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Chiesa dei Santi Luca e Martina

Chiesa dei Santi Luca e Martina
Chiesa dei Santi Luca e Martina

Al Foro Romano. Fu edificata sul Secretarium Senatus fra il Foro Romano, quello di Cesare e quello di Augusto o perciò detto anticamente in tribus foribus. Adriano I (772-95) la restaurò e l'arricchì di doni, e altri doni, secondo il Libro pontificale di Anastasio Bibliotecario, le dette Leone III (795-800). Nel 1255 fu riedificata dalle fondamenta e consacrata da Alessandro IV, che la eresse a parrocchia. Questo titolo lo perdette nel 1588, quando Sisto V (Peretti) la cedette alla Corporazione dei pittori e scultori, posta sotto la protezione di S. Luca. Qualche anno più tardi Urbano VIII (Barberini, 1623-44) ordinò che quivi fosse trasportato il corpo di S. Martina e in questa circostanza suo nipote, il cardinale Francesco, che era il titolare, fece ricostruire la chiesa con architettura di Pietro da Cortona, il quale fu così lieto di questa sua opera, che morendo lasciò all'Accademia di S. Luca la somma di centomila scudi romani. Nel medio evo da questa chiesa si partiva la processione della Candelora, istituita dal papa Gelasio nel 494 in sostituzione delle feste lupercali, processione a cui partecipava lo stesso pontefice, che sulla soglia di questa chiesa distribuiva ceri al popolo e ai cardinali. Queste sue pompe, come già S. Adriano, le dovette alla vicinanza della Via Sacra, sulla quale i primi pontefici facevano le loro più solenni processioni per continuare la tradizione dei trionfi romani.Interno. - A croce greca, con tre altari. A destra: sepolcro di Carlo Balestra (1786) - Pilato che mostra Gesù al popolo, gruppo in gesso di Ignazio Giacometti, che lo eseguì in marmo insieme con l'altro di Giuda, che è in faccia, per la Scala Santa. - Cappella: Supplizio di S. Lazzaro di Lazzaro Baldi. L'architettura dell'altare è dello stesso Baldi. Statua in gesso della Religione di Antonio Canova. Questa statua voleva lo scultore eseguire in marmo per S. Pietro, ma Pio VII si oppose per ragioni di modestia, così che il gesso rimasse all'Accademia di S. Luca. - Altar maggiore: S. Luca pittore, copia di Antiveduto Gramatica, dall'originale di Raffaello, che era quivi prima di essere trasportato nella vicina galleria. Sotto l'altare: S. Martina, statua giacente, di Nicola Menghini. - A sinistra: sepolcro di Giovanna Garzoni, miniaturista (1670). Cappella. Sull'altare L'Assunta, di Sebastiano Conca. Sepolcri dell'architetto Luigi Canina (1856) e di Giovanni Cavalieri Nicolai (1857) - Gesù Cristo, statua in gesso del Thordwalsen - La pietà, gruppo in gesso di Antonio Canova, che lo scolpì in marmo per il suo tempio di Possagno.
Chiesa sotterranea. - Questa chiesa è preceduta da una cappelletta, dove sono due monumenti. A destra quello dello scultore Filippo Albacini, morto nel 1858, con una statua scolpita nel 1880 da A. Galli, ed a sinistra quello dell'architetto Giovanni Battista Soria, con un busto marmoreo (secolo xvii). In fondo alla scala: sepolcro di Pietro da Cortona (1669) con un busto della scuola del Bernini. Epigrafe apocrifa di un Gaudenzio, architetto del Colosseo. Bizzarra falsificazione del secolo xvii. - Cappella sotterranea: stucchi delle volte di Pietro da Cortona S. Sabina, S. Eufemia, S. Dorotea e Teodora, statue in peperino di Cosimo Fancelli. Sull'altare laterale: La deposizione, bassorilievo in terra cotta dell'Algardi. Cappella centrale: pittura a destra di Guglielmo Cortese e a sinistra di Lazzaro Baldi. Altare di bronzo eseguito da Giovanni Piscina su disegno di Pietro da Cortona, che dette anche il disegno dei due bassorilievi in alabastro del ciborio e che furono eseguiti dall'Algardi. Nell'altra cappellina laterale: S. Concordio e S. Epifanio dello stesso Algardi.

Chiesa dei Santi Luca e Martina

Quasi incontro alla suddetta, e poco distante dall' arco di Settimo Severo, è la chiesa di s. Martina, che fu conceduta l' anno 1588 da Sisto V alla Compagnia de' Pittori, i quali sotto Urbano VIII la dedicarono anche a s. Luca loro avvocato.
Questa chiesa è delle più antiche di Roma, che dopo essere stata molte volte risarcita, essendo nondimeno in cattvo termine, fu risoluto, mercè la magnificenza de' signori Barberini, di rinnovarla da' fondamenti, come seguì, con l' architettura di Pietro da Cortona; e benchè non molto grande, riescì una delle maestose, e vaghe chiese di Roma.
La prima cappella a mano destra, fatta da Lazzaro Baldi, ha nel quadro fgato il martirio di s. Lazzaro pittore, opera degna del detto Baldi.
Nell' altar maggiore è una tavola, dove è s. Luca, che dipinge la ss. Vergine, opera di Raffaello d' Urbino, il primo fra quanti mai hanno maneggiato penello.
La statua giacente di s. Martina fu scolpita da Niccolò Mengino.
Nell' altare, che è dall' altra parte, è dipinta l' Assunta di Maria Vergine con s. Sebastiano dal cav. Conca, che donò detto quadro, e fece a sue spese l' altare, e le quattro statuette di peperino nella chiesa sotterranea fatta con disegno, e col danaro di Pietro da Cortona, avanti d' entrare nella cappella della Santa, sono di Cosimo Fancelli.
L' altare, ch'è nel mezzo della detta cappella sotterranea, per l' invenzione maestoso, e ricco per la rarità de' marmi, e de' bronzi, in quanto a' metalli fu gettato da Giovanni Artusi da Piscina.
Nel suo ciborio sono due bassirilievi d' alabastro, lavorati da Cosimo Fancelli perfettamente, ed altri ornamenti, tutto fatto con modelli, disegno, e spesa di Pietro da Cortona.
Delle pitture, da' lati di questa cappella, quella a mano manca, entrando, è di Lazzaro Baldi; e l' altra di Guglielmo Cortese, allievo del Cortona; e le tre statue di creta cotta, nella cappelletta a mano manca della suddetta, sono dell' Algardi. Presso la porta della sagrestia è un quadretto di s. Lazzaro dipinto da Ciro Ferri in un piccolo altare.

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