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Chiesa di San Bartolomeo all'Isola

Chiesa di San Bartolomeo all'Isola
Chiesa di San Bartolomeo all'Isola

Questa chiesa era anticamente dedicata a S. Adalberto vescovo di Praga e se bene la data della sua costruzione sia incerta, pure non può rimontare a molto oltre il 997, epoca in cui l'imperatore Ottone III vi collocò le reliquie di quel santo insieme ad altre di altri martiri. Nel 1113 Pasquale II restaurò la chiesa e di questo restauro rimane memoria nell'iscrizione sull'architrave della porta d'ingresso. Nel 1180 fu restaurata una seconda volta. Nel 1284, Martino IV vi aggiunse un ricco altare con baldacchino di porfido, distrutto nei restauri posteriori. Nel 1557 la grande piena del Tevere rovinò completamente l'edificio per cui si perdettero i mosaici che adornavano la facciata. Nel 1624 il cardinale Giulio Santorio fece riedificare la basilica coi disegni di Martino Longhi e il cardinale Alvaro Cienfuegos la decorò del soffitto e dell'organo. Nei 1852 Pio IX (Mastai Ferretti) restaurò un'ultima volta la chiesa decorandola dell'altare attuale. soffitto è adorno di quadri del pittore cappuccino Bonaventura Loffredo. A destra: 1. Cappella S. Margherita da Cortona, anonimo del secolo xvii. - 2. Sull'altare: S. Carlo Borromeo di Antonio Caracci. Alle pareti: affreschi sulla vita di questo Santo, dello stesso. - 3. Sull'altare: S. Francesco e S. Bonaventura di Antonio Fiorentini: alle pareti: Storie della vita di S. Francesco, dello stesso. - 4. (In fondo all'abside). 2 leoni di marmo del secolo xiii. A i due lati dell'arcata: sei affreschi relativi alla vita della Madonna di G. M. Mercati. Altar maggiore: nel mezzo della Scalinata margella di pozzo con figure a bassorilievo. Questa margella è opera di Nicola d'Angelo Vassalletto, autore del cero pasquale nella basilica ostiense di S. Paolo (secolo xii). Intorno alla bocca del pozzo si legge questa inscrizione: os putei Sci (sancti) circumdant orbe rotanti. Gli affreschi dell'abside sono del siciliano Francesco Mauno. Le pitture della volta sono di Bonaventura Loffredo, cappuccino. Sepolcro del cardinale Lorenzo Cozza, francescano (1729). In fondo all'abside: cappella del Crocefisso, dipinta da Antonio Caracci, ma visibilmente restaurata in epoca posteriore. Questa cappella apparteneva alla congregazione dei Molinari e una curiosa lapide sulla parete a sinistra, murata quivi nel 1626, ci presenta uno dei mulini galleggianti che occupavano le sponde del Tevere fino alla prima metà del secolo scorso. In terra: formella cosmatesca, avanzo del pavimento primitivo. Le pitture murali della navata centrale sono di Francesco Manno.

Nell'orto del convento, a destra della facciata, dove ora è la sala d'autopsia, si conservano alcuni frammenti dell'antico tempio di Esculapio, che era appunto in quest'isola; fra questi, il vascello col serpente che ricorda la tradizione romana del fatto miracoloso avvenuto durante la pestilenza del 293 a. G. C., quando una galera romana era andata a cercare Esculapio o Epidanro. Un serpente, nascosto nella stiva, sarebbe uscito non appena il naviglio si era avvicinato all'isola Tiberina, e a nuoto vi avrebbe cercato rifugio. Ragione per cui l'isola venne dedicata al dio della medicina. Vi è anche l'inscrizione a Semon Sancus, misteriosa divinità sabina di cui non si è mai bene identificato la qualità.

Diego Angeli - Le Chiese di Roma - Guida Storica e Artistica delle Basiliche, Chiese e Oratori della Città di Roma