistente sul Quirinale in onore di s. Silvestro, e chiamata fin dal XII secolo in Biberatica ovvero in Arcioni o de Caballo, è evidente a chi consideri l' itinerario seguito dall' anonimo di Torino del secolo XIV il quale, lasciato s. Salvatore delle Milizie proseguendo il clivo del colle, pone immediatamente s. Silvestro in Arcione e poi s. Salvatore dei Cornuti come abbiamo già detto. Così pure il Signorili la pone tra s. Salvatore de' Cornuti e s. Lorenzo in Liberatica, chiese che su quella parte incirca del Quirinale si ergevano, dove anche oggi si vede quella di s. Silvestro. So bene che la contrada detta in Arcioni era o più in basso alle falde del colle Quirinale e più verso tramontana; ma non ci deve far meraviglia che dal volgo fosse estesa tale denominazione coll' andar del tempo anche verso quella parte che più propriamente si aveva a dire in Liberatica, poichè anche su quella piazzetta fino al 1400 esistevano due case degli Arcionini, dalle quali era detta Piazza degli Arcionini. Cencio Camerario, che fiorì in tempo anche più antico, ci nominò questa chiesa ponendola fra quelle che avevano sei denari di presbiterio: Sancto Silvestro in biberatica. Paolo IV la concesse ai Teatini; l' anno 1524 fu restaurata, o riedificata, correndo il primo anno del pontificato di Clemente VII, come si leggeva sulla fronte della chiesa:
S. SILVESTRO PONT. ROM. QVI CONSTANTINO CAESARI AD CHRISTI CVLTVM TRADVCTO MAIESTATEM ECCLESIASTICAM FVNDAVIT SACRVM HOC IN QVIRINALI SVB CLEMENTE VII PONT. OPT. MAX. SAPIENTISSIME ERECTVM MDXXIV.
Nell' annesso convento dimorò per alcun
tempo s. Andrea Avellino, nonchè il piissimo autore
del Combattimento spirituale, Lorenzo Scupoli. La occuparono per
qualche tempo anche i pp. domenicani.
Nei recenti lavori del livellamento del suolo stradale, il piano
della chiesa è rimasto di parecchi metri superiore a quello;
quindi vi si accede per un' alta gradinata interna, dopo essere
stata addossata alla chiesa suddetta una nuova facciata con finta
porta a livello della strada ttu. Nella casa annessa risiedono oggi
i signori della missione. Nell' antica chiesa ebbero sepoltura
molti membri della famiglia degli Arcioni; fra questi l' Adinolfi
ricorda Buccio di Oddone, Lunarda sua moglie, Ggentilesca e Migno
Arcioni. V' è anche quella di Prospero Farinaccio, l' avvocato
difensore di Beatrice Cenci. Negli ultimi anni dell' età
di mezzo la famiglia Sforza Cesarini ebbe il patronato della chiesa.
Da questa usciva comunemente la processione dei cardinali allorchè,
dopo i novendiali, si andavano a rinchiudere in conclave nel prossimo
palazzo del Quirinale, per la elezione del nuovo pontefice.
Armellini